A Scotellaro non perdonarono la ‘questua laica’
L’avevano messo in guardia, con la sfacciataggine tipica dei prepotenti. Lui non si fece intimidire. E quelli passarono all’azione. Una serie di lettere anonime, pochi e mal contraffatti documenti e un pugno di indizi senza consistenza bastarono perché il Procuratore della Repubblica di Matera, non estraneo al complotto ordito dalla destra più reazionaria, disponesse l’arresto di Rocco Scotellaro per “concussione, truffa e associazione a delinquere”. Era il 1950. L’ex sindaco di Tricarico cominciava a fare paura ai grossi proprietari terrieri di tutta la Lucania. Ma in favore del giovanissimo e scomodo scrittore meridionalista si mobilitò il mondo della cultura di tutta Italia. Determinante fu l’intervento di Carlo Levi. Dalle colonne di L’Italia Libera, l’autore di ‘Cristo si è fermato a Eboli’ diede l’avvio a una vigorosa campagna in favore dell’innocenza di Scotellaro. Dopo 47 giorni di prigionia, durante i quali l’innocente non smise di leggere ai compagni di cella la Divina Commedia e il capolavoro di Levi, Scotellaro venne rimesso in libertà dietro sentenza della Corte d’Appello di Potenza. Eppure, quello, non fu il trionfo della giustizia. Perché una volta uscito di prigione, deluso e stanco, Scotellaro abbandonò l’impegno politico. Tornò alla scrittura e all’indagine sociologica. I suoi nemici non chiedevano di meglio. E ancor più gioirono quando tre anni dopo, il 15 dicembre 1953, il poeta di Tricarico morì a soli trent’anni per l’occlusione di una vena, conseguenza di una malattia non adeguatamente curata. Ma perché tanto risentimento verso l’uomo che era stato il più giovane sindaco d’Italia? (aveva 23 anni nel 1946 quando venne eletto primo cittadino di Tricarico). Socialista militante, già dal ’43 Rocco Scotellaro aveva preso ad adoperarsi per sollevare il ceto proletario dai mali endemici : la povertà, le carenze alimentari e igienico-sanitarie, il caporalato… Partecipò anche all’occupazione delle terre incolte e in mano ai latifondisti. Ma il suo capolavoro fu la fondazione dell’Ospedale Civile di Tricarico, avvenuta nel 1947. Non potendo fare affidamento sul contributo di uno Stato centralista e scarsamente interessato alle regioni che contavano pochi voti, Scotellaro inventò la ‘questua laica’. Col contributo economico dei cittadini, fu possibile adattare ad ospedale un’ala inutilizzata del palazzo vescovile. Era troppo per una classe dirigente che con doti da camaleonte era sostanzialmente rimasta immutata dal fascismo. Scotellaro minacciava di creare precedenti e si era alla vigilia delle delicatissime elezioni del 1948. Tipi come lui andavano fermati. Meglio un secolare immobilismo che incontrollabili novità come la ‘questua laica’. Si sa mai, da cosa nasce cosa… Avrebbero potuto fargli fare la stessa fine di Matteotti, ma avevano imparato la lezione. Basta errori politici. Meglio lavorare ai fianchi l’avversario, logorarlo, sfiancarlo, screditarlo… Una tattica vincente.
Italo Interesse
Pubblicato il 15 Dicembre 2017