Cronaca

A Palese villini al posto di un antico villaggio neolitico

 

Il complesso di villette progettate nelle vicinanze del porticciolo di Palese, su un suolo costiero ad alto interesse archeologico (in esso sono stati ritrovati i resti di un antico villaggio neolitico risalente al VI-V millennio a.C.), si farà comunque, nonostante qualche interrogazione parlamentare ed anni di proteste e lotte, da parte di cittadini ed associazioni locali  che ritengono quell’intervento edilizio un vero e proprio scempio al patrimonio storico e culturale dell’umanità. A confermare tale notizia è il deputato barese Giuseppe Brescia del M5S, componente della VII Commissione permanente di Montecitorio, quella alla Cultura per l’appunto, che è tornato ad occuparsi dell’argomento, dopo aver appreso che l’avvio del cantiere per la realizzazione su quell’area del complesso di villette sarebbe ormai imminente, con buona pace di quanti si sono adoperati in questi anni finanche con una denuncia collettiva alla Procura della Repubblica e numerosi appelli al ministro pro-tempore dei Beni culturali ed ambientali, Dario Franceschini (Pd), e al Soprintendente ai beni culturali della Puglia, La Rocca, da parte di una locale associazione culturale, la Ecomuseo del Nord barese. Infatti, ha dichiarato Brescia: “la rarità dell’insediamento neolitico di Palese con sue strutture murarie, con le sette sepolture della necropoli neolitica, con resti di vasi e di altri frammenti di ceramica neolitica rischia di essere cancellato definitivamente con la costruzione delle villette, per questo  già nel 2014 ci siamo mobilitati con una interrogazione al ministro Franceschini, chiedendo che si prendessero provvedimenti per la tutela del patrimonio storico-culturale pugliese rinvenuto nella località di Palese”. Brescia, infatti, è tornato nuovamente sulla problematica a distanza di circa tre anni, ossia da quando altri colleghi parlamentari del M5S, nel giugno del 2014 depositarono un’apposita interrogazione parlamentare al Mibact (Ministero dei beni ambientali, culturali e turismo), al fine di fare chiarezza sulla questione e giungere possibilmente ad una conclusione positiva per quanti intendono salvare questo importante patrimonio archeologico in zona di Palese. “Il fatto che oggi si pensi di avviare il cantiere – ha commentato, inoltre, il deputato barese del M5S –  fa sorgere il timore che non sia stato fatto tutto il possibile da parte degli Enti e delle Autorità competenti” per salvaguardare quell’area dal passaggio delle ruspe e dalle colate di cemento. E si chiede: “Possibile che proprio quella sia la zona ideale per un complesso residenziale?”, dandosi la risposta su ciò che invece, sia lui che il Movimento politico di appartenenza, ritiene giusto si faccia: “Noi pensiamo che sarebbe meglio lasciare spazio alla storia e alla cultura, a quel patrimonio ancora tutto da scoprire in terra di Puglia che, se adeguatamente valorizzato, gioverebbe alle tasche dell’intera comunità e non di un singolo cittadino”. Per la cronaca, però, occorre ricordare che il sito interessato dal progetto di costruzione di alcune villette e che  potrebbe giustamente essere oggetto di ulteriori e più approfonditi scavi archeologici è di proprietà privata e fa parte di una più  ampia estensione, di circa quattro ettari, in gran parte già oggetto in passato di costruzioni edilizie. Quindi, se la porzione di suolo ancora libera rappresenta effettivamente una “rarità archeologica”, come denunciato dal parlamentare del M5S che ha pure sottolineato un’iniziativa d’indagine preventiva effettuata dalla Soprintendenza tra il 2011 ed il 2014, allora a farsi carico della salvaguardia del patrimonio archeologico dovrebbero essere gli Enti di governo del territorio, Regione o Comune, che potrebbero benissimo bloccare lo scempio proponendo di acquisire l’area dai proprietari ed evitare così che questi procedano con l’attività edilizia legittimamente concessa, visto che il suolo risponde a tale destinazione urbanistica. E, soprattutto, non sono mai stati apposti vincoli su di esso da parte della Soprintendenza. Infatti, secondo quanto è dato sapere, è stata la stessa Sopraintendenza, dopo una consulenza costata circa 25mila Euro all’impresa richiedente il progetto edificatorio,  ad aver rilasciato un’attestazione con cui si è dichiarato la “non rilevanza” ai fini storico-culturali dell’area in questione. E in base a tale dichiarazione, quindi, nel luglio del 2014 il Comune ha autorizzato la costruzione delle villette. Lavori che evidentemente, per ragioni di altra natura,  non sono ancora iniziati da parte dell’impresa realizzatrice, ma che – secondo quanto reso noto dallo stesso deputato del M5S – dovrebbero essere ora giunti alla fase di avvio. Dunque, se da parte dell’opinione pubblica locale c’è l’esigenza di rendere quel sito un’area da proteggere perché, nonostante il pare della Soprintendenza, ritiene i  reperti archeologici in esso rinvenibili utili farne effettivamente una fonte d’interesse generale, valorizzandola a fini turistico e culturali, allora che sia la stessa comunità locale chiede in primis al Comune di appartenenza (quindi, a Bari) di intervenire, facendosi carico dei costi necessari a tale intervento e mettendo a disposizione le somme per acquisire dai privati l’area, oltre che a predisporre, poi, il relativo progetto di valorizzazione archeologica della stessa. “Diversamente, – rileva qualche bene informato sulla questione –  le proteste finora effettuate ed ogni altra azione (pretestuosa) tendente a bloccare lo sfruttamento edilizio di quell’area sono polemiche strumentali e senza alcun costrutto, che finirebbero per non portare ad alcuna valida conclusione”. Quindi, chi a Palese crede effettivamente nella bontà di un progetto di valorizzazione turistico  e culturale del sito archeologico esistente in viale Vittorio Veneto inviti gli amministrativi municipali e comunali a farsi carico seriamente di detta problematica nelle sedi competenti. E così, dunque, si potranno fermare realmente le ruspe e le colate di cemento su ciò che residua a Palese di quell’antico villaggio neolitico costiero del VI e V secolo avanti Cristo. Tutto il resto, per ovvie ragioni, è propaganda e fumo negli occhi ai cittadini. Infatti, i residenti del V Municipio amministrativo barese, ossia quelli di Palese e Santo Spirito, di “fumo negli occhi” già ne hanno avuto abbastanza finora dagli amministratori locali che si sono succeduti in questi ultimi decenni, a cominciare dall’atavico problema della mancata eliminazione dei binari e dei passaggi a livello delle ex FF.SS. Quindi, inutile illuderli anche per un sito archeologico esistente in un suolo privato, su cui non c’è stato finora neppure un vincolo della Soprintendenza.        

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 3 Marzo 2017

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