Cultura e Spettacoli

1220 km a bordo del Blériot

Avrebbe dovuto essere intitolato a lui il nuovo aeroscalo barese, ma la morte di papa Wojtyla spostò l’ago della bilancia verso quest’ultimo nome. Diversamente, Cesare Suglia non sarebbe rimasto uno dei tanti carneade della toponomastica cittadina (una strada lo ricorda a Japigia). Nato a Bari il 4 gennaio 1887, Cesare Suglia è stato un pioniere dell’aviazione. L’impresa che lo avrebbe consegnato alla storia ebbe inizio il 2 agosto 1913 all’aeroporto Mirafiori di Torino. Erano le 05:20 quando il Comandante Maggiore Cesare Suglia, appena abilitato al pilotaggio presso la scuola di Aviano, prendeva posto a bordo di un Blériot XI, un monoplano monomotore di progettazione francese il cui modello aveva al suo attivo due record : la trasvolata dell’Atlantico e quella delle Alpi. Adesso quell’apparecchio si apprestava a una terza e superiore impresa : l’attraversare tutta l’Italia da nord-ovest a sud-est e raggiungere Bari, ovvero volare per 1220 chilometri superando gli Appennini. Un azzardo per l’epoca. Anche perché il Blériot (se ne osservi l’esilità nell’immagine ; al posto di guida è proprio Suglia) disponeva di un serbatoio piccolo, né c’era modo di aggiungerne uno supplementare senza squilibrare l’assetto di volo. Fu perciò deciso che la trasvolata avrebbe avuto luogo in tre tappe. La prima tappa era Roma. Suglia atterrò all’aeroporto di Centocelle alle 12:34, dopo 6 ore e 35 minuti di volo condotti alla ‘vertiginosa’ velocità media di 100 kmh. Teoricamente, fatto rifornimento, Suglia avrebbe potuto riprendere il volo e raggiungere Napoli. Era però più prudente che motore e pilota rifiatassero. La ripartenza era fissata per l’indomani mattina. Ma ecco il 3 agosto levarsi su Roma un vento impetuoso. Come avrebbe potuto contrastarlo un mezzo che pesava poco più di cinquecento chili ? Suglia si rassegnò a riprendere il volo l’indomani. Nell’attesa piloti, meccanici e ingegneri si consultarono : Se Suglia era pronto ad affrontare un’altra lunghissima stasi col sopraprezzo del freddo, ce l’avrebbe fatta quel povero apparecchio a volare per altre sei ore consecutive levandosi a più di mille metri di quota per superare gli Appennini ? Il buon senso suggeriva di fare tappa a Napoli, riservando il massimo sforzo solo all’ultima e più rischiosa frazione. Così, alle 06:20 del 4 agosto, Suglia e il Blèriot ripartirono per Napoli, che, raggiunsero alle 08:30. Veniva ora il difficile : Se fino a quel momento era stato possibile orientarsi seguendo la linea costiera tirrenica, adesso non restava che affidarsi alle incognite della bussola di bordo, che per l’epoca era ancora un innovativo ‘accessorio’. Il pilota si sarebbe comunque rifatto a punti ‘cospicui’ stabiliti in precedenza : corsi d’acqua e centri abitati. All’alba del 5 agosto Suglia decollò per la terza ed ultima volta. Andò tutto bene e dopo due ore e 20 minuti giunse sulla verticale del Campo Aviatorio di Marisabella, corrispondente al tratto conclusivo di via Brigata Regina, dove una gran folla era in attesa. L’atterraggio fu avventuroso : un gregge di pecore invase la pista all’ultimo momento. L’aereo finì fuori pista, per fortuna riportando solo danni al carrello. Suglia aveva portato a termine la sua missione. Iniziava il trionfo per lui. Più avanti avrebbe confidato che i festeggiamenti (durati oltre una settimana) lo stremarono più di quei 1220 chilometri di volo.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 4 Gennaio 2022

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio