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A Barletta e Molfetta frana il centrosinistra di Emiliano e Lacarra

E’ stato un turno di ballottaggio amaro, quello di domenica scorsa, per il centrosinistra pugliese e, in particolare, per il partito di Enrico Letta, il Pd, che lo scorso 12 giugno, al primo turno, aveva già assaporato alcune importanti vittorie, come soprattutto l’elezione al primo turno di Rinaldo Melucci a Taranto, di Francesco Paolo Ricci a Bitonto e Michelangelo De Chirico a Terlizzi. Infatti, in ambo i centri pugliesi politicamente più significati, Barletta e Molfetta, che la scorsa domenica hanno deciso il nome del Primo cittadino al secondo turno, i candidati sindaci del centrosinistra che il Pd in primis aveva schierato per la tornata amministrativa appena conclusasi, vale adire Santa Scommegna nella Città della disfida e Pasquale Drago nel più importante centro marinaro della provincia di Bari, sono stati sconfitti. Per la verità, a Molfetta la vittoria del sindaco uscente, Tommaso Minervini, a capo di una coalizione di 11 liste civiche, non è stata eclatante come quella di Cosimo Cannito a Barletta, poiché Minervini era già dato per favorito, in quanto già al primo turno aveva conseguito quasi il 48% dei consensi e le sue liste, avendo nell’insieme superato il 50% dei voti, si erano già assicurati complessivamente l’elezione di ben 13 rappresentati sui 24 totali dell’Assemblea cittadina molfettese. Perciò, il rivalle di centrosinistra sostenuto anche dal M5S, Drago per l’appunto, non solo partiva con circa 25 punti percentuali in meno, avendo ottenuto al primo turno poco più del 23% delle preferenze, ma anche in caso di vittoria si sarebbe trovato in consiglio con un numero di seggi inferiori a quelli dell’eventuale opposizione (la cosiddetta “anatra zoppa”), poiché i seggi della sua coalizione sarebbero stati appena 11 complessivamente. La particolarità eclatante del ballottaggio molfettese è stata invece il fatto che alcuni noti esponenti del centrodestra locale (l’ex sen. Azzollini, il candidato sindaco sconfitto, Pietro Mastropasqua, ed altri) non hanno fatto mistero di sostenere al secondo turno il candidato della coalizione “giallo-rossa”, Drago, con la bizzarra motivazione che la priorità era non fare riconfermare a sindaco Minervini. Un invito che la maggioranza dei molfettesi recatisi alle urne la scorsa domenica non ha però raccolto, per cui Minervini alla fine è risultato eletto nuovamente a Primo cittadino con poco più del 53% dei voti. Quindi, la connotazione fortemente identitaria ed autonomistica portata avanti da Minervini in tutta la sua campagna elettorale contro le possibili ed aleggiate ingerenze baresi sul Comune di Molfetta, ha fatto sì che anche eventuali accordi sottobanco a Molfetta per il ballottaggio, tra alcune sigle politiche di rilievo nazionale, fallissero ed il civismo di Minervini prevalesse anche nel secondo turno. Ancor più sonora per il centrosinistra pugliese è la pesante sconfitta subita al ballottaggio a Barletta. Infatti, il dato negativo della Città della disfida per il centrosinistra non solo è in controtendenza ai risultati nazionali riportati dal Pd con il progetto Letta, ma – come si ricorderà – proprio su Barletta, alla vigilia delle candidature, si aprì un forte contrasto tra i vertici pugliesi del Pd e quelli nazionali, a seguito della presentazione forzata di Scommegna. Una forzatura dovuta al fatto che – come è noto – inizialmente fu contrastata dalla segreteria nazionale del Pd, poiché da Roma si pretendeva il rispetto delle intese nazionali con le altre sigle minori del centrosinistra e con il M5S di Conte, che prevedevano di concordare un candidato che per il centrosinistra rispecchiasse il cosiddetto “progetto largo” del segretario Letta. Ma a Barletta così non è stato, poiché il governatore Michele Emiliano e segretario del Pd pugliese, Marco Lacarra, preferirono dar manforte a quanto deciso dalla segreteria cittadina dei dem, che ha voluto puntare comunque sulla candidatura di Scommegna, a prescindere dalla linea nazionale del partito. La vicenda è ormai nota, come noto è ora il risultato. Ossia una clamorosa sconfitta per la candidata, ma soprattutto per il Pd pugliese e per chi tale forzatura ha avallato e fatta propria. Ma delle conseguenze politiche all’interno de Pd pugliese, per il tonfo elettorale del centrosinistra a Barletta, le cronache se ne occuperanno verosimilmente a lungo in seguito. Ora è, forse, presto per dissotterrare le “asce” di guerra nel Pd pugliese e nazionale, su una vicenda che è ancora “calda” per essere esaminata in un quadro nazionale che tutto sommato ha visto vittorioso il centrosinistra ed il Pd lettiano. E tornando alla cronaca, ricordiamo che Cannito era in vantaggio su Scommegna sin dal primo turno, quando aveva ottenuto il 42,27% dei voti contro il 36,63% della sua avversaria, che al ballottaggio però si è presentata con una coalizione rafforzata dall’apparentamento con quella che, al primo turno, aveva sostenuto il candidato sindaco Carmine Doronzo (18,7%), composta da Sinistra Italiana, Italia Viva e Italia in Comune, oltre a una lista civica, riunendo così l’intero centrosinistra. Al secondo turno fuori da detta coalizione è comunque rimasto il “Movimento 5 Stelle” che, a Barletta, – come è noto – si era presentato alle elezioni con una propria candidata a sindaco, che al primo turno ha ottenuto appena il 2,63%, che gli avrebbe consentito di ottenere alcun seggio anche in caso di un eventuale apparentamento. Cannito al ballottaggio è stato eletto sindaco di Barletta con il 65% dei consensi ed è stato sostenuto da una coalizione di centro destra, composta da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e cinque liste civiche, che gli ha consentito di superare l’avversaria di centrosinistra, Scommegna, che fino a pochi mesi fa era dirigente del Comune di Barletta, fermatasi al 35% delle preferenze. Ossia meno di quanto riportato al primo turno. Scommegna era sostenuta dal suo partito, il Pd, e da cinque liste civiche, per lo più collegate al Presidente della Regione Puglia, Emiliano, il quale si è anche speso in prima persona in questa competizione elettorale, fino al comizio di chiusura del turno di ballottaggio, lo scorso venerdì.  Comunque, a prescindere dai nomi dei candidati sindaci eletti o sconfitti, anche in Puglia per le amministrative appena concluse il vero vincitore è stato il partito del “non voto”, in quanto la media di coloro che si sono recati alle urne, sia al primo che al secondo turno, è calata notevolmente rispetto alle corrispondenti competizioni elettorali precedenti. Infatti, la media di partecipanti al voto di domenica scorsa nella nostra regione ha superato di poco il 40% degli aventi diritto. E ciò, a prescindere dai vincitori e vinti, è sicuramente il dato che più dovrebbe far riflettere il mondo politico ed istituzionale locale e nazionale.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 28 Giugno 2022

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