Affari con le stanze da affittare agli studenti
I numeri non sono ufficiali, ma si calcola che a Bari siano circa quattromila gli appartamenti affittati senza contratto di locazione, con una perdita secca per il Fisco di circa venti milioni di euro. Una bella sommetta, non c’è che dire, sulla quale lucrano soprattutto padroni e padroncini di immobili che li affittano a nero agli studenti universitari fuori-sede senza versare una lira nelle Casse Statali e Comunali. Al di là delle cifre che, vale la pena di ribadirlo, nel capoluogo pugliese in particolare non sono suffragate da indagini ufficiali, resta anche il danno sociale che si riversa su una categoria debole come quella degli studenti e lavoratori fuori sede, costretti a sottostare ai prezzi imposti da un mercato legato, anzi affondato, nella peggiore “deregulation”. A Bari il triste primato si trascina da anni nell’indifferenza più totale, mentre in altre Città anche più grandi di Bari le Istituzioni sono scese in campo da tempo per reprimere questo “business”. Sguinzagliando in molti casi “task force” di agenti e Guardia di Finanza che hanno monitorato l’intero territorio, alzando il sipario sul mercato nero degli appartamenti affittati agli studenti a Roma, come a Perugia, con canoni trappola a prezzi da capogiro. Costi per una stanzetta con poltrona, sedia e scrivania affittata peso d’oro, specie se allocata a due passi dall’Università. Insomma, non c’è voluto molto nelle altre città universitarie del centro-nord a scoprire il sottobosco delle rendite accumulate sulla pelle dei poveri studenti universitari, grazie ai controlli incrociati fra banche dati di Comune e Agenzia delle Entrate. Attraverso l’anagrafe tributaria ed il catasto edilizio, infatti, attraverso indagini incrociate si è potuto risalire a quegli immobili per cui risultavano stipulati contratti di fornitura di gas o energia elettrica, ma mancavano i contratti di affitto dichiarati. Un’analisi ad incastro che ha evidenziato, ad esempio nella Capitale, come molti proprietari ammettevano solo la rendita catastale e non l’effettivo reddito percepito per l’affitto della casa. Le Fiamme Gialle romane sono arrivate a scoperchiare una pentola dove ribollivano quasi diecimila appartamenti affittati senza regolare contratto, con un danno erariale di circa cinquanta milioni di euro. Ma torniamo a Bari, dove non ci vorrebbe poi molto a scoprire che molti proprietari affittano agli studenti la casa con pezzi di carta senza valore, nè dichiarati e nè tanto meno registrati, ma che hanno valore solo fra le parti, assicurando rendite “esentasse” ai proprietari delle case. Dai dati registrati nei quartieri della Città a maggiore affluenza universitaria, come Murat, Libertà e San Pasquale, un posto letto ad uno studente fuori sede costa dai 130 ai 150 euro al mese, senza contare poi le spese di condominio, luce e gas. I conti sono presto fatti: un appartamentino di cento metri quadrati con tre stanzette e sei posti letto, assicura una rendita netta di circa 600 euro al mese; ed è stato proprio nei quartieri centrali e semiperiferici che sono state registrate negli ultimi anni le più alte concentrazioni di appartamenti, perlopiù fatiscenti ed abbisognevoli di manutenzione. Ma il fenomeno delle case affittate agli studenti da queste parti finora non sembra aver attirato l’attenzione degli investigatori, anche perchè mancano le denunce dei diretti interessati, che preferiscono risparmiare un pò di euro, garantendo il pagamento puntuale dei canoni per tutto il periodo delle lezioni, da novembre fino a giugno dell’anno successivo, prima dell’interruzione per le vacanze estive. Un invito, dunque, agli studenti a denunciare le situazioni di palese illegalità, con canoni esagerati o assolutamente fuori mercato che finiscono per strozzare giovani che debbono in molti casi pesare ancora economicamente sulle famiglie.
Francesco De Martino
Pubblicato il 12 Aprile 2014