Cronaca

A rischio frane e smottamenti 230 comuni pugliesi

Le grandinate e i nubifragi nel tarantino e nel barese sono gli ennesimi fenomeni estremi in Puglia, dove nell’ultimo decennio sono aumentati di ben 12 volte gli eventi estremi climatici in estate con un balzo di oltre il 1000% tra nubifragi, bombe d’acqua, tornado, tempeste di vento, grandinate e ondate di calore. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti regionale, sulla base dei dati dell’European Severe Weather Database (Eswd) in occasione di grandinate e nubifragi a Laterza, Ginosa, Manduria e Santeramo.Le ultime ondate di maltempo con nubifragi, trombe d’aria, grandinate si sono abbattute su terreni secchi per la siccità che dura da mesi che – evidenzia la Coldiretti Puglia – non riescono ad assorbire l’acqua che causa frane e smottamenti con 230 i comuni pugliesi a rischio frane e alluvioni e a pagarne i costi, oltre ai cittadini residenti soprattutto nelle aree rurali, sono proprio le 11.692 imprese che operano su quei territori. Anche il consumo del suolo è avvenuto per il 67,5% in contesti prevalentemente agricoli o naturali, depauperando pezzi di territorio e deturpando il paesaggio, oltre ad impoverire il tessuto imprenditoriale agricolo pugliese.Il rischio idrogeologico, con differente pericolosità idraulica e geomorfologica, riguarda il 100% dei comuni della BAT, il 95% dei territori di Brindisi e Foggia, il 90% dei comuni della provincia di Bari e l’81% dei comuni leccesi e sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni, secondo le elaborazioni di Coldiretti Puglia sulla scorta dei dati ISPRA.Cambiamenti climatici che – evidenzia la Coldiretti Puglia – provocano danni perché colpiscono un territorio reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono. Risultano ‘mangiati’ 158.695 ettari in Puglia, dove nel 2021 sono andati persi altri 500 ettari di campagne – sottolinea la Coldiretti Puglia – per colpa della cementificazione e dell’abbandono che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile. Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo, inoltre, si abbattono – aggiunge Coldiretti Puglia – i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti, con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire e al siccità che ogni anno aggrava il rischio desertificazione.La pulizia di fossi e canali, la gestione di dighe e degli impianti irrigui è un’attività assolutamente indispensabile che va garantita – denuncia Coldiretti Puglia – anche in considerazione dei ripetuti danni subiti, a causa della mancata manutenzione straordinaria degli impianti irrigui collettivi, pozzi compresi e delle reti di distribuzione di acqua potabile nelle aree rurali.  Di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà. Per questo sono necessari – continua Coldiretti – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da gestirne l’utilizzo quando serve.Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare, conclude Coldiretti Puglia nel sottolineare che l’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli.


Pubblicato il 12 Agosto 2022

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