Cultura e Spettacoli

Acari letali, randagi mutanti

Ha fatto la fine del mostro di Loch Nees e dello Yeti. Non se ne parla più. Il Chupacabra è già scivolato nel dimenticatoio. Il presunto mostro che abiterebbe alcune zone della Americhe nutrendosi del sangue di animali da cortile e di capre in particolare (donde il nome : succhia-capre), stando a Barry O’Connor, un biologo dell’Università del Michigan, altro non sarebbe che un coyote infettato da un particolare acaro responsabile di un aumento anomalo dell’aggressività e della forza fisica ; fenomeni accompagnati da significative deformazioni anatomiche (ma non al punto da dare vita ad una creatura pressoché aliena con arti allungati terminanti in tre dita artigliate, viso appuntito e lungo con occhi rossi e allungati e squame verticali sul capo e sul dorso, stando alle descrizioni di testimoni inaffidabili). Alla luce di queste considerazioni è possibile guardare con occhi diversi ai due presunti casi di Chupacabra in Puglia : Ai primi di dicembre del 1996 in un casolare nelle  campagne di Salve,  furono trovati  i cadaveri di un cane, di un gatto e di quindici galline. Le vittime, che presentavano tutte tre piccoli fori allineati ora sul collo, ora sul corpo, non erano dissanguate completamente e non presentavano il rigor mortis benché la morte risalisse a molte ore prima. Inoltre, in una stanza all’interno dell’abitazione molti oggetti si presentavano sparsi sul pavimento come se qualcuno o qualcosa avesse cercato chissà che (ma forse gatti impauriti, correndo per la stanza, li avevano gettati per terra). In un altro casolare a distanza di un chilometro, un’altra scena allarmante : quindici galline morte con le stesse modalità di cui sopra, in più ricoperte da una sostanza verde gelatinosa. Ad accrescere il mistero, graffi profondi su alcuni tronchi, un tralcio di vite ‘divorato’ e una rete metallica tranciata di netto (la rete difendeva una piccola finestra posta a 1,5 metri d’altezza). Nel novembre del 2001, nell’agro fra Galatone e Poggiardo, si registrarono misteriosi sgozzamenti a danno di polli, tacchini e struzzi da allevamento… In Puglia non esistono coyote. E di lupi, almeno nel Salento, nemmeno l’ombra. Ma per restare ai canidi, ci sono le volpi. Troppo piccole per deformarsi in una belva capace delle imprese sopra descritte? Allora prendiamo in considerazione i tanti randagi che battono le campagne. Branchi di randagi infettati da un acaro letale e diffuso a livello globale possono aver generato ibridi mutanti dalle caratteristiche insolite : la cattiveria della donnola, l’agilità della lince, la forza della iena, il coraggio del lupo e la tendenza a lappare il sangue delle vittime piuttosto che a cibarsi di carne. Ibridi sopravvissuti in numero limitatissimo e, per fortuna, incapaci di riprodursi. Una volta sviluppati gli anticorpi all’orribile acaro, anche al prezzo di molti decessi, le successive generazioni di coyote, sciacalli e cani inselvatichiti non avrebbero più messo al mondo mostri, qui come altrove.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 26 Luglio 2017

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