A “Parco Gentile” una vittima innocente del dramma alloggiativo
È morto per infarto il primo sfrattato per morosità incolpevole, forse a seguito dell'umiliazione e dello stress fisico subiti dalla mala politica
Lacrime e rabbia lunedì scorso nella Chiesa della Natività del quartiere “San Pio” a Santo Spirito al funerale di Saverio Franco, l’inquilino 80enne di “Parco Gentile” scomparso sabato scorso, a seguito di un infarto che potrebbe essergli stato causato anche in conseguenza dello stress subito dal dramma abitativo di cui era stato vittima negli ultimi tre messi, dopo lo sfratto dall’alloggio sociale in cui viveva con la moglie Filomena. Tanti i presenti al rito funebre di Saverio, tra amici e semplici conoscenti, molti dei quali suoi coinquilini nel residence dell’housing sociale di “Parco Gentile” a Santo Spirito. E tutti infranti dal dolore per la morte improvvisa di un uomo in condizioni di disagio che, anziché essere aiutato dalle istituzioni, è stato di fatto vessato da queste. Infatti, Saverio e la moglie Filomena sono stati i primi ad essere stati sfrattati per morosità incolpevole dall’alloggio sociale in da alcuni anni abitavano a “Parco Gentile”, anche se poi, dopo circa una cinquantina di giorni, la società romana “Fabrica spa” proprietaria dell’immobile lo aveva reintegrato nel possesso a condizione che accettasse di spostarsi in un appartamento più piccolo di quello che occupava, ritenendo che la sua situazione reddituale, con 110 euro mensili in meno di affitto da pagare per il nuovo alloggio, potesse essere più compatibile. Ma evidentemente l’umiliazione subita con l’esecuzione forzata di sfratto prima e, soprattutto, lo sforzo fisico effettuato con il recente trasloco che il signor Saverio ha curato prevalentemente in proprio, non essendo in condizioni economiche da potersi permettere l’affidamento ad una ditta specializzata, possono essere stati fatali per cuore di un 80enne. Significativa la lettera pubblica che altri inquilini di “Parco Gentile” hanno letto in Chiesa alla fine della cerimonia funebre di Saverio, non solo per ricordare la sua vita di onesto cittadino lavoratore, ma soprattutto per chiedere alle istituzioni di non restare invisibili di fronte agli sfratti ingiusti che a “Parco Gentile” proseguono senza sosta da parte della società proprietaria degli alloggi sociali, affinché “non ci siano altri Saverio”. A dare l’ultimo saluto a Saverio erano presenti anche la vice-sindaco di Bari, Giovanna Iacovone, che negli ultimi tempi si è molto adoperata con i vertici della società proprietaria degli alloggi sociali di “Parco Gentile” per far rientrare Saverio e la moglie Filomena nella casa da cui era stato sfrattato e di riassegnargli un’altra sia pure di dimensioni più ridotte. Un ringraziamento particolare è stato fatto all’avvocato barese Michele Laforgia per essersi fatto carico delle spese funebri di Saverio e che la moglie non era in grado di fronteggiare, poiché le poche risorse economiche (trattasi di famiglia mono reddito) a disposizione dei coniugi erano state spese per far fronte al trasferimento degli allacci di gas ed energia elettrica all’alloggio riassegnato e per gli ordinari acquisti necessari ad alimentarsi, in attesa della prossima mensilità pensionistica. Dalla lettera letta al funerale di Saverio non traspare apertamente alcuna polemica nei confronti delle istituzioni locali, ciò non togli però che un velato cenno alle responsabilità delle istituzioni per la scandalosa vicenda degli alloggi di “Parco Gentile” compare, eccome! Infatti, nel passo finale di detta lettera è stato rilevato: “Noi non vogliamo criticare e giudicare nessuno, ma solo far presente alle autorità e istituzioni che altri uomini e donne, politici, di cui non facciamo nomi, in passato, negli anni 2006, 2007, ben consapevoli del dramma che si stava vivendo in tutt’Italia dell’emergenza abitativa, avevano disposto con un decreto ministeriale, la possibilità di costruire alloggi con prezzi di locazione calmierati e, addirittura, con possibilità di riscatto, anche per noi singoli e famiglie con redditi più modesti”. Pertanto “vi preghiamo signori rappresentanti delle istituzioni di tutelarci, di aiutare le nostre famiglie in difficoltà, di volerci bene, di ascoltare le nostre ragioni rappresentate, nostro malgrado, dai nostri avvocati di fiducia, che con amore stanno seguendo il nostro dramma”. Insomma, una lettera con cui gli inquilini di “Parco Gentile” hanno lanciato anche un grido di dolore collettivo per ciò che è accaduto e sta accadendo con degli alloggi che, a tutti gli effetti di legge, dovrebbero rientrare in un’operazione di housing sociale e, quindi, di edilizia particolare per famiglie non in grado di poter affittare un alloggio a condizioni di mercato e che invece – come è noto dalle cronache riferite anche da questa testata giornalistica – stanno da mesi subendo le conseguenze ingiuste di una convenzione sbagliata sottoscritta dal Comune di Bari nel settembre del 2016, ai tempi del sindaco Antonio Decaro, che non solo aveva accolto la proposta di housing sociale a “Parco Gentile” da un’impresa locale facente capo alla famiglia dell’ing. De Bartolomeo, senza neppure fare un bando pubblico, ma poi ha addirittura siglato una convenzione capestro per gli inquilini assegnatari, in quanto troppo sbilanciata a favore del concessionario per i prezzi in essa previsti a carico degli occupanti gli alloggi da realizzare. Occupanti che – da non dimenticare – sarebbero stati “soggetti” economicamente e socialmente deboli per poter affrontare canoni ed oneri condominiali così previsti. Infatti a tutt’oggi. degli oltre 260 alloggi sociali realizzati a “Parco Gentile” a Santo Spirito, più di un centinaio non sono stati ancora assegnati e risultano sfitti. E francamente, per un’operazione in cui le istituzioni pubbliche hanno contribuito con milioni di Euro, tra esenzioni ed altre agevolazioni varie, pare davvero paradossale che gli assegnatari morosi in modo incolpevole possano poi diventare anche vittime innocenti degli errori di chi dovrebbe, invece, essere chiamato a rispondere del proprio operato. Ma questo, però, è un discorso che andrebbe forse affrontato nelle sedi competenti e, soprattutto, da parti di chi avrebbe il potere ed dovere di farlo.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 9 Aprile 2025