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Acqua… in bocca, ma cosa esce dai nostri rubinetti?

Michele Ladisa, Lillino per chi lo conosce e segue le sue battaglie per ambiente e legalità – storica quella per riaprire il parco ‘Mater Domini’ a Bitetto, con tanto di tenda piantata per alcuni giorni davanti alla Prefettura vent’anni fa – ora col suo “Movimento Duosiciliano” ha deciso di capire fino a che punto è potabile l’acqua che bevono pugliesi e lucani. Acqua che passa tutti i santi giorni attraverso le condotte dell’Acquedotto Pugliese, le più antiche e grandi del Mondo.

Allora, Ladisa, a che punto siamo dopo denunce ed esposti agli enti a tutela di ambiente e salute pubblica?, da Regione Puglia a Prefettura, passando per Asl e Comune di Bari?

 

<<”Non è mai stata rilevata alcuna presenza di bromati strumentalmente rilevabili”: ecco la frase sbandierata a sua difesa dall’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese riguardo l’indagine sulla presenza di cloro “sporco” nelle acque potabili erogate a 4 milioni circa di utenze>>.

 

In termini meno ‘burocratici’, che vuol dire, possiamo fidarci?

 

<<“Strumentalmente rilevabili” rappresenta in realtà una frase  ricorrente che l’ente di via Cognetti utilizza sistematicamente quando è interpellato sulla ipotetica presenza nell’acqua di sostanze estranee e nocive alla salute. Infatti lo ha detto, ridetto e messo anche nero su bianco in più occasioni, causa la presenza di altre sostanze. E lo ribadisce anche per il cloro>>.

E allora, a che punto siamo dopo le richieste che ha inoltrato ai vertici dell’Acquedotto?

 

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Non avevano dubbi. Ma le risposte non dovrebbe fornirle in primis l’ente gestore e cioè l’ente Acquedotto?

 

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Ce n’è abbastanza per andare a fondo e pensare a interventi diversi e più a fondo, magari, di una megadisinfestazione, per fugare dubbi e paure, no?

 

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Cosa farete, se persisteranno i silenzi di enti, agenzie, asl e prefetture?

 

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Francesco De Martino


Pubblicato il 24 Febbraio 2016

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