Cultura e Spettacoli

Acqua di Cristo, bere e segnarsi

Rovistando in Rete abbiamo avuto la ventura d’incappare in questa cartolina risalente ai primi del Novecento. L’immagine è interessante da molteplici punti di vista. Innanzitutto segnala la bellezza della nostra costa in tempi in cui l’antropizzazione non era ancora selvaggia. Lo stile sobrio dei bagnanti, poi, fa riflettere sulla sciatteria con cui oggi si passa il tempo in riva al mare. E quella barca? Con vele così, di tela ruvida e che con la pioggia diventavano pesantissime, si andava a pescare senza fare affidamento su bollettini per naviganti e sussidi satellitari. Infine, la dicitura in alto. Come si legge, la città pugliese è qui ritratta da sud, con la camera posizionata all’altezza di un’insenatura chiamata ‘Acqua di Cristo’. Il  toponimo trae origine dal fatto che in quell’insenatura esiste uno sbocco d’acqua sorgiva. L’acqua dolce sgorga appena al di sotto del livello del mare, motivo per il quale si ‘corrompe’ leggermente  per effetto del contatto col sale. Ciò le conferisce apprezzabili proprietà depurative e purgative ben note agli antichi i quali, riconoscendo capacità miracolosa a quell’acqua, la battezzarono ‘acqua di Cristo’. Di sbocchi così ce n’erano a iosa da Bari a Brindisi. Ne sono rimasti pochissimi. I corsi d’acqua che li alimentavano si sono impoveriti a furia delle trivellazioni necessarie ad assicurare indipendenza idrica a migliaia di ville, ovviamente a ridosso della costa. Abbattendosi la pressione del flusso, l’acqua dolce non ce la fa più ad avere ragione della resistenza opposta dal mare, davanti al quale adesso retrocede. Il risultato è che quell’acqua, impiegata dai contadini per usi irrigui, è diventata salmastra, perciò dannosa alle coltivazioni. Addio Acqua di Cristo, acqua tanto venerata dai nostri avi. Individuarla non era difficile. Se lo specchio d’acqua assumeva riverberi cristallini a fronte di una temperatura gelida, era sicuro indizio della presenza dell’Acqua di Cristo. Il rifornimento avveniva immergendo orci all’altezza della polla. L’acqua andava bevuta sul posto poiché, anche conservata nella creta, perdeva il suo potere in capo a poche ore. Chi poi voleva l’Acqua di Cristo la più pura possibile doveva tappare l’imboccatura dell’orcio con una mano e, se ne aveva la forza, affondare lo stesso sino al contatto col foro nella roccia. A quel punto scostava la mano e l’Acqua di Cristo riempiva il contenitore. Il fatto che quest’acqua benefica perdesse rapidamente il suo potere benefico ne rendeva impossibile la commercializzazione. L’approvvigionarsene, allora, e di conseguenza la sua assunzione assumeva cadenze pressoché rituali. Il devoto prima pregava, dopo attingeva, quindi beveva, infine si segnava.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 20 Settembre 2014

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