A Cozze è a rischio l’incolumità dei villeggianti
Dovrebbe essere una delle zone di costa barese più attrattive dal punto di vista turistico-alberghiero, specie d’estate, quella compresa tra il capoluogo e Cozze, invece è -da tempo- terra di nessuno. A denunciarlo il Movimento Politico Indipendente-Libertà dopo la richiesta di intervento di decine di famiglie residenti e frequentatori del periodo estivo della località Cozze (frazione di Mola). Sono stati loro, dopo aver atteso invano l’intervento di Enti e Istituzioni locali, che hanno denunciato il grave stato di abbandono e invivibilità, ma anche di pericolo cui sono costretti a convivere quotidianamente in quel di Cozze. Ma entriamo subito nel dettaglio, senza altri giri inutili di parole: lungo la costa non esistono bagni pubblici; gli unici 4 bagni (prefabbricati) sono decentrati, in quanto ubicati verso il centro della frazione e peraltro chiusi al pubblico. Domanda: dove e come potranno soddisfare i propri bisogni fisiologici, i bagnanti? A Cozze, si legge ancora nell’esposto che l’ex consigliere comunale barese Gino Cipriani ha spedito direttamente a Prefetto e Reparto speciale ‘Nas-Carabinieri’ di Bari-via Amendola, manca un Presidio di Polizia Municipale. E pertanto, sia il lungomare che le strade interne, vengono invase e occupate da chiunque. E così, a causa della “sosta selvaggia” di autoveicoli, un’eventuale chiamata di primo soccorso, quali ambulanze, 118, pubblica sicurezza, Enel, vigili del fuoco, eccetera, sarebbero impedite poichè le carreggiate sono ostruite dalle auto dei bagnanti, tanto da rendere impossibile eventuali interventi. Ma non basta. A Cozze esistono un paio di aree riservate a parcheggio auto, ma le stesse non sono utilizzabili in quanto il Comune di Mola non ha provveduto ad eliminare le sterpaglie ivi presenti e, pertanto, se un cittadino volesse parcheggiare la propria autovettura entro tale spazio, corre il rischio di poterla ritrovare incendiata a causa della combustione che potrebbe sprigionarsi dalle sterpaglie stesse (secche). <
Antonio De Luigi
Pubblicato il 26 Giugno 2013