Cultura e Spettacoli

A morte lo straniero

Prodotto da Astragali Teatro, è andato in scena la settimana scorsa alla Vallisa, per la regia di Fabio Tolledi, ‘Medea Desìr’

Nel 1996, Christa Wolf, una scrittrice tedesca poco amata in Occidente per il suo passato di figura chiave nella letteratura di regime della DDR, pubblicava ‘Medea’. L’opera, un romanzo, riscrive con intelligenza la storia della maga della Colchide : ‘Trapiantata’ nella lontana Corinto, Medea non viene accettata come moglie del nuovo re di Corinto (Giasone, che ha detronizzato Pelia). Razzisti e prevenuti verso i rozzi abitanti della Colchide, i corintesi si manifestano ostili alla nuova regina. Dopo il suicidio di Glauce (figlia del re di Corinto e promessa sposa di Giasone), gli abitanti di quella città fanno ricadere su Medea la morte della giovane. Ciò non bastando a liberarsi della ‘straniera’, i corintesi si spingono a uccidere i due figli di Medea avuti da Giasone incolpando la madre d’infanticidio. Resa impotente a difendersi, lacerata e vinta, Medea scompare da Corinto… Lavorando su questa riscrittura del Mito, Fabio Todelli compone una drammaturgia controcorrente (Medea Desìr) che accantona l’immagine abusata della madre assassina dei propri figli e la sostituisce con quella di una donna forte e dignitosa, temuta perché depositaria di saperi remoti, quindi sola, facile vittima di un marito cinico e di una popolazione incapace di accettare lo straniero. Prodotto da Astragali Teatro e andato in scena la settimana scorsa alla Vallisa per la regia dello stesso Tolledi, ‘Medea Desìr’ è allestimento caldo, affatto esuberante. Ugualmente la ferocia c’è : un tocco di manzo viene fatto a pezzi su un ceppo, mentre in altri angoli del palcoscenico un fornaio impasta il pane, una donna lavora la creta, un’altra pesta erbe in mortaio e un’altra ancora immerge in una mastella panni, che ne escono arrossati. Il colore arcaico qui si veste di salentino. Il culto dell’acqua, accenni di griko, canti funebri e ninne avvolgono una rielaborazione che interseca ripetutamente l’elemento religioso. Nel finale una tavolata raccoglie uomini e donne intenti a dividere pane e vino in un rito forse più remoto di quanto la storia della cristianità faccia intendere. Un carattere intimo bagna questa messinscena avara di luce ; una solennità sobria ammanta gesti e parole. ‘Medea Desìr’ in sostanza racconta un femminicidio al contrario : Attraverso i figli (agnelli sacrificali di una truce trama), una sposa devota e intorno a cui è stato fatto il vuoto viene colpita a morte da un marito innamorato soltanto del potere e con la complicità di un popolo xenofobo. La riflessione, poi, si allarga – ma restando in sintonia col respiro dello spettacolo – ai giorni nostri, di cui si considerano le stragi di migranti e le stragi di civili che sono alla radice di queste disperate espressioni di fuga. Un allestimento ambizioso e accurato, assai apprezzato dal pubblico. Ne sono stati efficaci interpreti : Roberta Quarta, Simonetta Rotundo, Matteo Mele e Giovanna Kapodistria ; direzione tecnica di Sandrone Tondo ; costumi di Donatella Sulis e Sacha Fumarola.

Italo Interesse


Pubblicato il 6 Giugno 2023

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio