Primo Piano

Sepolta nel dimenticatoio la transazione del Consorzio Industriale

Sono ormai sei mesi che sull’interrogazione posta dai consiglieri comunali 5Stelle sulla transazione sottoscritta negli uffici del Consorzio Asi di Bari è calata la mannaia del silenzio. Un silenzio che risuona strano dalle stanze di Palazzo di Città e che vede coinvolti il consorzio partecipato dal Comune e una ditta privata barese che interessa un suolo a “prezzo politico” e infine un opificio da realizzarsi all’interno della Zona Industriale, nell’arco di tre anni. E che per ora non s’è visto, senza parlare dell’immancabile causa durata dodici anni con tanto di contenzioso che si sarebbe risolto dopo “appena” ventisei anni con un esborso esorbitante. È la storia, appunto, che vede coinvolti Consorzio dell’Area Industriale di Bari e contenuta in un esposto anonimo inviato a tutte le massime autorità sul territorio pugliese, nonché ai soci dello stesso consorzio l’inverno scorso. Un “esposto-denuncia” indirizzato, tra gli altri, al Sindaco di Bari e da questi trasmesso tramite la propria segreteria, al Direttore del Consorzio ASI di Bari e a un diretto collaboratore dello stesso Decaro. Insomma, una vicenda che, laddove confermata, potrebbe risolversi in un danno erariale e su cui ora i consiglieri comunali 5 Stelle di Bari, Sabino Mangano e Francesco Colella, accendono i riflettori con, appunto, una dettagliata interrogazione comunale. “Abbiamo chiesto al Sindaco Decaro se e come il Consorzio ASI abbia riscontrato il suo invio di questo esposto-denuncia nonché se, prescindendo dall’eventuale risposta dello stesso Consorzio, il Comune di Bari abbia avviato o intenda avviare una propria istruttoria per verificare la veridicità di quanto riportato nell’esposto a lui indirizzato – ripetono Mangano e Colella – e se, prescindendo dalla esistenza di comportamenti e fatti penalmente rilevanti su cui dovrebbe aver già avviato indagini la Procura di Bari, il Sindaco Decaro, in qualità di presidente di due Enti soci dello stesso Consorzio intenda o meno ‘sollecitare’ l’attenzione della Corte dei Conti di Bari, ove anch’essa non si fosse attivata”. E allora, cos’è accaduto da allarmare i consiglieri del movimento di Beppe Grillo? Nell’ “esposto-denuncia” si racconta di un contenzioso durato – come detto – una dozzina di anni “non per la complessità della materia o per la difficoltà di definire posizioni e comportamenti delle parti, ma unicamente per l’abilità di un avvocato che, fin dall’inizio, aveva compreso che l’unico modo per sostenere la posizione della sua assistita consistesse nel menarla per le lunghe. Proprio come aveva fatto in precedenza la stessa società che per ben dodici anni aveva preso in giro il Consorzio barese, assicurando più volte che ‘finalmente’ avrebbe realizzato un grande opificio nel suolo che lo stesso Consorzio le aveva ceduto” a “prezzo politico”. Una vicenda alquanto misteriosa, sulla quale sindaco e dirigenti comunali dovranno dare più di una spiegazione, trattandosi peraltro di cause e transazioni che impegnano cifre a quattro zeri, tanto da poter interessare futuri accertamenti contabili. Nell’esposto-denuncia – proseguono Magano e Colella – si chiarisce che la guerra a suon di carte bollate, durata ben ventisei anni, si sia conclusa con il Consorzio ASI che, “senza motivazioni, senza una qualunque documentazione che provi che vi sia stata una reale ‘trattativa’ tra le parti, addirittura in esubero rispetto all’ultima richiesta avanzata dalla controparte in corso di giudizio e non accolta dal giudice, ha deciso di corrispondere alla ditta 565 mila euro. Ben 415 mila euro in più di quanto stabilito nella prima sentenza del 7 gennaio 2014 e che sarebbe stata sicuramente riconfermata alla fine del secondo giudizio”. E dire che normalmente negli accordi transattivi tra le parti, in seguito a contenziosi in tribunale, le parti in causa rinunciano a parte dei propri diritti, proprio per evitare –come si dice – l’alea del giudizio. E invece, come chiariscono ancora Mangano e Colella, per giungere a quasi seicentomila euro lo stesso Consorzio, oltre alla restituzione della somma versata, la sua rivalutazione e gli interessi legali – senza alcun timore – ha riconosciuto all’impresa barese oneri di urbanizzazione, lavori eseguiti e le imposte dalla stessa versate in quanto proprietaria dal 1990 al 2016 (cosa accadrebbe se questo principio valesse in materia di espropri?). Ovviamente tutto con interessi legali fin dal 1990 e tutto rivalutato. Dulcis in fundo, il Consorzio si è pure accollato tutte le spese per l’attuazione dell’atto di transazione” e tutte le spese legali per diverse decine di migliaia di euro, lasciando senza fiato chi, ancora oggi, aspetta risposte e chiarimenti da parte del Comune, dopo quelli già esposti dai responsabili legali del Consorzio industriale barese. (fdm)


Pubblicato il 10 Agosto 2017

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio