1 milione di euro per un altro campo di accoglienza, ma non si sa da quando
Operazione seconda accoglienza a Bari, tutto fermo da un anno: i tecnici della ditta tarantina (precisamente di Massafra) che s’è aggiudicata l’appalto indetto dal Comune di Bari a giugno 2015 per la fornitura di una cinquantina di prefabbricati dove alloggiare i rifugiati che ora si trovano nei capannoni dell’ex Stet, non sanno più che pesci prendere. Nel senso che dopo l’aggiudicazione di quindici mesi fa dal Comune d Bari nessuno s’è fatto più sentire e quindi tutto fermo dando invece semaforo verde alle associazioni che controllano dormitori, pasti e servizi, in Città. Il caldo è tornato a essere insopportabile a Bari e le quaranta “unità abitative” – più docce e servizi – messe a disposizione di rifugiati e richiedenti asilo da Prefettura e Comune di Bari, anche se non sono ancora arrivate, prima o poi si dovrà cominciare a lavorare per recinti e allacci, senza perdere altro tempo. Anche perché stanno per scadere i sei mesi concessi all’associazione ‘Help’ per ospitare a Villa Ata in via Pizzillo, a Palese. Ma le polemiche sono già infuocate, attorno al secondo campo di accoglienza a Bari, dopo quello militare ai margini dell’area aeroportuale, a Bari-Palese: «Ci vadano loro, sindaci, assessori, prefetti e consiglieri in quei ‘container’ dove farà freddo d’inverno e un caldo boia d’estate>>, hanno già fatto sapere senza troppi giri di parole i volontari che si battono al fianco dei ragazzi di colore prima sloggiati dall’ex convento di Santa Chiara e poi praticamente deportati nel capannone ex set dove c’avevano piazzato una specie di tendopoli sotto le travi abitate da piccioni e colombi a centinaia, mentre sui pavimenti razzolano topi di tutte le dimensioni. Ma torniamo alle casette che, dopo la gara aggiudicata a giugno dello scorso anno dalla ripartizione comunale Lavori Pubblici guidata dall’ing. Domenico Tondo, fornirà la ditta “I.F.A. GROUP Srl” da Massafra. Una quarantina di prefabbricati in tutto, per ospitare ognuna dalle sei alle quattro persone con doccia, letti a castello, scrivanie per pc con sedie, che manca solo il giardino privato, come hanno fatto per i campi rom a Milano, dove però pagano 90 euro al mese di pigione. Queste casette baresi, invece, saranno occupate da circa duecento rifugiati e richiedenti asilo che, almeno, non dovranno pagare nulla di luce, gas e smaltimento dei rifiuti: tutte comprese nel milione e 200 mila euro che il Ministero dell’Interno ha dirottato al Comune. Ognuno dei 40 prefabbricati, dunque, a occhio e croce è costato circa 19mila euro: una bella cifra se si tiene conto i volontari “Rivoltiamo la precarietà” avevano proposto a Comune e Prefettura di mettere a disposizione degli occupanti ex Stet del quartiere Libertà una serie di immobili pubblici abbandonati: da Villa Roth all’ex Socrate, già serviti in passato per l’emergenza accoglienza. Si sa che a Bari, appunto, la seconda accoglienza si fa nelle stanze buie e senza acqua corrente dell’ex Ferrhotel, per esempio, dove bivaccano dall’autunno del 2009 una quarantina di somali abbandonati a se stessi. Ma torniamo all’appalto per l’area da adibire temporaneamente a centro servizi per l’assistenza e l’ospitalità dei migranti, un’area ufficialmente ‘top secret’, anche se pare che i prefabbricati sorgeranno nei pressi del Villaggio Trieste. Dove mezzo secolo fa furono ospitati altri rifugiati che scappavano dalla Grecia, da altre guerre e violenze. Oggi questo centro, come detto, sarà costruito per circa 200 persone, da alloggiare entro moduli prefabbricati <
Francesco De Martino
Pubblicato il 3 Settembre 2016