Cultura e Spettacoli

La Grotta di Chianchiarello

Malgrado incendi, bracconieri, abusi edilizi e altre brutture, Lama Balice (nell’immagine ritratta all’altezza dell’Aeroporto) resta la più grande risorsa naturalistica a nord di Bari. Scavata in epoca remotissima dalle acque dell’oggi scomparso Tiflis, quest’aera di 504 ettari lunga trentasette chilometri prende vita tra Ruvo e Corato e dopo aver attraversato il territorio di Bitonto sfocia in Adriatico all’altezza di Fesca. Dal 2007 è Parco Naturale Regionale. E’ area di sosta per l’avifauna e rifugio per molte specie protette; numerose ancora le tracce dell’originaria macchia mediterranea. Di natura carsica, Lama Balice presenta lungo i tratti più ripidi numerose caverne naturali che hanno restituito resti di epoca protostorica. La frequentazione da parte dell’uomo di questo vasto bacino si è estesa a tempi anche meno remoti, come conferma la presenza dei resti di casali medievali, chiese, masserie (la più importante delle quali e la restaurata Villa Framarino, che è sede del Centro Amministrativo del Parco, luogo di convegni e di numerosi appuntamenti di carattere culturale ed ecologico). Tornando indietro nel tempo, molte della cavità in oggetto sono state ampliate dall’uomo. La principale di queste è la Grotta di Chianchiarello. Si tratta di un vasto ipogeo che si allarga a 108 metri sul livello del mare e al di sotto del cavalcavia della SS 96 all’altezza di Bitonto. Inizialmente adoperata come polveriera, abbiamo letto da qualche parte, la grotta in seguito venne voltata in trappeto: lo testimoniano nicchie scavate lungo la parete meridionale della caverna maggiore allo scopo di alloggiare i torchi di premitura. Grotta Chianchiarello è tornata visitabile alcune settimane fa. E questo grazie all’encomiabile gesto di volontari che ne hanno liberati i due ingressi, ostruiti da cumuli di rifiuti (un tempo questi ingressi erano difesi da cancelli in metallo, poi spariti, sicuramente rubati). Quello delle spelonche e degli inghiottitoi trasformati in discarica è piaga antica. Fino all’Ottocento ciò costituiva la norma. Basti pensare alle celeberrime Grotte di Castellana: fino al 1938, prima che il Prof. Franco Anelli avviasse la campagna di scavi che portò alla scoperta di quell’inestimabile complesso d’ipogei, da secoli nella grande Grave la gente di Castellana ‘conferiva’ di tutto, dagli avanzi di cibo ai rifiuti edilizi, dalla ferraglia alle carcasse animali. Ma anche quando è subentrata una diversa sensibilità verso certi aspetti del nostro territorio, lo sconcio non si è arrestato. Proprio a Lama Balice, a fine marzo, operatori Amiu sono intervenuti con una ruspa per ripulire il tratto terminale del solco erosivo, quello compreso tra il cavalcavia ferroviario e il ponte della Tangenziale.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 29 Maggio 2019

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