Cultura e Spettacoli

Genet, santo subito

Jean Genet, quale autore scomodo : ambiguo, incoerente, ladruncolo, vagabondo, corrotto… eppure capace di squarci di prepotente bellezza. Così nella vita, così sulla pagina. Uno da amare visceralmente o da respingere senza possibilità d’appello. Andrea Cramarossa appartiene alla schiera, in verità non larghissima, degli ‘ultras’ dell’autore parigino. Di qui il suo bisogno di tessere un omaggio denso di gratitudine alla componente poetica presente nella scrittura di Genet. Frutto di un progetto di ricerca (La lingua degli insetti – Cofanetto 6 : Farfalle), ‘Il fiore del mio Genet’ è stato in cartellone al Duse la settimana scorsa. Un allestimento che non strizza affatto l’occhio alla platea, che consapevolmente divide. Al termine, spettatori, turbati, perplessi o entusiasti. Una cosa prevedibile. Non poteva essere diversamente per questa produzione Teatro delle Bambole. Con colore lontanamente pasoliniano ‘Il fiore del mio Genet’ celebra un rito dell’amore sofferto o dell’amore negato e che scorre lento e meticoloso, sospeso tra sacro e profano, fra paradiso e perdizione. Lo spettacolo infatti si apre con una funerea processione che rimanda al Genet di ‘Pompe funebri’ e dopo una lunga evoluzione si chiude con la greve simulazione di un sacrificio. Due figure costantemente limacciose sotto panni diversi (immancabili marinai, criminali, venditori di corpi…) sono al centro di una messinscena dal taglio forte, costellata di simboli, parole e gesti criptici ; degna di nota la raffinatezza delle scelte musicali. Una messinscena appassionata, e anche di non facile fruizione (ma d’altra parte è forse facile leggere Genet?). In modo complesso e personale Cramarossa ribadisce l’assioma di cui in apertura : Genet è così, prendere o lasciare, adorarlo o aborrirlo. Ognuno scelga da che parte stare. In scena, con generosità, erano Federico Gobbi e Domenico Piscopo ; costumi e sartoria, Silvia Cramarossa ; maschere, Luigia Bressan ; col sostegno di CEA Masseria Carrara, Collinarea Festival e Luccica, Festival dell’Arte). – Prossimo appuntamento al Duse, da stasera (ad eccezione del sabato e della domenica) ‘Tilt’, uno ‘spettacolo tragicomico’ di e con Caterina Firinu nel quale una donna, Eva, dopo un lungo e travagliato percorso interiore trova come risvegliare mente e corpo, rompere le catene che l’avvincono e incamminarsi alla ricerca della propria libertà. Sabato e domenica è in cartellone ‘L’avvocato non lo deve sapere’, con Gianni Ciardo, Marilù Quercia, Caterina Firinu, Vito Latorre e Tiziana Gerbino. Regia : Sciabbek. L’avvocato in questione si chiama Paolo Lanave, un tipo a modo suo e con un mucchio di problemi, a cominciare dalla suocera…

Italo Interesse

 


Pubblicato il 9 Novembre 2017

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