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A Triggiano il centrodestra non c’è e la partita è tutta interna al centrosinistra

Nell’unico Comune della provincia di Bari che andrà al voto il 25 e 26 maggio prossimi

Nell’unico Comune della provincia di Bari che andrà al voto il 25 e 26 maggio prossimi per eleggere un nuovo sindaco e rinnovare il consiglio comunale, la coalizione di centrodestra che da ottobre del 2022 governa a livello nazionale con la premier Giorgia Meloni non è presente nella competizione né con alcuno dei partiti che la compongono, né tantomeno con un proprio candidato sindaco di riferimento. Stiamo parlando di Triggiano, ossia della patria politica della consigliera regionale Anita Maurodinoia e del marito Sandro Cataldo, dove a fine maggio si tornerà in anticipo al voto amministrativo proprio a causa di una vicenda giudiziaria che, circa un anno fa, ha determinato le dimissioni del sindaco eletto nel 2021 e che ha tra i principali protagonisti lo stesso Cataldo e sua moglie Anita. Ma ora a far notizia non è di certo l’inchiesta per presunta corruzione elettorale e voto di scambio che vede coinvolti l’ex sindaco Donatelli ed i coniugi Cataldo, ma il fatto che a Triggiano il centrodestra non è della partita nella tornata elettorale in corso, perchè tutti e tre i candidati sindaci che saranno presenti sulla scheda elettorale sono espressione dell’area di centrosinistra e, quindi, anche le rispettive liste di sostegno sono di analoga matrice. Quindi, le prossime elezioni comunali a Triggiano saranno una partita tutta interna al centrosinistra locale, dove il partito di Elly Schlein, presenta un proprio candidato sindaco, Michele Cascarano, sostenuto da 4 liste, di cui due con il simbolo di partiti nazionali, ossia il Pd ed il Psi in abbinamento con il logo di un’associazione locale, e due civiche di espressione personale del candidato sindaco dem. Sostenuto da quattro liste è anche Pino Toscano, ossia il candidato sindaco appoggiato dalla lista del M5S e da altre tre civiche che rappresentano anch’esse parte del centrosinistra triggianese. Ed anche il terzo candidato sindaco, Mauro Battista sostenuto da cinque liste, pur non avendo nella sua coalizione alcuna sigla nazionale di partito, non si presenta come polo politico alternativo all’area di centrosinistra, ma come coalizione civica allargata della stessa area riformista. Pertanto ad essere totalmente assente dalla scena politica comunale di Triggiano sono le forze di centrodestra che questa realtà, stante le candidature innanzi accennate, quasi sicuramente non faranno affatto campagna elettorale. Ed è a dir poco paradossale che il maggior partito nazionale, ossia Fratelli d’Italia, in una realtà di circa 28mila abitanti, qual è per l’appunto Triggiano, non sarà presente sulla scheda elettorale delle comunali. Analogo rilievo può farsi per il partito fondato da Silvio Berlusconi, cioè Forza Italia, che a Triggiano ha addirittura un proprio circolo territoriale, e quindi un certo numero di iscritti, ma che in effetti non è stato in grado di organizzare né una coalizione di centrodestra, né quantomeno di presentare la lista con un proprio candidato sindaco. Il partito di Matteo Salvini è forse quello che nel centrodestra pugliese ha meno responsabilità per l’assenza dalla scena politica triggianese di un candidato sindaco espressione della coalizione nazionale di governo, se non altro per il semplice fatto che la Lega è, nell’ambito del centrodestra pugliese, il partito meno strutturato a livello di radicamento territoriale, oltre che con una percentuale di consensi di gran lunga inferiore in Terra di Bari rispetto sia a Fdi che a Fi. Eppure i vertici politici del centrodestra pugliese e, in particolare barese, hanno avuto quasi un anno di tempo per individuare un nome da candidare a sindaco e costruire una coalizione di centrodestra da contrapporre al centrosinistra nel Comune del sud-est barese che andrà prossimamente al voto, poichè lo scioglimento anticipato dell’assemblea cittadina di detta realtà è avvenuto con largo anticipo rispetto alla data di chiamata al voto. Difatti a Triggiano il centrodestra locale – come è noto – fino a poco tempo fa un candidato sindaco lo aveva e la formazione della squadra di liste che avrebbero dovuto supportarlo era quasi al completo. Se non che a rovinare il progetto politico del centrodestra triggianese ci ha pensato quel Sandro Cataldo che, fino a prima di essere indagato, con la moglie Maurodinoia hanno rappresentato per circa dieci anni uno dei capisaldi del Pd e dell’intero centrosinistra di Terra di Bari. Da non dimenticare, infatti, che Maurodinoia è stata candidata ed eletta alla Regione per ben due volte nelle fila del Pd e nel 2022 è stata addirittura candidata al secondo posto per detto partito nel listino bloccato della provincia di Bari per la Camera dei deputati. Quindi, ultimamente la richiesta di candidatura di Cataldo alle comunali nelle fila del centrodestra altro non era verosimilmente che una “polpetta avvelenata” per scompaginare una coalizione che, alla luce di quanto accaduto in passato, avrebbe potuto giocarsi questa volta una partita con buone possibilità di vittoria nelle comunali. Invece, l’ingenuità politica di alcuni referenti del centrodestra triggianese e gli errori di chi avrebbe dovuto a livello barese sovraintendere all’attività dei rispettivi referenti territoriali ha finito per autoescludere lo stesso centrodestra dalla competizione amministrativa in detta realtà locale. Di chi la colpa? Sicuramente di una classe dirigente che gestisce i principali partiti del centrodestra pugliese e, in particolare, barese per “grazia ricevuta” e brilla più per la “luce riflessa” dai rispettivi partiti che rappresentano che per i meriti politici propri.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 30 Aprile 2025

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