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A prevalere sui problemi agricoli pugliesi sono le polemiche più che i fatti

“Proteste & polemiche” stanno caratterizzando il comparto agricolo pugliese in questo inizio del 2019. “Proteste” per i ritardi nel riconoscimento dello stato di calamità dopo la gelata di fine febbraio ed inizio marzo dello scorso anno, per l’assenza di interventi mirati e decisi nella lotta alla Xylella fastidiosa dell’ulivo e per il Psr (Piano di sviluppo rurale) impantanato tra mille rivoli burocratici e, quindi, non ancora operativo. “Polemiche” per le incomprensioni ed i dissidi scoppiati tra l’Organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa del comparto agricolo pugliese, Coldiretti-Puglia, e le altre Organizzazioni del mondo produttivo agricolo locale che in quest’occasione si riconoscono nel movimento protestatario dei cosiddetti “Gillet arancioni”. Ma le polemiche sono scoppiate anche tra l’assessore pugliese all’Agricoltura, Leo Di Gioia, ed il titolare del Ministero per le politiche agricole e forestali, Gian Marco Centinaio, che sul non ancora emanato decreto di riconoscimento dello stato di calamità si rimpallano, come in una sorta di ping-pong, la responsabilità del ritardo. Infatti, ha giustificato in una nota il ministro Centinaio: “La Regione Puglia non ha effettuato le deliberazioni nei termini perciò stiamo intervenendo per sanare errori di altri”, spiegando che “in tutti i decreti legge, ‘il dignità’, ‘proroga termini’ e ‘semplificazioni’, abbiamo inserito la norma nella fase di predisposizione dell’articolato e nella fase
emendativa di conversione in legge, ma è stata sempre espunta perché considerata priva dei requisiti di necessità e urgenza”. Infine, il ministro leghista ha ricordato che la dichiarazione di stato di calamità che interessa agli agricoltori pugliesi era entrata nell’ultima bozza del decreto dignità, ma è stata poi tolta anche in questo caso per analoghe motivazioni. Pero, ha assicurato Centinaio, “lo inseriremo in tutti i provvedimenti perché siamo al corrente della situazione”, evidenziando che “protestare contro il Mipaaft dimostra poca attenzione e conoscenza dei fatti, nonché un infondato pregiudizio”.Immediata la risposta dell’assessore all’Agricoltura della giunta Emiliano, Di Gioia, che ha esordito: “La mancata declaratoria dello stato di calamità per le gelate di febbraio e marzo 2018 non è responsabilità della Regione Puglia. Spiace che il Ministro Centinaio abbia scelto la via della polemica per giustificare a migliaia di olivicoltori pugliesi l’impossibilità di emanare il decreto di declaratoria dello stato di calamità ai sensi della legge 102 del 2004”, precisando: “In verità la Regione, con le delibere di luglio e settembre ha chiesto la deroga agli articoli di legge che impedivano l’accesso ai benefici per le colture previste nel Piano assicurativo, tra cui l’olivicoltura, attuando una modalità già ampiamente usata negli anni”. E, proseguendo, Di Gioa suggerisce che “ora sarebbe necessario continuare uno sforzo corale  per trovare l’idoneo provvedimento in grado di accogliere questa soluzione legislativa per rendere giustizia ad un comparto vitale della Puglia che chiede solo di essere trattato alla pari di altri in un momento in cui, agli eventi negativi della Xylella, si sommano quelli devastanti dei cambiamenti climatici”. E in fine concludere: “Ci sarà tempo e luogo per accertare le responsabilità”, ma “ora risolviamo i problemi. Con onore e lealtà in nome di una condivisa idea: prima l’agricoltura e gli agricoltori, poi le polemiche”. Conclusione, questa, che combacia con la premessa del ministro Centinaio alla polemica apertasi con la Regione, visto il titolare del Dicastro romano di via XX Settembre aveva dichiarato: “l’agricoltura pugliese e la tutela del reddito degli agricoltori sono tra le nostre priorità”. Ma se il comune interesse per gli agricoltori del ministro e dell’assessore pone fine agli addebiti di responsabilità per il ritardo dello stato di calamità, non così tra Coldiretti-Puglia e “Gilet arancioni”. Ossia tra il raggruppamento di Organizzazioni sindacali agricole che ha unito Agci, Cia, Confagricoltura, Copagri, Associazione frantoiani di Puglia, Confcooperative, Lega Coop, Italia Olivicola, Movimento nazionale agricoltura, Unaprol e che ha annunciato una mobilitazione di piazza (assente Coldiretti, sia dall’elenco degli organizzatori della manifestazione che dagli aderenti) per lunedì prossimo, 7 gennaio, a Bari dove sfileranno in segno di solidarietà anche alcune rappresentanze di Cgil, Cisl e Uil, oltre che di molti Comuni pugliesi aderenti all’Anci, per chiedere a Regione e Governo nazionale maggiore attenzione verso l’agricoltura e, in particolare, l’olivicoltura pugliese. Infatti, i “Gilet arancioni” oltre a protestare e polemizzare con ministro Centinaio e Regione Puglia, si scagliano attraverso il loro portavoce, Onofrio Spagnoletti Zeuli, anche contro Coldiretti-Puglia, rea – a loro dire – di diffondere ‘fake news’, o ‘bufale’, ingannevoli per gli agricoltori. Ed il riferimento è ad uno stanziamento di un milione di Euro aiuto della Regione Puglia agli agricoltori per la gelata, che Coldiretti-Puglia – secondo i “Gilet arancioni” – avrebbe rivendicato a proprio merito, a seguito della “im-mobilitazione” organizzata il 31 dicembre scorso, sotto il Palazzo regionale barese di lungomare Nazario Sauro. Durissime le dichiarazioni di Spagnoletti Zeuli contro i colleghi rappresentanti pugliesi dell’Organizzazione che fu di Bonomo e Lobianco. Infatti, la polemica maggiore è quella di diffondere notizie non vere pur di apparire, per attribuirsi meriti inesistenti e che servono solo a dividere, anziché unire il mondo agricolo pugliese. Divisioni, però, che evidentemente si effettuano non soltanto con le fughe avanti in solitudine, come ha fatto recentemente Coldiretti Puglia per talune problematiche dell’agricoltura nostrana, ma anche con l’alimentare “scontri”  inutili e dannosi per l’intera categoria produttiva. Infatti, non a caso, a prevalere finora per i rapporti con le Istituzioni del mondo agricolo pugliese sono state le polemiche più dei fatti. Questo, però, è un altro discorso.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 4 Gennaio 2019

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