Cronaca

A Bari c’è l’ultimo e un po’ nascosto avamposto del vinile

C’è poco da discutere: tra i nuovi compact disc e i cari, vecchi long playng non c’ è paragone: a parte la bellezza, le dimensioni e la rarità delle copertine, in più c’è la qualità del suono dei vecchi 33 giri, a sugellare una superiorità che tutti riconoscono. Eppure il vinile dai primi Anni Novanta non li stampa quasi più nessuno, sicchè i dischi diventano ogni giorno merce rara, da collezionisti che se li tengono stretti stretti. Ne sa qualcosa Pino Romano, da poco sessant’anni sulle spalle e una bella chioma bianca a incanutire il primo, vero collezionista e venditore di 33 e 45 giri da collezione, nel suo negozietto “Jagger Music” proprio di fronte all’ingresso dell’Ateneo di via Crisanzio. E’ proprio là, all’inizio di via Roberto da Bari che si danno appuntamento i fanatici del disco raro e da collezione, a Bari, specie dopo che da qualche anno sono sparite i mercatini che si tenevano in un baretto di via Re David dedicato a Elvis Presley o all’Hotel Oriente. Da Romano ci sono circa 30mila i vecchi lp in vendita, ordinati per genere in ordine alfabetico e si trova di tutto, dal jazz di Coltrane ai dischi rari di Mina, Celentano e perfino del cantautore-poeta Piero Ciampi (c’è la raccolta della Linea 3 edita immediatamente dopo la morte del cantautore livornese all’inizio del 1980, una vera chicca per i collezionisti) fino al progressive italiano con un disco rarissimo dei Trip. Roba da leccarsi i baffi. Una collezione privata che Romano ha raccolto da quando era ragazzino, che a casa sua, però, conserva quelli che non venderà mai. Manco per un milione di euro (dice lui….) anche se le quotazioni del mercato vedono sempre in cima i vecchi Beatles, i molto meno conosciuti, ma molto apprezzati Gentle Giant, e poi Led Zeppelin, Black Sabbath e Rolling Stones con alcuni ‘bootleg’ (incisioni pirata molto in voga a metà degli Anni Settanta) senza scordare i grandi classici nostrani, da De Andrè a Lucio Dalla, passando per Gaber, Lolli e Fanigliulo. Allora, chi compra ancora dischi a Bari oggi, magari tirando fuori anche cifre che si avvicinano o superano i cento euro, se parliamo di rarità? Per Pinuccio Romano, inutile dirlo, i negozi di dischi sono negozi particolari, <<…al novantanove per cento la clientela è composta da tipi singolari o strambi, per così dire, perché chi segue la musica non segue i canoni affiliati alla vita stessa, però tra i tanti ragazzi che sono entrati e usciti da questo negozio uno in particolare è un ragazzo autistico molto preparato e competente sulla musica dagli anni sessanta ad oggi, quello più mnemonicamente affermato e incline alla musica>>. E con la concorrenza della vendita via Internet, come la mettiamo? <>. Insomma, Bari come città aveva una ventina di negozi di dischi, fino a trent’anni fa. Poi se n’è andato all’improvviso anche il mitico e buono Tonino di ‘Settenote’ di Corso Cavour e hanno chiuso tutti i negozietti di periferia, perfino quelli che resistevano a Madonnella e San Pasquale. <>. Bravo  Pinuccio, avanti così per la buona musica e le cose belle che, a Bari come dappertutto, non dovrebbero morire. Mai…

 

Francesco De Martino

 

 

 


Pubblicato il 23 Giugno 2015

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