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Addio Provincia: partono nuovi municipi e Città metropolitana ma tutto tace….

E’ trascorso poco più di un mese e mezzo da quando la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge Delrio, il cosiddetto «svuota Province». Con 260 voti favorevoli, 158 contrari e 7 astenuti è così diventato legge il ddl che toglie poteri alle Province e ne abolisce l’elezione diretta, e l’altro ieri nel cortile della Provincia di Bari s’è celebrato il ‘de profundis’ dell’Ente guidato da Francesco Schittulli, il quale ha espresso tutti i suoi dubbi su questa morte annunciata che porterà magrissimi risultati. Ma a parte le perplessità di Schittulli, vivaci sono state le proteste in aula ad aprile ed anche se il decreto entra in vigore ai primi di luglio, il caos regna sovrano a Bari: tra asfissia della Provincia e parto della nuova Città Metropolitana, pochi ci stanno capendo qualcosa. Ma soprattutto nessuno si sta dando da fare sul piano pratico, visto che anche i nuovi municipi, cinque in tutto a Bari, sono già morti ancora prima di partire nonostante tutte le promesse del neosindaco Decaro che stasera, tanto per far capire che fa sul serio, va a farsi…. una passeggiata sulla spiaggia di Pane e Pomodoro. Ma se il Comune di Bari brilla per assenza sul campo, nel campo delle riforme istituzionali, anche alla Provincia di Bari il personale sa poco e niente del proprio futuro, figurarsi una buona parte di consiglieri e assessori che stanno ancora facendo le loro valigie. In effetti bisogna dire che le competenze provinciali vengono trasferite alle Regioni e ai Comuni, ad eccezione per le competenze di edilizia scolastica, della pianificazione dei trasporti, della tutela dell’ambiente: funzioni che rimarranno alle Province, almeno fino a quando queste non verranno completamente abolite con la riforma del Titolo V. E allora, che fine faranno i dipendenti delle Province? Oggi in Italia sono poco meno di 60 mila, e gli attuali dipendenti, tanto per non sbagliare, andranno dove vanno le loro funzioni. Chi in Regione, chi in Comune e chi resterà nella propria amministrazione, in riferimento all’attività svolta. E in ogni caso manterranno la retribuzione che avevano e anche l’anzianità di servizio. I consigli provinciali vengono così trasformati in assemblee dei sindaci. Si prevede poi l’istituzione delle Città metropolitane, a partire dal 1 gennaio del 2015. Diventeranno Città metropolitane: Napoli, Milano, Torino, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Venezia e Reggio Calabria. E la tanto decantata Città Metropolitana sulla quale ci fece un pensierino anche Michele Emiliano –figurarsi….- che a Bari sarò guidata da un sindaco metropolitano e da 14 consiglieri. E così, tra una polemica e l’altra, le province pugliesi sono andate via, cancellate questa volta definitivamente, anche se fino alla fine dell’anno continueranno a svolgere le proprie funzioni, ci saranno i Commissari Prefettizi e i Presidenti ( che decadranno il 31 Dicembre ) e dal 2015 la suddivisione amministrativa del nostro Paese risulterà essere profondamente cambiata. Solo tra sei mesi scarsi, dunque, si procederà alla fusione dei comuni, costituzioni di “ Aree vaste” di più comuni e dunque dal punto di vista amministrativo rimarranno a gestire i territori solamente Comuni e Regioni. E cosi’ a Bari gli amministratori appaiono storditi, annichiliti, tesi tutti ad aspettare l’ultimo momento, come sempre, per preparare uffici, servizi e personale anche se Schittulli e Decaro proprio la settimana scorsa si sono accomodarti sul divano al primo piano di via Spalato piu’ per i convenevoli, che affrontare i problemi seri e concreti della futura fusione. Tacciono anche i sindacati e le parti sociali, nonostante la nascita delle Città metropolitane che prenderanno vita a partire dal 1 Gennaio 2015: Napoli, Milano, Torino, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Venezia e Reggio Calabria oltre ovviamente alla capitale Roma e, in futuro, Palermo, Messina, Catania, Cagliari e Trieste. Prima di affrontare il contenuto della nuova disciplina ed esaminarne gli aspetti più critici, è comunque opportuno ricordare che da tempo c’e’ chi batte sul chiodo per creare un distinto modello di governo per le grandi aree urbane. Ovvero, per quelle aree, non necessariamente molto estese, ad alta ma anche a bassa densità, costituite, di regola, dal Comune capoluogo come Bari e da altri comuni ‘viciniori’, da aree forti per economia e servizi e da aree deboli, dove risaltano relazioni economiche e culturali fortemente integrate e interessi complessi che superano i singoli confini comunali. Queste aree, dove è presente anche una forte esigenza di fruizione comune di servizi generali essenziali per la vita sociale, si configurano spesso come un unico complesso, strettamente integrato o organizzato gerarchicamente. Il fenomeno,  presente in tutte le grandi città, ma a Bari in particolare, si è aggravato per gli effetti della presenza in questi territori di un numero sempre più crescente di non residenti “fruitori” giornalieri o per periodi limitati nell’anno dei servizi urbani (migranti, cittadini stranieri e studenti soprattutto). Allora, che farà la Regione Puglia, con il compito di coordinare il riparto delle funzioni amministrative, fra comuni e città metropolitana? Chi si attiverà tra Vendola, Decaro e Schiuttulli nel campo della pianificazione, della viabilità, della mobilità, della tutela e valorizzazione dei beni culturali e dell’ambiente, della difesa del suolo, della tutela idrogeologica, della tutela e valorizzazione delle risorse idriche, dello smaltimento dei rifiuti? E il personale che si occuperà della raccolta e distribuzione delle acque e delle fonti energetiche, dei servizi per lo sviluppo economico e della grande distribuzione commerciale? E i servizi di area vasta nei settori della sanità, della scuola e della formazione professionale e degli altri servizi urbani di livello metropolitano? Se la legge 142 assegnava alla regione il compito del riordino, sentiti i comuni interessati, delle circoscrizioni territoriali dei comuni dell’area metropolitana, ora i compiti nuovi sono tanti, ma il tempo stringe e nessuno sembra in grado di prendere in mano la situazione, negli enti baresi che contano…

 

 

Antonio De Luigi

 


Pubblicato il 27 Giugno 2014

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