Abbattere cinghiali, il male minore
Un po’ in tutta Italia i cinghiali stanno diventando un grosso problema’. Nessuno venti anni fa avrebbe immaginato che quelle poche coppie immesse nell’ambiente per ripopolare areali si sarebbero riprodotte con tanta prolificità e che questa specie avrebbe dimostrato una capacità di adattamento superiore persino a quella della volpe. E adesso anche nelle campagne più lontane si fa concreto il pericolo di cinghiali invadenti e aggressivi che terrorizzano agricoltori, ciclisti, amanti dello jogging. Né vanno dimenticati i danni che questi animali recano alle colture, che devastano. Si calcola che ogni cinghiale procuri un danno pari a trecento euro al mese e siccome gli agricoltori non mancano di chiedere alla Regione di competenza il giusto indennizzo, s’immagini per questi Enti il peso della voce ‘cinghiale’ tra quelle di spesa. E i danni alla circolazione auto veicolare? Il 65% degli incidenti che vede coinvolti animali ha per protagonisti cinghiali ; e scontrarsi contro una massa di 150 kg… Di fronte a tanta emergenza si chiede allora aiuto ad una delle categorie più bistrattate : i cacciatori. Ad essi ci si affida per realizzare un ‘piano di prelievo’ che stabilisca la percentuale di popolazione da abbattere rispetto alla consistenza censita o stimata. Ma non tutti i cacciatori possono praticare la caccia ‘di selezione’ al cinghiale. Serve in proposito una speciale Abilitazione rilasciata dagli appositi Uffici provinciali, previa frequentazione di un corso formativo che prevede un certo numero di ore divise fra teoria e pratica e prove di tiro. Le ragioni di questa abilitazione sono facilmente intuibili. Un conto è sparare a tordi e mancare il bersaglio, un altro è fronteggiare un cinghiale che, sfiorato dal colpo, invece di fuggire carica il cacciatore. Serve freddezza, precisione di tiro e arma adatta. E poi, salvo appostarsi singolarmente e confidare nella buona sorte, la caccia al cinghiale è un fatto di squadra. La ‘cacciarella’ o ‘braccata’ prevede un consistente numero di cacciatori coordinati da un caposquadra e suddivisi in ‘poste’ e ‘canai’. I primi sono i cacciatori preventivamente posizionati lungo il perimetro di caccia ; verso costoro i ‘canai’, stanato l’animale, lo indirizzano. Una variante è la ‘girata’, tecnica adatta a una piccola squadra composta da poche ‘poste’ e un solo canaio, accompagnato da uno o più cani appositamente addestrati. Torniamo ai corsi di formazione. In tal senso si muove anche la Puglia, altra regione non poco danneggiata dalla proliferazione del cinghiale. Lo scorso 2 maggio la Provincia di Taranto e l’ATC (Ambito Territoriale di caccia) ha bandito un corso per “selecontrollori” per la specie cinghiale. Il corso, a numero chiuso (sono previsti solo cinquanta posti) è destinato a uomini e donne di età compresa tra i 25 e i 75 anni che siano in possesso dell’abilitazione all’esercizio venatorio da almeno 3 anni.
Italo Interesse
Pubblicato il 10 Maggio 2014