Cultura e Spettacoli

Gli Alleati e il bastone di Arlecchino

Il 9 settembre del 1943 la Prima Divisione Aviotrasportata inglese prendeva possesso di Taranto senza incontrare resistenza. Una cosa resa possibile dal fatto che le forze tedesche erano già in ritirata e che quelle italiane, ben informate sulle modalità dello sbarco, sapevano come comportarsi. In Puglia iniziò come meglio non si poteva l’operazione Splastick, nome in codice della gigantesca manovra a tenaglia con cui gli Alleati attaccarono l’Italia continentale. Lo sviluppo di questa operazione è sin troppo noto. Meno, o affatto noto, è il perché di quel nome. Slapstick indica due cose : un sottogenere del cinema comico che sfrutta particolarmente il linguaggio del corpo (e che trova i suoi migliori interpreti in Charlot, Stanlio ed Ollio, Buster Keaton e i fratelli Marx) e il cosiddetto randello di scena o ‘frusta’. Alla lettera, slap stick significa ‘bastone per colpire fragorosamente’. Si tratta di un oggetto di scena composto da due listarelle di legno unite tra loro a una estremità e utilizzate nella commedia dell’arte. Quando è usato per percuotere, produce un forte schiocco, anche se viene esercitata una piccola forza (di qui il suo secondo appellativo di ‘batacchio’). Gli attori possono così colpirsi ripetutamente con grande effetto senza farsi male. È stato tra i primi effetti speciali dello spettacolo. Per quale motivo gli Alleati vollero battezzare proprio Splastick quell’operazione? La scelta, che nasconde un che di derisorio, è legata ad alcuni luoghi comuni che agli occhi del resto del mondo individuavano il nostro paese. Se oggi Italia vuol dire all’estero pizza, spaghetti e mafia, in passato significava bel canto e commedia dell’arte. Quell’operazione avrebbe potuto chiamarsi col nome di qualche strumento musicale o di un qualche noto tenore. Ma, dato il rispetto che in Gran Bretagna ed USA si portava verso l’espressione musicale italiana, non parve il caso allo Stato Maggiore Alleato di battezzare quell’operazione Mandolino o Caruso. Meglio invece ripiegare sull’oggetto più rappresentativo del teatro ‘da canovaccio’, questo strumento che promette punizioni esemplari e che invece innesca risate, massima esemplificazione della finzione dell’arte scenica. Il suono schioccante del batacchio, accompagnato da capitomboli esagerati e lamenti così comici da non tornare credibili, alle orecchie dei nostri prossimi alleati doveva richiamare meglio di cento parole l’idea del Mussolini tronfio che prometteva prima di vincere, poi di spezzare le reni alla Grecia, infine di stendere gli Angloamericani “su quella linea che i marinai chiamano del bagnasciuga”. Un po’ di humour mordace e assolutamente britannico anche in prossimità di un bagno di sangue.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 9 Settembre 2017

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