A preoccupare Emiliano non sono le inchieste giudiziarie ma un’eventuale alleanza “giallo-rossa”
A preoccupare il presidente regionale uscente Michele Emiliano non sono tanto le tre inchieste giudiziarie (due a Bari e una, l’ultima, a Foggia) che lo riguardano, o il nome del candidato governatore che la coalizione nazionale di centrodestra potrà sfornare per la Puglia alle prossime regionali, quanto il possibile e verosimile abbraccio tra Pd ed M5s che il segretario Dem, Nicola Zingaretti, vede sempre di più come unica prospettiva politica strategica, da estendere su scala nazionale per allargare il campo progressista e civico, al fine di fare blocco contro un centrodestra a trazione salviniana e meloniana che sembrerebbe inarrestabile nell’ascesa elettorale, nonostante la brusca battuta d’arresto subita dalla Lega nei sondaggi, dopo la sfiducia al premier Conte dello scorso mese di Agosto. Infatti, il governatore Emiliano s’aspetta che anche in Puglia, per le prossime regionali, ci sia verosimilmente un’omologazione nelle alleanze elettorali al quadro governativo nazionale del “Conte-bis”. Per cui Pd e “5 Stelle” locali siano costretti ad un’intesa forzosa nella corsa per la guida della Regione e che il candidato governatore comune alla fine venga scelto all’insegna della novità e della discontinuità. Ma è anche possibile (anzi, ci sarebbe da meravigliarsi del contrario) che al tavolo romano delle trattative per le intese regionali tra Pd e M5s partecipino anche i rappresentanti della neo formazione renziana di “Italia Viva” e quelli dell’altro alleato di governo, ossia la sinistra di Leu. E, quindi, che l’individuazione del nome unitario da candidare in ciascuna delle regioni chiamate al voto possa avvenire, più che all’insegna della novità a tutti i costi, secondo un criterio analogo a quello di cui si parla per la scelta dei candidati governatori del centrodestra. Ossia, secondo una suddivisione tra tutte e quattro le sigle politiche dell’odierna alleanza governativa “giallo-rossa”. In ogni caso, Emiliano rischia di rimanere fuori dal gioco, sia per il possibile veto che potrebbe pendere sul suo nome da parte dei pentastellati sia perché, non essendo – come è noto – più iscritto al Pd, la sua candidatura a governatore non farebbe capo ad alcuna delle quattro sigle che si dividerebbero le rispettive candidature a guida della coalizione in ciascuna delle regioni che nel 2020 rinnoveranno l’Assemblea regionale. Di qui l’indifferibile necessità del governatore pugliese uscente di giocare d’anticipo rispetto ai possibili e prevedibili accordi romani tra tutte le forze dell’attuale maggioranza di governo. E questo è ciò che Emiliano ha già messo in programma di fare con l’incontro pubblico di presentazione della sua ricandidatura a governatore annunciato per domenica prossima a Bari, in Largo Albicocca. A sponsorizzare tale ricandidatura ci saranno quasi sicuramente alcuni autorevoli esponenti del Pd pugliese, a cominciare dal segretario regionale, Marco Lacarra, ed ai noti sindaci di Bari, Antonio Decaro, e di Taranto, Rinaldo Melucci, ma forse anche quelli salentini di Brindisi, Riccardo Rossi, e Lecce, Carlo Salvemini, oltre a numerosi altri Primi cittadini pugliesi e rappresentanti locali di varia estrazione dell’attuale coalizione di centrosinistra. Ma sarà sufficiente tale sponsorizzazione dal valore prettamente simbolico a fare da scudo alla ricandidatura di Emiliano contro una eventuale alleanza “giallo-rossa” che non lo vedrebbe probabilmente a capo della stessa per prossime regionali? Probabilmente no. Infatti, Emiliano pur non essendo più iscritto al Pd continua a controllare una parte del partito pugliese di Zingaretti, ma una fetta consistente di esso risponde ad altri riferenti interni che hanno autonomi radicamenti in quel partito, oltre che collegamenti diretti con la sede romana di Largo del Nazzareno. Un analogo discorso si può fare per i rappresentanti pugliesi di Leu e Sinistra italiana. Per non parlare poi degli ex-renziani del Pd pugliese che non sono transitati sotto la neo-nata sigla di “Italia Viva” ma che con l’ex premier Renzi e la sua ministra pugliese all’Agricoltura, Teresa Bellanova, sono comunque in ottimi rapporti. Quindi, alla fine, se anche in Puglia lo schema elettorale delle prossime regionali non dovesse essere più polarizzato come alle regionali del 2015, quando il centrosinistra si presentò compatto con la candidatura di Emiliano, il centrodestra spaccato con due candidature distinte (Adriana Poli Bortone da una parte e Francesco Schhittulli dall’altra) ed il M5s in solitudine con la candidatura di Antonella Laricchia, bensì in maniera più semplificata con soli tre poli: l’alleanza “giallo-rossa” (ossia il Pd ufficiale, con dentro anche i renziani o presunti tali, M5s, e Leu-Si), il centrodestra compatto e l’agglomerato di liste civiche capeggiate da Emiliano, allora la partita pugliese delle regionali si presenterà sicuramente molto difficile anche per il governatore uscente che, come già annunciato, tenterà la riconferma nel 2020. Infatti, questa volta ad aspettare al varco elettorale Emiliano non sarà tanto il centrodestra, che (in caso lo scenario fosse quello ipotizzato innanzi) quasi sicuramente schiererebbe l’eurodeputato leccese di Fdi, Raffaele Fitto, o in alternativa l’altro esponente pugliese a Bruxelles, il leghista Andrea Caroppo, quanto i tanti esponenti locali del centrosinistra pugliese che in questi quasi cinque anni di governatorato di Emiliano si sono sentiti da lui trascurati, se non addirittura traditi nelle rispettive aspettative, perché spesso opzionati da attrazioni rivenienti da ben altri lidi.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 17 Ottobre 2019