Cultura e Spettacoli

A Punta del Serrone la tragedia

Il Museo archeologico provinciale “Francesco Ribezzo”  trova posto a Brindisi, in piazza Duomo. Una delle sezioni più interessanti è la Sala Benita Sciarra, dedicata all’archeologia subacquea. Qui è possibile apprezzare reperti recuperati in tempi diversi lungo il litorale brindisino. In mezzo ad anfore e ceppi di ancore in pietra e metallo, spiccano i cosiddetti ‘Bronzi di Brindisi’. Si tratta di duecento frammenti bronzei differenti per tipologia, dimensione e datazione rinvenuti nel 1992. Erano sparpagliati lungo un’area di 330 mq che si allarga a 16 m. di profondità e a 400 m. di distanza da Punta del Serrone, una piccola estremità appena a nord dell’imboccatura portuale. Appartenevano a una nave ‘oneraria’ (da carico) romana andata a fondo in era tardo classica. L’eterogeneità dei frammenti esclude che quella nave caricasse statue andate in frantumi al momento del naufragio. Caricava invece sculture già smembrate perché destinate a qualche fonderia. Non si può escludere tuttavia che una parte esigua del carico comprendesse qualche pezzo intero, poi demolito dalla forza del mare. Così non fosse non sarebbe stato possibile ricostruire le statue di Lucio Emilio Paolo, il console romano che nel 168 a.C. trionfò nella guerra di Macedonia, e quella di un civis romanus nelle vesti di togato. Corredano lo straordinario rinvenimento frammenti di altre statue : due teste di personaggi con barba fluente, che riprendono il tipo figurativo del filosofo, databili fra il IV e il III sec. a.C.; due teste-ritratto di personaggi maschili di età imperiale romana, la prima  appartenente alla famiglia Giulio-Claudia dei primi decenni del I sec. d.C., mentre l’altra presenta forti somiglianze con l’imperatore Caracalla ; due immagini femminili del III-IV sec. d.C. ; un’ala pertinente ad una statua celebrativa di chissà quale vittoria ; numerosi frammenti di arti inferiori e superiori ; avanzi di panneggi. Un carico piuttosto pesante che finì col mettere in difficoltà la nave che lo trasportava, appena il mare si ingrossò. In quel braccio di mare, particolarmente sfortunato per la navigazione a causa di correnti insidiose, secche e l’improvviso formarsi di trombe d’aria, sono affondate moltissime navi nell’antichità. Quanto alla rotta, quella nave forse proveniva da qualche remota provincia dell’Impero. Era diretta a Brindisi o verso qualche porto dell’alto Adriatico? In ogni caso si può escludere fosse partita dallo scalo pugliese. All’epoca bastava che il mare fosse appena agitato per rinunciare a sfidare le onde. Nessuno avrebbe affrontato l’Adriatico in odore di tempesta e con una nave carica oltre il ragionevole.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 18 Maggio 2019

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