Cultura e Spettacoli

A Santa Pelagia poca roba

E’ dall’inizio del Novecento che nel golfo di Manfredonia, nel tratto di costa fra Zapponeta e Torre Tivoli, si parla di un sito archeologico sommerso

Cosa può esserci di vero nella leggenda di Santa Pelagia ? Gli appassionati del mistero parlano di Atlantide pugliese. Nel golfo di Manfredonia, nel tratto di costa fra Zapponeta e Torre Tivoli giacerebbero i resti di una città ingoiata dal mare intorno al 1000 dopo Cristo. I resti dell’antico villaggio si troverebbero a seicento metri di distanza dalla costa, a sette metri di profondità. E’ dall’inizio del Novecento che si parla del sito sommerso di Santa Pelagia. La sua esatta ubicazione è nota ai pescatori che gettano le reti in questo braccio di mare : Non di rado riportano a galla anfore, tegole, porzioni di basolato stradale. Peraltro, nei terreni antistanti la battigia all’altezza di Posta Zezza – la prima costruzione di Zapponeta elevata nel 1768 dal barone Michele Zezza nell’idea di favorire l’insediamento di un nucleo di braccianti in un suo latifondo – di recente sono tornati alla luce colonne, capitelli, sepolture. Stiamo parlando di un territorio che in passato dovette essere ben più popolato e nel quale fiorirono le scomparse Arpi e Salapia. Stranamente, però, le Istituzioni dormono, non finanziano nessuna campagna di ricerca. Costerebbe poco sondare quello specchio di mare con una squadra di sub o utilizzano un micro sommergibile a controllo remoto. A meno che i sub siano già arrivati, forse decine d’anni fa, depredando Santa Pelagia dei pezzi migliori e lasciando sul fondo cose il cui valore non giustificherebbe i costi di una comunque costosissima campagna di ricerca. Detto questo, consideriamo l’aspetto storico delle cose, ovvero ciò che è a monte della leggenda di Santa Pelagia : Nel IV secolo dopo Cristo, dopo che l’imperatore Teodosio I aveva imposto il cristianesimo come religione di Stato, una matrona, Pelagia, presi i voti insediandosi in un monastero sipontino, di cui divenne Superiora. Alla sua morte, secondo uno schema narrativo caro alla tradizione cristiana, Pelagia apparve in sogno al Vescovo di Siponto chiedendogli di edificare una chiesa affacciata sul mare fra Terra di Tivoli e Terra di Pietra, località prossime a Zapponeta. L’ignoto vescovo assecondò la volontà celeste. Poco a poco intorno alla chiesa sorsero altri edifici che diedero vita a Santa Pelagia, questa borgata di Siponto. Il sito rimase in vita alcuni secoli prima che l’Adriatico lo cancellasse, non si sa se per bradisismo o per effetto di un’onda anomala. E l’ennesima leggenda prese vita. Oggi c’è chi sostiene che i rintocchi del campanile di quella chiesa sono ancora percepibili quando il mare è grosso. Chiacchiere. Se, come dicono, in quel punto la profondità dell’Adriatico è di sette metri, quel campanile spunterebbe ancora, ammesso che un campanile svettante sul pelo dell’acqua possa resistere secoli alle mareggiate. Se una campana c’era laggiù, sub clandestini l’hanno trafugata da quando aveva smesso di suonare già da moltissimo tempo.

Italo Interesse


Pubblicato il 21 Aprile 2023

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