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7 milioni e mezzo al Pronto Soccorso “Mater Dei”: la fine della sanità pubblica

Dopo le voci, le illazioni e i non ci credo, sono arrivati gli atti deliberativi per dare via libera alla tanto attesa e decantata privatizzazione della sanità pubblica. Con delibera n. 1424 del 29 luglio scorso, infatti, l’Azienda Sanitaria Locale ha concesso ben 7,5 milioni di euro alla di Bari –proprietà della società “Città di Bari Hospital” – per l’apertura di un Pronto Soccorso privato. E, seppure in ritardo dopo mesi di trattative e tavoli tra Regione e vertici della casa di cura di via Hainemann, ieri sono partite le reazioni di politici e consiglieri regionali. Con il componente della commissione salute della Regione Puglia Marco Galante (5Stelle) pronto a prendere atto come da queste parti abbia preso corpo il disegno, ormai noto a tutti, della privatizzazione della sanità. Ben detto. E tutto questo in una regione con un governo di “pseudo sinistra” che “….dovrebbe avere come principi di base la tutela dell’interesse pubblico, soprattutto in settori come quello della salute”. E a conferma –sempre ieri – è arrivato il plauso di alcuni esponenti dei partiti di destra, che hanno parlato di una scelta corretta fatta nel nome del liberismo economico, a beneficio della società ‘Cbh’ di Max Paganini. “Ma la salute – incalza Galante –  non deve creare profitto economico. Quello che sta accadendo con questa delibera è affidare la parte più importante della sanità a un privato, che ha come primo obiettivo il guadagno. Sarebbe stato più opportuno destinare quei 7,5 milioni di euro per migliorare i Pronto Soccorso degli ospedali e a ciò va aggiunto che si tratta di una cifra ipotetica quanto provvisoria, in quanto le prestazioni di un Pronto Soccorso non sono calcolabili alla stregua dei semplici DRG. Si sarebbe potuto evitare un piano d’emergenza estivo che prevede le chiusure di diversi Pronto Soccorso, che accorpa i reparti e diminuisce inesorabilmente l’offerta di servizi ai cittadini. Qui si continua a parlare di sanità in termini ragionieristici – conclude Galante – con l’alibi del Decreto Ministeriale n. 70 che impone il riordino ospedaliero, senza una vera programmazione sanitaria, né una corretta distribuzione delle risorse. Le scelte dovrebbero basarsi sui dati epidemiologici e liste d’attesa, individuando gli sprechi, facendo una vera battaglia alle frodi e agli abusi ed invece si continua a togliere al pubblico per dare al privato”. Gli fa eco altro consigliere pentastellato Mario Conca: “Diversi sono gli interrogativi che mi pongo in merito a tale decisione, che ritengo essere un cavallo di Troia che aprirà sempre più la strada ai convenzionati, neanche la disastrata sanità abruzzese aveva osato tanto. In primis, in un Pronto Soccorso dovrebbero esserci dei posti letto in attesa di posti in reparto (i cosiddetti OBI), che eviterebbero ricoveri affrettati e inappropriati, ci sono? Notoriamente la Mater Dei era abituata all’elezione, siamo certi che ora riuscirà a gestire le emergenze? Se dovesse arrivare un paziente in coma che necessita di rianimazione, lo trasferiscono  altrove per giungervi cadavere? Alla Mater Dei c’è un vero reparto di rianimazione? È possibile l’accreditamento in condizioni di non sicurezza? Per non parlare poi dell’accettazione delle gravidanze difficili che invece sono puntualmente scaricate sul “Di Venere”, che è oltretutto a corto di personale, in quanto il nosocomio privato non ha la terapia intensiva neonatale che il D.M. 70/2015 prevede come obbligatoria per le strutture che superano i mille parti come nel caso di specie. Questi fondi sarebbero serviti più dove quotidianamente si fa vera emergenza e non “medicina selezionata”, ove vi sono medici sotto pagati ed ex primari che da una parte godono di pensione, di benefit dai DRG e attività privata e dall’altra sottraggono posti a giovani medici costretti ad emigrare”. Sanità privata coi soldi pubblici a palate alla ‘Mater Dei’…troppo facile, ma il peggio deve ancora arrivare!

 

Francesco De Martino

 

 


Pubblicato il 5 Agosto 2016

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