Cronaca

A Vendola non piacciono più le primarie

Al governatore pugliese e leader nazionale di Sel, Nichi Vendola, le primarie non piacciono più. Infatti, è stato il presidente stesso della Regione a lasciarlo intendere a margine di un recente colloquio a Bari con alcuni operatori dell’informazione. E questo perché le primarie si stanno rivelando uno strumento che provoca troppe fibrillazioni. “Speravo che non interferissero in maniera così molesta con l’attività di governo” ha affermato Vendola ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulle polemiche tra i candidati alle primarie del centrosinistra per la presidenza della Regione Puglia. Poi, continuando nell’esternazione, il governatore pugliese uscente ha pure affermato: “A me dispiace, non ho il tempo di partecipare a questa specie di giostra medievale fatta di polemiche”, aggiungendo: “Mi devo occupare ancora per qualche mese di dare risposte ai cittadini pugliesi, che come tutti in Italia stanno soffrendo effetti della crisi”. Vendola, inoltre, nel commentare negativamente gli effetti delle primarie sull’attività del governo regionale, ha auspicato: “Speriamo che la campagna elettorale non si mangi, da parte di tutti, il senso di responsabilità che bisogna avere”. “Lo dico – ha spiegato pure il governatore pugliese – perché per me ogni giorno il problema è rispondere ai cittadini piuttosto che rispondere ai partiti”. In fine, Vendola ha affermato: “Credo poi che  i cittadini abbiano il voltastomaco nei confronti della politica quando è rissa, gossip, diffamazione, polemiche di pessimo livello”. Affermazione, quest’ultima, troppo generica – secondo qualcuno di coloro che hanno assistito alle esternazioni del governatore pugliese – e quasi scontata nel rilevare il comune sentire della gente nei confronti della politica e di taluni suoi protagonisti. E, sempre per rimanere in tema di rissa politica e gossip, la recente vicenda che ha interessato il coordinatore della segreteria regionale del Pd pugliese, Giovanni Procacci, fa registrare un ulteriore strascico. Infatti l’interessato, autosospesosi dall’incarico a seguito della presa di posizione dell’assessore regionale Guglielmo Minervini (Pd), ha diffuso il testo della lettera inviata (e – precisa lo stesso Procacci – “mai pubblicata”)   alla redazione locale dell’importante testata giornalistica nazionale che domenica scorsa ha rivelato i contenuti dell’intercettazione che fanno presumere ad una possibile raccomandazione di Procacci, nel 2009, del figlio Pasquale ad un concorso dell’Università di Bari, per un posto di dottorato di ricerca a tempo determinato. L’ex senatore del Pd nella lettera diffusa, a seguito evidentemente della mancata pubblicazione da parte della stessa testata che aveva trattato il caso, pur riconoscendo che “la questione è circoscritta sul piano strettamente morale”, non manca di polemizzare con chi, nello svolgimento del proprio lavoro, ha riferito di fatti che, seppur non penalmente rilevanti, lasciano tuttavia una lunga ombra (morale) su talune attività concorsuali dell’Ateneo barese. La lettera di Procacci, la cui unica finalità è verosimilmente quella di fornire un contributo di riflessione sulla citata vicenda che lo riguarda, alla fine si conclude con l’affermazione che il servizio in questione ha prodotto una profonda sofferenza nell’animo dell’interessato. Una sofferenza che, come dichiara lo stesso Procacci, “Però l’accetto e la offro alla parte più intima della mia coscienza e a tutti coloro che senza ragione subiscono duri colpi alla loro immagine e alla loro dignità”. Ma è risaputo – ha affermato ironicamente qualche addetto ai lavori della politica – che “a chi naviga per certi mari, a volte capita anche di prendere certi pesci”. Ma questo è da mettere sicuramente in conto a chi fa politica e morale insieme. E questa volta è capitato a Procacci.  

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 5 Novembre 2014

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