Cultura e Spettacoli

A Brindisi l’equivoco clamoroso

Alla proclamazione della Repubblica Partenopea nel 1799, nelle regioni del regno rimaste fedeli al detronizzato Borbone si scatenò la reazione sanfedista. A guidare la controrivoluzione furono spesso arruffapopoli manovrati da ‘pupari’ per lo più in abito religioso (il più famoso fu il cardinale Ruffo). Ogni regione ebbe i suoi condottieri. Alla Puglia ne toccarono due. Venivano entrambi dalla Corsica. Il primo. G.F. Boccheciampe, era un soldato disertore, il secondo –  G.B. De Cesare – un ex servitore in livrea con la Legge alle calcagna. Insieme ad altri corsi della stessa risma, tali R. Corbara, S. Pittalunga e V. Colonna, nel 1798 i due cercarono rifugio a Napoli. In seguito, l’invasione francese del regno borbonico e la nascita della Repubblica partenopea, costrinse i cinque a fuggire verso Taranto nell’idea  d’imbarcarsi alla volta di Trieste. A un passo da Taranto, nel villaggio di Monteiasi, non si capisce se per effetto di un clamoroso equivoco o di una frottola sparata ad arte, i cinque vennero scambiati per grosse personalità della corte borbonica che, in incognito e perciò travestiti da derelitti, cercavano di prendere il mare e raggiungere il Re in esilio. In parte per autentica somiglianza, in parte per uno di quei fenomeni di suggestione collettiva che facilmente si accendono tra il popolino, il Corbara fu scambiato per il principe ereditario di Napoli col suo seguito. La notizia si propagò rapidamente e per il finto principe e i suoi compari fu uno scherzo salire sulla prima nave diretta a Brindisi. Quando giunsero a destinazione, la notizia li aveva preceduti. A Brindisi avrebbero potuto essere facilmente smascherati giacché lì, fuggite da Caserta a Brindisi, le principesse Adelaide e Vittoria erano in attesa di una nave russa che le scortasse a Trieste. Le principesse, invece, avallarono l’equivoco nell’idea, poi rivelatasi vincente, di aumentare il fanatismo popolare a vantaggio della reazione. In questo modo tutti riconobbero nel Corbara il principe Francesco. Di riflesso, il Boccheciampe divenne il fratello del re di Napoli, e il De Cesare nientemeno che il Duca di Sassonia. La strada degli ultimi due era segnata, la sorte offrendo loro il destro d’insignirsi del grado di Generali e così guidare limitatamente alla Puglia masse d’insorti. Smaniosi di riscatto com’erano, due avventurieri di quella fatta non potevano lasciarsi sfuggire l’occasione. Non se la lasciarono scappare, difatti, e consegnarono il loro piccolo nome alla Storia al prezzo di violenze, ruberie e massacri spesso gratuiti. Sfruttati dai Borbone, vennero abbandonati al loro destino alla prima difficoltà. Il Boccheciampe venne con ogni probabilità fucilato dai Francesi quando questi ripresero il possesso di Brindisi. Del De Cesare le tracce si perdono a Gallipoli, nel cui forte si era asserragliato. Morì combattendo o, ancora travestito, se la svignò? In entrambi i casi il destino non gli riconobbe sepoltura dignitosa.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 29 Agosto 2014

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