“4mila assunzioni per il 118? Ma non scherziamo, i medici servono negli ospedali”
“Per essere uomini soli al comando bisogna essere dei campioni veri ed Emiliano, stando ai risultati raggiunti finora, come amministratore stenta a mandare in porta la palla. Eppure, il suo capo dipartimento alla Salute oggi conferma la volontà del governatore di non coinvolgere il Consiglio regionale nelle scelte strategiche del settore. dicendo pubblicamente che avrebbe condiviso con l’assise regionale la riforma del 118 appena approntata e, invece, scopriamo che la riforma è già stata redatta e non c’è in agenda alcun momento di confronto””, alza la voce l’ex assessore e capogruppo in aula regionale di Forza Italia Nino Marmo. Convinto che sulla polemica che ha investito la Regione per le assunzioni necessarie al servizio di pronto intervento emergenziale ci sarebbe quanto mai bisogno di confronto: si annunciano 4mila assunzioni per il servizio, mentre esistono reparti e ospedali a corto di personale. E quello che c’è viene spremuto come un limone per far fronte alle esigenze. <<Il 118, invece, ben potrebbe restare in capo alle cooperative, scongiurando il rischio di veder piovere fiumi di richieste di trasferimenti negli ospedali da parte dei neo assunti (col risultato di avere un servizio delle urgenze cronicamente sguarnito di unità). In fondo, Emiliano sa bene che il nostro sistema 118 funziona molto meglio di quello di altre regioni che non abbiamo bisogno di scimmiottare ed il dottor Ruscitti, che ha definito il sistema come “delirante”, dovrebbe chiedere scusa a tutti gli operatori perché il nostro sistema può vantarsi di eccellenze professionali. Per non parlare di questa mania di centralizzare tutto e trasferire importanti funzioni regionali a soggetti esterni, seppur collegati, come le agenzie>>. La sua proposta Marmo l’ha formulata: un modello composto da sei centrali operative, con la nascita di un Dipartimento regionale dell’emergenza. Il modello di “governante”, quindi, portata alla Giunta sarebbe quello che potenzia la capacità gestionale dei territori provinciali. Peraltro, ci si deve attrezzare anche per far fronte alle normative europee, a partire dal Numero Unico per le Emergenze (112), un sistema che va incastrato con quello del 118, favorendo la massima cooperazione tra i due segmenti. La riforma, pertanto, andrebbe rivista a 360 gradi anche perché molto più costosa dell’attuale organizzazione. Conclusione? Su questi temi andrebbe aperta una fase di confronto, ma a quanto pare c’è qualcuno che preferisce continuare a sfuggire per fare quanto ha deciso e che non produrrà buoni frutti… almeno per i cittadini pugliesi. Insomma, la creazione di un’agenzia regionale dedicata all’emergenza, con 4mila dipendenti e il relativo personale amministrativo, rischia di appesantire la Sanità pugliese, che invece ha bisogno di strutture snelle e flessibili. La nascita di pesanti strutture di staff potrebbero far crescere i costi proprio in un momento in cui la Sanità pugliese ha bisogno di risorse. Il modello pugliese attuale dei Sistemi 118 provinciali si è dimostrato efficiente ed efficace, sia dal punto di vista clinico che organizzativo, anche a confronto con le altre realtà nazionali: secondo i dati forniti dalle società scientifiche di settore, il tempo medio di arrivo sulla scena in area urbana ed extraurbana, per codici rossi e gialli, è di 16 minuti e 8 secondi, tra i più veloci in Italia; oltre l’80% dei pazienti in codice rosso viene assistito da equipaggi sanitari aventi a bordo medico ed infermiere, ossia in grado di effettuare diagnosi e terapia potenzialmente salvavita, dato di assoluto rilievo qualitativo a livello nazionale ed internazionale; proprio grazie all’elevato indice di medicalizzazione e di infermierizzazione degli equipaggi di soccorso, il 30% di tutti i pazienti viene visitato, trattato e lasciato a domicilio, evitando accessi inappropriati al Pronto Soccorso. Con l’agenzia regionale la “governante” del sistema dell’emergenza passa alla politica, implementando quindi un modello di sanità in cui per l’ennesima volta si marginalizzano medici e operatori sanitari, proprio chi può applicare un governo sanitario del sistema e con le proprie competenze e la propria esperienza può garantire al meglio la salute dei cittadini. “Nella nostra regione il sistema del 118 funziona.” – ha commentato Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari – “Definire il 118 pugliese ‘delirante’ è mortificante nei confronti dei colleghi medici che quotidianamente mettono a rischio la propria incolumità su strada per salvare vite umane. A loro va la mia solidarietà e il mio ringraziamento, come Presidente dell’Ordine dei medici, per l’impegno che profondono nel proprio lavoro. Invito il Presidente Emiliano, come Assessore alla Salute, a fare altrettanto, perché mai come in questo momento i medici che si trovano in prima linea hanno bisogno di sostegno”.
Antonio De Luigi
Pubblicato il 28 Giugno 2018