Cultura e Spettacoli

Ad acquerello, la Bari che fu

Ancora negli anni del secondo dopoguerra – pur nell’affermazione industriale dell’arte fotografica – non era raro che enciclopedie, sussidiari scolastici, riviste e locandine fossero corredate di vedute eseguite ad acquerello, immagini dal singolare potere evocativo per effetto di un cromatismo leggero e discreto, in qualche modo rassicurante. Povero acquerello, a conservarne l’arte sono rimasti pochi cultori. Uno di questi, Nunzio Giorgio, ha di recente dato alle stampe ‘Bari acquerelli’, un volume edito da Adda nel quale sono raccolte circa ottanta vedute di Bari, riprese da foto scattate lungo tutto l’arco del Novecento (quasi ogni immagine viene qui  accompagnata da brevi didascalie di Giulia Foggetti, antiquaria e collezionista di dipinti, stampe e cartoline d’epoca di Bari). Giorgio riproduce con fedeltà queste foto, in prevalenza girando a colore il bianco nero. Il risultato è buono là dove vengono riprodotte le dimore aristocratiche della città nuova e alcuni scorci della ‘terza’ Bari, quella sviluppatasi al di là della Ferrovia. Interessante per la sottile vena polemica la riproduzione dell’edificio in vetro e cemento sorto in Piazza Moro là dove un tempo si levava la meravigliosa sede in stile liberty del maggiore quotidiano cittadino, poi dissennatamente abbattuta. Nel lavoro di Giorgio quella sagoma di una bellezza mozzafiato appare riflessa sulla lucida superficie dell’orrido palazzotto come un fantasma tornato dall’Altrove a scuotere lerce coscienze in materia di conservazione del patrimonio storico. E, restando in tema di brutture architettoniche, duole che Giorgio scelga di riprodurre l’algido ‘capolavoro’ di Piano (il San Nicola) invece di dedicarsi alle geometrie calde dell’armonioso Stadio Della Vittoria. Quanto invece alla Bari più attesa (il lungomare, le fortificazioni, le chiese, il borgo antico, le piazze…), il risultato appare un po’ scolastico. Nonostante tale limite però, queste riproduzioni presentano il pregio di far rivivere, e con maggiore intensità dei relativi originali, la Bari perduta, quella città a misura d’uomo, quieta, placida ai limiti del sonnacchioso, affatto inquinata, sicura e immune da stress e violenze, non ancora infangata da personaggi biechi. In una parola, una città ‘pulita’. ‘Bari acquerelli’, giustamente osserva Aldo Luisi nella sua prefazione, è diario per immagini, qualcosa di vicino ai carnet de voyage  di quei viaggiatori d’oltralpe che ai tempi del grand tour si spingevano fin quaggiù e a china o a carboncino prendevano schizzi che in un secondo momento, una volta tornati a casa, avrebbero ripreso per tramutarli in stampe, dipinti o, appunto, deliziosi acquerelli. A suo modo, concludiamo noi, Nunzio Giorgio è un (ri)visitatore incantato della sua città, che omaggia col cuore prim’ancora che col pennello.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 19 Gennaio 2017

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