Ecco un altro spazio pubblico affidato alla cura di associazioni, comitati, ma anche e soprattutto a persone che hanno voglia, come dicono loro stessi, di un vero “Spazio di Mutuo Soccorso”. Uno spazio libero che non sia abbandonato all’incuria e degrado di gran parte dei beni di proprietà pubblica, specie se si tratta di spazi a verde. Ecco dunque, spiegata la petizione popolare per la riappropriazione del bene comune a <>, in via Giovanni Amendola 189/A, a Bari; spazio di mutuo soccorso nato il 24 marzo scorso in uno dei molti luoghi urbani – il giardino e la cascina adiacenti a Villa Capriati – in totale stato di abbandono, come detto. Stamane quindi, undici in punto, verrà presentata la ‘Petizione Popolare’ a sostegno dell’atto di liberazione e riappropriazione, sottoscritta sino ad oggi da circa settecento persone, ma ancora senza risposte ufficiali da parte degli enti interessati, almeno per adesso. Un atto con il quale, invece, «noi studenti e studentesse, precari e precarie, soggetti lgbtq, lavoratori e lavoratrici, uomini e donne, bambini e bambine» abbiamo scelto di restituire alla città un luogo pubblico, quindi per sua stessa definizione collettivo, che alla città invece è stato chiuso e sottratto e che grazie ad un percorso di autorecupero centinaia di persone, di Bari e non solo, sono tornati ad attraversare e a ri-vivere. La “freddezza” dei numeri di questi primi due mesi giorni di autogestione raccontano invece “il calore” di passioni ed energie condivise per un progetto di vita possibile. Dal 24 marzo è stato, tanto per essere più chiari e concreti, riqualificato 852 mq di area verde: ripulito il giardino e l’agrumeto, realizzato un piccolo orto, ma anche riqualificato 147 mq di cascina (ancora in fase di auto recupero): pitturato le stanze, realizzato una zona per gli attrezzi e organizzato diversi eventi. Quali? Assemblee pubbliche, cineforum, dibattiti politici e culturali, pranzi e cene sociali. Tutto questo, però, è stato possibile sia grazie all’entusiasmo e all’impegno quotidiano sia grazie molto più ‘banalmente’ e concretamente alle centinaia di taniche d’acqua: riempite dalle fontane pubbliche, necessarie per il giardino, le pulizie, la cucina e la vita comune. E senza scordare i 50 litri di benzina necessaria per il generatore utile a “dare luce” allo spazio. Conclusione? <>
Francesco De Martino
Pubblicato il 1 Giugno 2016