Cronaca

A fari spenti: sempre più incerto il futuro dei medici del 118

Le affermazioni di Giancarlo Ruscitti non fanno che confermare lo stato di incertezza in cui versa la nascita dell’Areu e accrescono le preoccupazioni di Fimmg per il futuro dei posti di lavoro dei medici del 118. Ruscitti è il primo a riconoscere la presenza di ostacoli “in larga misura di carattere nazionale”, che pregiudicano il passaggio alla dipendenza di tutti gli attuali medici del 118 in servizio in Puglia. Il che è come dire che la Regione sta andando incontro ad un’operazione senza averne il pieno controllo e senza poter fornire delle risposte definitive ai medici coinvolti. Il regime transitorio, cui fa riferimento sempre Ruscitti, non serve altro che a tamponare una situazione al momento priva di soluzione perché non coerente con l’assetto normativo nazionale. Le preoccupazioni dei medici che lavorano ogni santo giorno sulle nostre autoambulanze sul proprio futuro occupazionale, che hanno condotto allo stato di agitazione, sono quindi ancora più che motivate. Ecco spiegato il motivo per cui i rappresentanti degli ordini di categoria dei medici tornano a chiedere alla Regione la modifica del disegno di legge con lo stralcio della norma sulla dipendenza, e con l’assicurazione della tutela dei posti di lavoro dei medici attualmente impiegati nel 118 in Puglia. E dire che appena tre mesi fa gli stessi rappresentanti dei camici bianchi non chiedevano altro che il mantenimento dell’attuale dotazione organica dei medici in servizio nel 118 che sinora hanno garantito, come aveva riconosciuto lo stesso direttore regionale del dipartimento sanità Ruscitti, un efficace servizio di emergenza in urgenza. S’infiamma nuovamente, dunque, la polemica sull’assunzione in pianta stabile dei volontari impegnati a bordo delle autoambulanze per gli interventi emergenziali, specie dopo che la Federazione Nazionale dei Medici (Fimmg) ha espresso a chiare lettere “serie preoccupazioni” circa il passaggio dalla convenzione al contratto di dipendenza per il personale medico, appunto, del 118: perché intervenire su un sistema che si è dimostrato efficiente, sottraendo inevitabilmente risorse – visti gli attuali vincoli di legge – al settore ospedaliero che è in cronica carenza di personale? E per spiegarsi meglio: “Non siamo contrari in linea di principio alla nascita della nuova Agenzia per l’Emergenza della Regione Puglia” – spiegava poche settimane fa Nicola Calabrese, Segretario Fimmg Bari –  ma abbiamo serie preoccupazioni circa il passaggio del personale del 118 dal contratto in convenzione alla dipendenza e le risorse che richiederà; ci chiediamo se sia opportuno intervenire su un sistema che si è dimostrato efficiente, sottraendo inevitabilmente risorse – visti gli attuali vincoli di legge – al settore ospedaliero che è in cronica carenza di personale”. Andiamo al sodo, cioè ai richiami normativi in materia. L’articolo 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 e successive modificazioni stabilisce, infatti, che gli Enti del Servizio Sanitario Nazionale debbano garantire che la spesa del personale, al lordo degli oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell’Irap, non superi il corrispondente ammontare dell’anno 2004 diminuito dell’1,4%. Il vincolo riguarda il personale dipendente del SSR e non il personale in convenzione. Ne consegue che il costo dei medici del 118, attualmente in convenzione, passando alle dipendenze dell’Agenzia regionale dell’Emergenza contribuirebbero al raggiungimento del tetto di spesa per il personale stabilito per legge. Pertanto, risorse che avrebbero potuto essere destinate a coprire le carenze di personale medico in molti settori ospedalieri verrebbero invece destinate all’assunzione di personale attualmente in convenzione in un sistema come quello del 118 pugliese, che è considerato un’eccellenza a livello nazionale. Autoambulanze del 118 registrate in arrivo sulla scena per codici rossi e gialli, in area urbana ed extraurbana, in appena 16 minuti e 8 secondi, tra i più veloci in Italia; grazie all’elevato indice di medicalizzazione e di infermierizzazione degli equipaggi di soccorso, il 30% di tutti i pazienti viene visitato, trattato e lasciato a domicilio, evitando accessi inappropriati al Pronto Soccorso. E allora, perché intervenire coi bisturi all’interno d’un settore che funziona, quando altri ambiti della Sanità pugliese soffrono per carenza di fondi e personale? E non basta: lo smantellamento di un sistema efficiente come quello del 118 pugliese rischia di causare un impoverimento della rete territoriale, proprio in un momento storico in cui il modello di riferimento è quello basato su pochi ospedali e una rete diffusa di servizi sul territorio. “Per risolvere la questione occupazionale non serve passare il personale medico al contratto di dipendenza, quanto piuttosto stabilizzare tutti i medici dell’emergenza-urgenza che hanno contratti precari, accelerando le procedure concorsuali per i contratti in convenzione a tempo indeterminato. Per il soccorritori e gli infermieri precari è invece auspicabile una stabilizzazione all’interno delle Aziende Sanitarie Locali di appartenenza, che li sottragga a condizioni di sfruttamento, come oggi, purtroppo, accade”.

 

Antonio De Luigi

 


Pubblicato il 26 Ottobre 2018

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