118 e polemiche: nove, lunghi anni di promesse e passi falsi…
È daccapo al tavolo i politici e amministratori regionali la richiesta delle associazioni di volontariato di riaprire il tavolo con la stessa Regione Puglia. La funzione di pubblica utilità, assicurata quotidianamente nelle postazioni dell’intervento emergenziale “118” rappresenta la priorità di questa primo scorcio ferragostano, per raggiungere finalmente un confronto teso a fugare ogni incomprensione e consentire una ricognizione di tutti gli aspetti e problemi. E’ il presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna, a spingere daccapo sul pedale dell’acceleratore accogliendo l’appello dell’ANPAS. “Con una nota urgente chiederò all’assessore alle politiche della salute – fa sapere – di riattivare il tavolo tecnico previsto da un provvedimento regionale del 2012”. “Dare ascolto alle sollecitazioni – osserva Introna – sembra un atto doveroso in risposta all’impegno che migliaia di volontari esercitano ogni giorno, non solo nelle postazioni del 118 ma anche in altri servizi, come ha dimostrato il recente e doloroso episodio che ha visto una volontaria di Trinitapoli vittima di un tragico incidente, mentre concorreva allo spegnimento di un incendio di stoppie che rendeva pericolosa la circolazione stradale extraurbana. Un ruolo di pubblica utilità del quale la comunità è consapevole, dal momento che i cittadini vedono indiscutibilmente nelle Associazioni un presidio di sicurezza e di soccorso”. Introna va sul concreto. “Sono certo che la collega Elena Gentile si riconoscerà nelle mie considerazioni”, convocando i rappresentanti del Comitato che associa sigle delle sei province. L’incontro consentirà “un’ampia verifica dei problemi, per un’opportuna valorizzazione della funzione essenziale del volontariato e delle professionalità acquisite nell’organizzazione della rete dell’emergenza nella nostra Regione”. Dopo un’attesa durata per troppi anni ed una lunga serie di ritardi accumulati nelle stanze regionali addette alla Sanita’, nel 2004 e’ finalmente partito anche in Puglia –ed in particolare nel capoluogo- il servizio di emergenza “118”. Ma gli ingranaggi della macchina burocratica ed amministrativa non s’e’ ancora perfezionata, nonostante i nove, lunghissimi anni trascorsi, anche per colpa di problemi organizzativi riferiti soprattutto al personale medico e paramedico, non ancora assunto e distribuito sul territorio non ancora al meglio. Ma ci sarebbe anche da parlare delle “anomalie” che contrassegnano, come puntualizzano le associazioni di categoria, i corsi di riqualificazione del personale. E partiamo dai problemi logistici che attanagliano ancora gli operatori del “118”, visto che a Bari per non pochi autisti e infermieri del servizio d’emergenza restano in piedi ancora alcuni problemi di dotazione delle divise arancione con la scritta che li contraddistingue quali “Operatori del Servizio 118”. Fino a non molto tempo fa gli operatori distaccati presso l’Azienda Policlinico Consorziale ne erano ancora totalmente privi, mentre all’Ospedale San Paolo per mesi sono stati dotati del solo giubbotto. Ma i rappresentanti sindacali stanno premendo da parecchio tempo sull’Assessore regionale alla Sanita’ per regolarizzare la posizione lavorativa di medici, autisti e infermieri, chiedendo d’intervenire urgentemente proprio allo scopo di eliminare queste disparita’ di trattamento economico rispetto alle altre regioni dotate del servizio 118 da molti più anni della Puglia. Tutto cio’, ovviamente, per unificare ed ottimizzare le prestazioni sanitarie di primo soccorso nei confronti del cittadino che ne dovesse aver bisogno. Per tutta risposta spesso la Regione ha chiuso i rubinetti dei fondi nei confronti delle associazioni di volontari che prestano servizio a Bari con i loro mezzi: una situazione grave di cui pero’ nessuno ancora parla, nelle stanze decisionali. Oltre a rivendicare la necessità di internalizzare attraverso la Sanitaservice dell’Asl barese questo fondamentale servizio, così come fatto all’Azienda Sanitaria di Foggia, le associazioni del territorio non hanno mai smesso di fare pressioni per raggiungere un sensibile miglioramento o, ancora meglio, definitivo assestamento del fondamentale servizio in grado di salvare tante vite umane. Pochissime le risposte giunte dalla Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria Locale di Bari, peraltro responsabile del grave ritardo nei pagamenti agli Enti e alle Associazioni che non sono in grado nemmeno di garantire gli stipendi. “”Non è concepibile che nella Puglia Migliore i lavoratori che intervengono in emergenza per salvare la vita dei cittadini siano costretti a lavorare senza la necessaria serenità, perché attendono il pagamento degli stipendi dei mesi di aprile e maggio, con in tasca una lettera di licenziamento””, tagliano ancora corto i responsabili dell’associazionismo sanitario pugliese. Contro l’immobilismo regionale innumerevoli le manifestazioni di protesta per risolvere una questione, per concludere, che merita di essere valutata dagli amministratori regionali e dal capo della giunta Vendola con urgenza, ma soprattutto con raziocinio e buon senso, a tutela della professionalita’ e della dignita’ di non pochi cittadini che svolgono un servizio basilare, a favore esclusivo della collettività.
Francesco De Martino
Pubblicato il 10 Agosto 2013