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Sull’Acquedotto Pugliese il presidente Emiliano ha perso la parola

Resta sempre nella prima pagina dell’agenda politica regionale la ripubblicizzazione dell’ex ente autonomo Acquedotto Pugliese per la gestione dell’acqua, bene primario per la collettività. Dopo giorni, settimane e mesi di lavoro il tavolo tecnico paritetico tra Regione Puglia e Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune” ha, infatti, dimostrato che è possibile trasformare l’Acquedotto pugliese in una azienda speciale, a gestione pubblica e governata con la presenza dei cittadini. Si tratta della proposta di legge messa a punto dal prof. Alberto Lucarelli che da assessore si è già occupato della ripubblicizzazione dell’acquedotto di Napoli. A questo punto, l’unico ostacolo rimane la volontà politica della Giunta regionale a guida Partito democratico e del suo presidente Emiliano. Sì, proprio Emiliano che rinvia di mese in mese la decisione sul futuro dell’acqua bene comune. Lo stesso Emiliano che all’epoca del referendum contro la privatizzazione dell’acqua e del servizio idrico integrato, insieme a tanti altri, si opponeva alle politiche liberiste del centrodestra. Dunque, non sono solo i partiti di maggioranza nel parlamentino pugliese ad attendere –come dire – una scelta di coerenza e onestà intellettuale che sottragga l’Acquedotto pugliese alle regole di mercato e alle speculazioni finanziarie, garantendo il diritto all’accesso a tutti i pugliesi, in linea con la volontà popolare emersa chiaramente dal referendum del 2011 e che tutti i governi successivi hanno provato in ogni modo a disattendere. <<Noi di Rifondazione riteniamo che sia giunta l’ora per l’Acquedotto di essere ripubblicizzato, senza attendere oltre. Senza se e senza ma>>. Dunque, bisogna che la Regione Puglia riconvochi il tavolo tecnico per riallacciare le fila del discorso, sulla questione, visto che a giugno scorso l’autorità idrica pugliese doveva definire le modalità di affidamento del servizio idrico integrato. Il capo di gabinetto regionale Venneri ha parlato di convocazione del tavolo più volte, dopo le audizioni in IV Commissione consiliare sul futuro di Acquedotto Pugliese e sull’acqua pubblica. La trasformazione in un’azienda speciale, di diritto pubblico, per la gestione del servizio idrico integrato è a questo punto prioritaria, così come ha chiesto Prc ma soprattutto come deciso dal voto di milioni di italiani, al referendum di sei anni or sono. Più volte è stata chiesta più trasparenza in AqP, visto che i verbali dei Cda, il piano strategico di Bain & Company e di sviluppo del personale è stato chiesto da partiti di minoranza come il Movimento 5 Stelle, ottenendo “”risposte evasive””. Tuttavia Emiliano ha annunciato la volontà di voler proseguire solo nel campo delle assunzioni dirigenziali in Aqp, mentre su un bene prezioso come l’acqua, latita o è silente. In ballo interessi che fanno gola a molti, come sanno bene tutti, nonostante l’impegno preso l’anno scorso – precisamente il 1° agosto 2016 – dal Consiglio, all’unanimità, con una mozione che chiedeva, appunto, l’istituzione d’un tavolo tecnico paritetico composto dalle istituzioni e da attivisti del Forum dell’Acqua Pubblica per ipotizzare il futuro dell’Acquedotto Pugliese, rispettoso dell’esito del Referendum 2011. Per avviare un processo partecipato per dare seguito al risultato del referendum, con cui i cittadini pugliesi hanno espresso la volontà di abrogare le leggi per la privatizzazione dell’acqua e quindi ripubblicizzare il nostro Acquedotto Pugliese. Dunque, si tratta di dar voce al tavolo composto dalle istituzioni e da attivisti del Forum dell’Acqua Pubblica. Intanto, però, tutto tace su questo fronte della ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese, e quindi della tutela dell’acqua pubblica come diritto inalienabile. Anche perché – bisogna ancora ricordare – che proprio il comitato pugliese “Acqua Bene Comune” ha incontrato Michele Emiliano per un confronto sulla Legge nazionale sull‘Acqua e sullo “status” di AQP. Il governatore definì l’acqua “bene comune pubblico” ed ebbe a dire che “il servizio idrico deve essere privo di rilevanza economica, e gestito da un ente di diritto pubblico con la più ampia partecipazione della cittadinanza nella gestione e nel controllo”. Evidenziando perfino che “è fondamentale che la politica riacquisti la sovranità del governo dell’acqua, unico modo per garantire il diritto umano all’acqua potabile sancito dalla Risoluzione dell’ONU del 28 luglio 2010”. Insomma, appena dodici mesi or sono Emiliano non si lasciò sfuggire l’occasione per garantire l’istituzione di un tavolo tecnico istituzionale teso a considerare le modalità più efficaci per assicurare il rispetto dei principi referendari. Un’altra promessa a vuoto? Non sarà mica perché sotto c’è qualcos’altro, tipo la trasformazione di Aqp in una ‘multiutility’ con capitale privato e quotata in borsa (con relativo incarico di consulenza strategica per l’espansione delle attività di AQP per 130mila euro), mentre c’era chi aveva promesso di velocizzare i lavori e riaprire il dibattito nell’Aula di via Capruzzi, chiedendo un’audizione per ascoltare i comitati di difesa dell’acqua pubblica, l’assessore al ramo e il presidente Emiliano che dovevano già allora dare risposte chiare ai pugliesi. Invece sono trascorse ben tre stagioni e la ripubblicizzazione dell’acqua è passata di mente a tutti, per cui il bene più prezioso per l’uomo dovrà restare rigorosamente pubblica, slegata da logiche di profitto.

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 16 Settembre 2017

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