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Addio all’illusione di eliminare i binari dall’abitato di Palese e Santo Spirito

Il Cipess nella seduta del 29 novembre ha definanziato il progetto di spostamento all'esterno della tratta di Rfi che attraversa il "Municipio 5" di Bari. Silenzio assordante di Comune e Regione che nel 2010 affossarono l'interramento dei binari sull'esistente linea ferroviaria

Ennesima disillusione per i residenti delle due ex frazioni costiere a nord di Bari, dopo la beffa del 2010 che ha portato allo spostamento dei binari nella sola parte sud della città, lasciando inalterata la situazione dei dei binari di Rfi sulla tratta a nord di Bari, dove – come è noto – a tutt’oggi esistono ben 7 passaggi a livello cittadini di Rfi nell’abitato di Palese e Santo Spirito. Una comunità, quest’ultima, che da allora era stata “ammorbata” con la promessa dell’eliminazione dei binari dal centro cittadino non più con l’interramento dei binari, ma con la realizzazione di una nuova tratta esterna all’area urbana e che ora, invece, dopo circa 15 anni, è svanita anche quella, ritrovandosi al punto di partenza. Ossia con la certezza della costruzione di muri, al posto dei 7 passaggi a livello, non appena sulla linea ferroviaria Bari-Napoli entrerà in funzione il sistema di trasporto dell’alta capacità di transito. Difatti, tra i progetti recentemente definanziati dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti figura anche quello relativo al “nodo ferroviario Bari-Nord”. Ovvero quello che avrebbe dovuto eliminare il fiume di ferro dei binari nell’abitato di Palese e Santo Spirito con la realizzazione di una linea ferroviaria di circa 11,2 Km, tutta esterna all’area urbana del “Municipio 5” del Comune di Bari. Infatti, nella seduta del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e sviluppo sostenibile) del 29 novembre scorso, il progetto preliminare di Rfi per una variate di tracciato della linea ferroviaria lungo la dorsale Adriatica compresa tra i Comuni di Giovinazzo e Bari, approvato con 111 prescrizioni il 9 gennaio di quest’anno e quindi già in itinere per l’approvazione definitiva, ha subito il brusco “stop” del Cipess, che ha definanziato l’intervento infrastrutturale in questione, a causa dei ritardi accumulati nella fase di progettazione dell’opera, che non consentirebbero più di poter usufruire dei fondi europei nei tempi assegnati in sede di programmazione. In tal modo – hanno denunciato la segretaria generale della Cgil Puglia, il segretario generale della Filt Cgil regionale, Gianni De Lello, ed il segretario generale della Camera del Lavoro Metropolitana di Bari, Domenico Ficco – “si manda in fumo un progetto che si attende da oltre 20 anni e che incide sulla qualità, la sostenibilità e la sicurezza del trasporto su ferro dell’Area metropolitana di Bari e che andrebbe a migliorare i collegamenti lungo tutta la dorsale regionale”. L’intervento definanziato – come hanno fatto notare i vertici locali della Cgil – secondo il progetto approntato da Rfi consiste nella dismissione dell’attuale tracciato e contestuale realizzazione di un nuovo tracciato ferroviario a doppio binario ed elettrificato, per una lunghezza di circa 11 km prevalentemente in trincea profonda e in galleria artificiale, tra le località di servizio di Giovinazzo e Bari Parco Nord. Tale intervento, però, avrebbe dovuto soprattutto mitigare le interferenze della tratta Adriatica di Rfi in prossimità del capoluogo con le aree fortemente urbanizzate di Palese e Santo Spirito, mediante la soppressione di tutti i passaggi a livello ivi attualmente esistenti, oltre che migliorare gli standard di qualità e regolarità dell’offerta commerciale di trasporto passeggeri e merci. A settembre scorso – come si ricorderà – la Regione Puglia aveva dato il via libera definitivo a detto progetto di variante del tracciato di Rfi attualmente esistente tra Santo Spirito e Palese, per un intervento complessivo da circa un miliardo di euro e con la realizzazione di due nuove fermate lungo il nuovo percorso, a servizio dei residenti, in sostituzione a quelle attualmente presenti rispettivamente a Palese ed a Santo Spirito e che, con lo spostamento dei binari all’esterno dell’abitato, sarebbero state eliminate. “Vogliamo – hanno dichiarato, inoltre, i vertici baresi della Cgil – che qualcuno si assuma le responsabilità per questo definanziamento gravissimo anche in termini di mancata ricaduta occupazionale che avrebbe avuto, oltre che al miglioramento infrastrutturale che ora si rischia definitivamente di vanificare”, chiedendo “quali strade alternative vi sono per non disperdere un lavoro ventennale”. Quindi, chiedono anche dalla Cgil-Puglia, “il Governo, Rfi e la Regione ci diano spiegazione e avviino al più presto un confronto allargato alle parti sociali”. Con l’auspicio, infine, che le risorse sottratte alla realizzazione della tratta ferroviaria esterna all’abitato di Palese e Santo Spirito “restino comunque nelle disponibilità della Puglia e non vengano dirottate per interventi di altro tipo e per altri territori”. I vertici locali della Cgil, rivolgendosi alla Regione, hanno chiesto inoltre di attivare quanto prima una cabina di regia per capire le cause che hanno portato a questa drastica decisione del Cipess di eliminare dall’elenco dei grandi interventi quest’opra strategica per la Puglia, oltre che per la comunità di Palese e Santo Spirito, che da più di sessant’anni attende di essere liberata dai passaggi a livello, senza però la ormai temuta realizzazione di muri al posto delle sbarre in pieno centro cittadino. Bucci, De Lello e Ficco chiedono alla Regione di sapere anche “se vi sono strade alternative per un finanziamento che vale circa 700 milioni di euro”, perché – a loro dire – è assurdo che si prosegua con il taglio di finanziamenti al Mezzogiorno, fondamentali da un punto di vista infrastrutturale e dovrebbero servire anche a favorire quei processi di coesione territoriale che sono l’obiettivo principale sia del Pnrr che degli altri fondi comunitari. Ma, forse, ancora più assurdo è che una comunità di oltre 33mila abitanti, qual è per l’appunto quella di Palese e Santo Spirito, distante e distinta da Bari e che per numero di abitanti sarebbe il 274° Comune italiano, sui circa 7900 complessivi esistenti, continui ad essere amministrata dal capoluogo, con conseguenze disastrose per la popolazione ivi residenti, come è quella di non aver mai previsto, né realizzato nell’area urbana di queste ex frazioni, interventi alternativi e di massa in sicurezza dei 7 passaggi a livello di Rfi ivi esistenti da oltre un secolo. Una situazione, che anche alla luce di questa ennesima disillusione, dovrebbe far riflettere tutti, a cominciare dalla classe politica che grazie al consenso conseguito in queste due comunità continua ad essere dormiente ed asserviti ad interessi esattamente opposti a quelli della comunità che dovrebbero rappresentare. Ma questo è forse anche uno dei motivi per cui comunità autonome, come Modugno, Triggiano, Capurso o Adelfia, già da tempo non hanno più il problema dei passaggi a livello e della ferrovia nel centro abitato, mentre Palese e Santo Spirito, che è una realtà anche più significativa di queste sia per via dell’Aeroporto che dei suoi sette chilometri di costa, rischia addirittura di essere “cancellata” anche dalle carte geografiche, oltre che – come è avvenuto ultimamente – essere totalmente “ignorata” da Governo nazionale e dal Cipess per il finanziamento di un’opera indispensabile a risolvere uno dei problemi più importanti per tale territorio.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 11 Dicembre 2024

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