Addio ad un nuovo nuovo istituto penitenziario a Bari
Era previsto nell’ultimo “piano carceri”, la costruzione d’un nuovo istituto penitenziario a Bari, tanto che fin da metà settembre dell’anno scorso fu dato anche incarico della relativa progettazione ad un architetto in servizio presso l’Ufficio del Commissario Delegato dall’allora Commissario Straordinario e Capo del Dipartimento Penitenziario, Franco Ionta. In particolare l’incarico prevedeva la predisposizione d’un progetto preliminare per la realizzazione, appunto, d’un nuovo Istituto Penitenziario a Bari. Proprio per questo nei primi mesi di quest’anno altri funzionari dell’Amministrazione Penitenziaria di Roma e di Bari, incontrarono nel capoluogo di regione sia il sindaco della Città Emiliano, che il Presidente della Regione Vendola. Il nuovo carcere che sarebbe costato circa 45 milioni di euro, avrebbe potuto ospitare tranquillamente circa settecento/ottocento detenuti. Da quegli incontri emersero un parere positivo del primo cittadino barese ed alcune contrarietà da parte del Governatore della Puglia. Tuttavia la contrarietà del presidente Vendola, alla fine, ha avuto un peso tanto determinante che la città di Bari è stata esclusa dal “piano carceri” , ed i circa 45 milioni di euro sono stati riassegnati a Pordenone, prendendo la via del Friuli. Eppure già nelle scorse settimane il sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe e il suo segretario Federico Pilagatti avevano espresso non poche preoccupazioni per la posizione assunta dal presidente pugliese a differenza del presidente della Lombardia Formigoni che, invece, aveva incontrato il Ministro della Giustizia per dare la disponibilità a collaborare con l’Amministrazione Penitenziaria per la realizzazione di nuove carceri, benché solo l’area metropolitana di Milano ne conti ben tre(San Vittore, Bollate, Opera). Ed ora si apprende da fonti ministeriali che il tempo massimo sarebbe scaduto e proprio la contrarietà del Presidente della Regione Puglia che s’è assunto una grave e grande responsabilità nei confronti della popolazione detenuta pugliese, del personale di Polizia Penitenziaria e degli operatori economici della città. Infatti, chiarisce ancora Pilagatti, per la costruzione di un nuovo penitenziario a Bari erano pronti circa 45 milioni di euro , che avrebbero comunque contribuito a creare un po’ lavoro di cui c’è tanto bisogno in questo momento. Il Sindacato degli agenti penitenziari pugliesi ritiene non comprensibili certe prese di posizioni di taluni che si scandalizzano per come sia la situazione nelle carceri sovraffollate oltre ogni misura con negazione di diritti primari, come quelli della dignità e della salute, eppoi quando si presenta la possibilità di migliorarne le condizioni, remano contro. “”Sarebbe bastato che il governatore della Puglia si fosse affacciato per un attimo nel girone dantesco di Corso de Gasperi per farsi passare qualsiasi dubbio. Letti a castello a quattro piani, detenuti, che consumano il proprio pranzo non seduti a tavola ma sul proprio letto, stipati in 7,8 in meno di 18 mq, bagno compreso”, rincara il segretario Sappe Federico Pilagatti. Attualmente la Puglia conta circa 4500 detenuti a fronte di circa 2400 posti, con la costruzione del nuovo carcere di Bari (almeno 800 posti) ai quali potrebbero presto aggiungersi le nuove sezioni detentive presso gli Istituti di Lecce, Taranto e forse Trani(800 posti almeno) si sarebbe potuto risolvere il problema del grave sovraffollamento che attanaglia tutte le carceri della Regione, offrendo così condizioni di vita decenti ai detenuti. Peraltro il progetto del nuovo carcere a Bari, oltreché alleviare la situazione drammatica che si vive nelle carceri pugliesi,sarebbe diventato, anche un laboratorio per i detenuti a cui sarebbe stato offerto un percorso rieducativo sulla scia di quello che avviene per Milano Bollate ove il coinvolgimento tra territorio e carcere, ha dato e sta dando frutti molto positivi che vengono presi a modello anche da altre Nazioni.
Per fortuna restano i finanziamenti destinati a Lecce, Taranto e Trani
“”Ancora una volta un’occasione e’ stata persa e questa volta non certo per colpa dell’Amministrazione Centrale che si è sempre disinteressata della Puglia, ma per volontà ben precise che oltreché lasciare il carcere di Bari ed i detenuti ristretti in una situazione di degrado inaccettabile, avrebbero definitivamente affossato anche le speranze di tantissimi lavoratori della Polizia Penitenziaria di ritornare nella propria terra dopo tantissimi anni di duro lavoro nelle carceri del nord””, la chiosa di Pilagatti. E adesso il Sindacato degli agenti penitenziari ha chiesto al Presidente della Regione Puglia di conoscere la verità sulla situazione prospettata dagli ambienti del DAP, e cioè le motivazioni per cui è stata espressa contrarietà per la costruzione d’ un nuovo carcere a Bari. Se può servire a consolare, almeno, i finanziamenti per la costruzione dei nuovi padiglioni detentivi all’interno delle carceri di Lecce (12,7 milioni di euro), Taranto (12,7 milioni di euro) e Trani (11.8 milioni di euro), per un totale di 600 posti (che potrebbero arrivare ad 800-1000) sono stati confermati e presto, se non ci saranno ulteriori intoppi, potrebbero partire i lavori. Ciò in quanto almeno per queste opere, gli amministratori regionali non possono metterci lingua, provocando magari un’altra occasione persa. A partire, è bene dirlo, proprio da quei politici regionali che tanto s’indignano a parole per la situazione delle carceri pugliesi e che sempre a parole, si dimostrano solidali anche con provvedimenti che poi risultano essere solo carta straccia. “”Si è persa la possibilità di offrire migliori di condizioni di vita a migliaia di detenuti, condizioni di lavoro decenti a migliaia di operatori penitenziari a partire proprio dai poliziotti. Si sono persi 45 milioni di euro che volevano dire lavoro, tanto lavoro. Ci rifletta –conclude il segretario Sappe Pilagatti- ogni tanto il governatore Vendola””. Soprattutto quando tra un discorso ed un altro, gli tornano in mente i tempi in cui si proclamava strenuo difensore della vivibilità delle carceri e dei diritti dei detenuti e per cui visitava spesso le carceri pugliesi.
Francesco De Martino
Pubblicato il 30 Agosto 2012