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Niente campo accoglienza a L.go Pacha, ma dove andranno i migranti ex Stet?

Anche al Comune di Bari non c’è nulla di più definitivo di ciò che è temporaneo. Fuori di metafora: è trascorso poco meno di un anno da quando in aula comunale è saltata la variante per spianare la strada ai prefabbricati che dovevano accogliere i migranti a Largo Pacha, nei pressi del Villaggio Trieste, lasciando campo aperto al trasferimento all’ex casa di riposo di Palese/Santo Spirito. La decisione di traslocare temporaneamente gli extracomunitari che si erano rifugiati in un opificio abbandonato ai margini del rione Libertà pareva scontata l’estate 2016, specie dopo il volantinaggio dei consiglieri Melchiorre, Carrieri e Romito per decidere – come detto – l’area su cui l’amministrazione comunale intendeva allestire in via temporanea i quaranta moduli abitativi per dare accoglienza ad un centinaio di migranti. A disposizione del Comune, come si ricorderà, c’erano fondi ministeriali per un milione e 600 mila euro, investiti dopo la gara celebrata la primavera dell’anno scorso e assegnata all’impresa <Ifra Group> di Massafra che doveva fornire i moduli abitativi. Una scelta contestata da opposizione e residenti, che l’autunno scorso erano scesi armati fino ai denti a difesa dei residenti, pronti a protestare in aula. Ed anche se ora non si cerca più una soluzione alternativa per i migranti che, come aveva già precisato il consigliere Melchiorre, poteva essere una o più ‘location’ diverse da Largo Pacha “area già occupata dalla tendopoli della Croce Rossa e dal Villaggio Trieste” d’accordo con la Regione Puglia, resta in ‘stand by’ anche l’appalto aggiudicato dal Comune all’impresa tarantina. Il problema minore, forse, di fronte ai migranti che avevano occupato la struttura di Santa Chiara, vicino al porto, ospiti da allora a spese del Comune a <villa Ata>, a Palese, con un affidamento a favore dell’associazione no-profit ‘Help’ dell’avvocata barese Loredana Liso che viene rinnovata di volta in volta dall’ente comunale. E che sarà prorogata ancora visto che, almeno per adesso, l’ipotesi largo Pacha è stata scartata dall’amministrazione civica guidata da Antonio Decaro e dall’assessore al Welfare Francesca Bottalico. Dunque, operazione seconda accoglienza ferma da sempre a Bari, nel caso specifico dei migranti ospiti a Palese, con un appalto indetto dal Comune a giugno 2015 per la fornitura di ben 54 prefabbricati dove alloggiare, appunto, i rifugiati che si trovavano nei capannoni dell’ex Stet, tuttora sospeso. Nel senso che dopo l’aggiudicazione risalente all’estate 2015 del Comune di Bari, nessuno s’è fatto più sentire e quindi tutto fermo, dando invece semaforo verde alle associazioni che controllano dormitori, pasti e servizi, in Città. Dunque, quando verrà trovata una sistemazione idonea per i migranti dell’ex Set?, senza attendere altri rinvii e tentennamenti, per la loro sistemazione con una spesa di oltre 6mila euro al mese via Comune. Sono scaduti, infatti, i sei mesi concessi all’associazione ‘Help’ per ospitarli in via Pizzillo, a Palese, e le polemiche sono ancora infuocate, attorno al secondo campo di accoglienza a Bari, dopo quello militare ai margini dell’area aeroportuale, a Bari-Palese: «Ci vadano loro, sindaci, assessori, prefetti e consiglieri in quei ‘container’ dove farà freddo d’inverno e un caldo boia d’estate>>, hanno già fatto sapere i volontari che si battono al fianco dei ragazzi di colore prima sloggiati dall’ex convento di Santa Chiara e poi trasferiti in massa nel capannone ex Set ai margini del rione Libertà. Laddove, vale la pena ricordarlo, c’avevano piazzato una specie di tendopoli sotto le travi abitate da piccioni e colombi, mentre sui pavimenti si aggiravano topi e scarafaggi, prima di conoscere l’ospitalità di un’associazione privata con le stanzette dell’ex casa di riposo sul lungomare palesino.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 2 Settembre 2017

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