Cultura e Spettacoli

A casa del Signore il rimedio

 
 
Nella città dei teatri e dei non teatri, delle strutture che funzionano a singhiozzo o vengono lottizzate, non fa meraviglia che una chiesa evolva in auditorium, che è poi  preludio al divenire contenitore spettacolare a tutto tondo. E’ successo con La Vallisa, sta accadendo con la chiesa di Santa Teresa dei Maschi, dove giovedì scorso, giorno delle celebrazioni per il 150enario dell’Unità d’Italia, era in cartellone ‘La serva padrona’, un allestimento ad opera della Compagnia Vallisa Giuseppe Solfato per la regia di Mario Raoli. Una trasformazione avvenuta attraverso un’imponente restauro, operazione opportuna che, pur comportando la rimozione di una buona metà delle numerose pale che l’ornavano  (sono in restauro?…), ha conferito al tempio un aspetto più sobrio. L’uniformità color avorio che adesso ammanta pareti e fregi smorza l’esuberanza del barocco e conferisce al tutto un tocco più accogliente, quasi caldo, se lo si confronta con l’originale cupezza. Una sapiente illuminazione indiretta, poi, esalta con discrezione l’atmosfera sacrale depurandola d’ogni prosopopea (e giovedì, per una scelta della regia, il contributo dei fari era integrato da quello di numerosi candelieri ; un effetto davvero suggestivo). L’insieme è adesso un ambiente che sollecita il rispetto e accende la curiosità, l’attesa di un evento da consumare. Fin qui i pregi. Si potrebbe eccepire che le circa cento ed accoglienti poltrone che hanno sostituito i severi banchi non siano fissate al pavimento (benché si potrebbe trovare come tenerle insieme in serie di sei-sette unità). Ma non è questo il punto. Gli è piuttosto che l’acustica – complice anche l’altezza considerevole delle volte – è scadente, a differenza che alla Vallisa. Giovedì, per esempio, il suono del clavicembalo sembrava provenire dalla sacrestia, tanto si percepiva lontano. Gli archi suonavano spenti e le voci hanno dovuto fare gli straordinari per farsi intendere. Al limite strutturale si può porre (parziale) rimedio con l’innalzamento di una pedana, come è stato fatto – e con ottimi risultati – alla Vallisa. Una pedana che si elevasse sino alla base dell’altare consentirebbe al suono di non spegnersi nel contatto col pavimento e di trovare slancio verso l’alto ; tra l’altro – particolare da tenere nel dovuto conto – quei cinquanta-sessanta centimetri di correttivo consentirebbe al pubblico una migliore visione. Venendo infine allo spettacolo, Raoli rinuncia ad ogni apparato scenografico e sottolinea il carattere comico dei personaggi. Il risultato, brioso, fa onore alla cifra naturalmente ‘deliziosa’ di questa piccola opera che tanto influenzò il Mozart de ‘Le nozze di Figaro’. Applausi per il vigoroso Gianfranco Zuccarini (Uberto – baritono), Vittoria Didonna (Serpina – soprano), Davide De Marco (Vespone/Capitan Tempesta – mimo) la Vallisa Orchestra e la sua direttrice, Grazia Bonasia.
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Pubblicato il 22 Marzo 2011

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