A Bari e Taranto l’eco di Masaniello
Il 6 luglio del 1647 Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello, sollevò il popolo di Napoli, esasperato dalle angherie fiscali del governo spagnolo. La notizia si propagò in tutto il Regno innescando rivolte qua e là. Il 15 dello stesso mese a Bari migliaia di scalmanati, capeggiati da tale Paolo Ribecco, saccheggiarono le case delle famiglie più in vista. Nei disordini perirono due uomini, assassinati perché sospettati d’essere spie del governo (uno di questi, tale Titta di Nicco, che aveva cercato rifugio in cima al campanile del Duomo, una volta raggiunto venne di lassù precipitato). Dopo che furono andati a fuoco due palazzi con l’Arsenale, mentre molte famiglie si rifugiavano all’interno del castello, l’Autorità avviò trattative con i rivoltosi che si conclusero con questo accordo : Rappresentanti del “popolo minuto” avrebbero avuto diritto a prendere parte alle decisioni del Consiglio dei Nobili e del “popolo primario”. La rilevante novità ebbe il potere di calmare gli animi, anche perché accompagnata dalla notizia della morte di Masaniello, avvenuta il 16 dello stesso mese (uno degli assassini di Masaniello, il capitano Carlo Catania, fu ricompensato col ‘privilegio di nobiltà’ e il compito di governare per sei anni la città di Modugno). Ripreso il controllo della situazione, gli Spagnoli tornarono a opprimere la povera gente. Sicché, già a dicembre, di nuovo si registrarono disordini un po’ dappertutto. In Puglia la prima a sollevarsi fu Taranto, dove un ex capitano della fanteria reale, Giovan Donato Altamura raccolse la popolazione e la incitò a impugnare le armi. La plebe, che non aspettava altro, si scagliò contro le case dei nobili spagnoli, i quali – proprio come a Bari – fecero appena in tempo a rifugiarsi all’interno del Castello. Nello stesso momento il ribelle lucano Matteo Cristiano, dopo aver conquistato Salerno, minacciava di raggiungere Taranto con i suoi uomini. A sedare la rivolta venne chiamato Francesco Caracciolo, duca di Martina Franca. L’intervento del Caracciolo fu risolutivo. Al termine della breve contro-rivoluzione l’Altamura venne catturato (sarebbe stato fucilato il 7 febbraio dell’anno dopo). L’eco della rivolta tarantina, intanto, aveva raggiunto Bari. Qui tutto era pronto per una seconda sommossa. Ma la sommossa questa volta era stata ordita da una banda di delinquenti che volevano approfittare della confusione per realizzare il più sacrilego dei furti (rubare il tesoro di San Nicola). Grazie alla tempestiva soffiata di un barbiere, il Governatore potette intervenire per tempo. Messi ai ferri i congiurati, la città venne pattugliata di giorno da squadre di armati, mentre a notte vigeva il coprifuoco. Lo stato d’allerta si protrasse sino ai primi di gennaio. Poi, placatisi gli animi, la situazione tornò alla normalità.
Italo Interesse
Pubblicato il 27 Gennaio 2017