Cronaca

Addio assegno di cura: idonea per la Asl, non per la Regione

Luisa, quarantasette anni, abita vicino Piazza San Pietro a Barivecchia e da quasi trent’anni, cioè da quando ne aveva appena diciotto, ha scoperto di essere affetta da una sclerosi multipla che, progressivamente, l’ha stesa su un lettino. Impossibilitata a muoversi, senza più poter alzare o muovere braccia e gambe. Insomma incapace di badare a se stessa. Luisa parla a fatica e adesso è la sua vista che sta peggiorando di giorno in giorno, mentre a renderle la vita ancora più difficile e ingrata ci stanno pensando da un bel po’ di tempo quelle istituzioni (…con la ‘i’ minuscola) che invece, per legge, dovrebbero cercare di alleviargliele, quelle sofferenze. Da ben quatto anni, infatti, spiega papà Michele pensionato, sua figlia non percepisce più l’assegno di cura messo a disposizione dalla Regione Puglia a favore dei disabili gravi e anche ritirare gli ausilii dall’ex Centro traumatologico ogni volta è un problema. Anzi, un vero e proprio martirio, tra quelli che non si trovano, quegli altri che non ci sono, o che, alla fine,”….torni la prossima volta”. E così, oltre a quell’assegno volatilizzatosi da tempo e senza troppe spiegazioni dai ‘data/base’ del ‘Welfare’, Michele Patruno ci riversa in faccia la sua rabbia svuotandoci sotto il naso un bustone pieno di siringhe, garze, fiale e altri medicamenti inutili. Tutta roba che a sua figlia non serve assolutamente a nulla, se non -non ci vuol molto a capirlo – ad allargare il solco che divide chi soffre (steso immobile su un lettino in una stanzetta vicino al porto di Bari) da chi muove le leve del comando della sanità in Puglia. Magari senza nemmeno rendersi conto dei danni e sofferenze che sparge a piene mani. Ma perchè gli uffici della Regione Puglia non hanno più riconosciuto quel contributo a favore di una disabile in quelle condizioni di salute? Il quadro clinico dipinto da chi ha visitato Luisa quattro mesi fa non è stato certo incoraggiante e anzi, come detto, può soltanto peggiorare, visto che a Luisa è stato assegnato praticamente il massimo del punteggio contemplato dalla ‘scala EDSS’, come c’è scritto nel certificato firmato dal medico dell’Unità Neurofisiopatologia del Policlinico. <<La cosa che più mi ha fatto male è stato quando la dottoressa neurologa della Asl di via Pasubio che mi ha visitato mi ha detto che ero idonea per ricevere l’assegno, ma non idonea per la Regione”, centellina le parole Luisa ricordando un’altra delle tante visite cui è stata sottoposta in tanti  anni. Una vera ‘via crucis’. Senza parlare delle domande, richieste e istanze presentate a direttori generali e dirigenti dell’Azienda Sanitaria Locale da una donna affetta da malattia a ‘decorso progressivo con gravissima compromissione motoria’. Ma con ‘punteggio inferiore rispetto al passato’, si legge in un’altra istanza del 2019, tale da non farla rientrare tra i casi finanziati dall’Ente. Ma scusate, quanti punti ci vogliono a una donna che per ora vede doppio, ma tra non molto rischia di non vederci quasi più , stesa immobilizzata su un lettino, per una vita un poco più dignitosa?

Francesco De Martino


Pubblicato il 22 Settembre 2021

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio