Agricoltura alla “canna del gas” per gli aumenti di energia e materie prime
“Occorre sospendere immediatamente le accise e valutare rapidamente ogni altra misura utile ad abbassare il prezzo pagato dalle aziende” per il carburante agricolo. A chiedere questa misura urgente per il settore Primario dell’economia nazionale è il, vicepresidente di Cia-Agricoltori Italiani della Puglia, Giannicola D’Amico, che ha anche comunicato che l’organizzazione sindacale degli agricoltori di cui lui è esponente, in queste ore, sta decidendo quali iniziative di mobilitazione intraprendere per sostenere una protesta sempre più diffusa in tutta la regione, come del resto in ogni parte d’Italia. Infatti, ha dichiarato D’Amico: “Finora abbiamo preferito la strada del dialogo, del confronto e della proposta con le istituzioni, ed è una direzione che intendiamo continuare a percorrere, ma non escludiamo di annunciare a breve l’organizzazione di una grande manifestazione al Centro-Sud che unisca gli agricoltori pugliesi e quelli di tutto il Mezzogiorno d’Italia”. La protesta si è resa necessaria a seguito degli aumenti esponenziali subiti dal prezzo del carburante per mandare avanti le attività delle imprese agricole, che nelle ultime due settimane è salito alle stelle e la tendenza è ancora al rialzo. Fatto sta che, prima che i prezzi andassero fuori controllo, ossia prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina, il gasolio agricolo costava circa la metà di quanto cosata attualmente. Però, aumentando l’imponibile, cresce sul prezzo finale anche l’incidenza dell’Iva e, quindi, anche l’incidenza dell’imposta statale cresce insieme all’importo del prodotto. Per D’Amico, dunque, sarebbe necessario intervenire con una riduzione anche sull’Iva, oltre che su costo. Infatti, ha aggiunto il vice presidente pugliese di Cia-Agricoltori italiani: “Occorre sospendere immediatamente le accise e valutare rapidamente ogni altra misura utile ad abbassare il prezzo pagato dalle aziende”. “Le imprese agricole – esclamato D’Amico – sono alla canna del gas”, facendo presente che nel settore “rabbia e preoccupazione stanno crescendo sempre con più forza” e “le rassicurazioni del Governo nazionale servono a poco se, come sta accadendo, le imprese agricole si trovano a fronteggiare una situazione di rincari altissimi e generalizzati”. Difatti, ha spiegato il vice presidente di Cia-Agricoltori Italiani della Puglia, “senza gasolio agricolo, i trattori si fermano e le colture vanno in malora”. Ma anche “gli allevatori già adesso in moltissimi casi non sono più nelle condizioni di nutrire in maniera adeguata il bestiame”, poichè l’aumento vertiginoso del prezzo del mais e la sua scarsissima disponibilità sul mercato stanno mettendo in ginocchio il comparto zootecnico nazionale e, quindi, pugliese. Giovedì 10 marzo, – ha riferito sempre D’Amico – a Ravenna è stato scaricato l’ultimo carico di mais e, con l’Ucraina sotto i bombardamenti, “serve un coordinamento d’emergenza nazionale tra Governo e Regioni sull’agricoltura, per affrontare con misure rapide e concrete sia il problema dei rincari sia quello della mancanza di approvvigionamenti, una questione quest’ultima che è fatalmente destinata a peggiorare nelle prossime ore con la nuova protesta annunciata dagli autotrasportatori”. Anche i Cai (Consorzi Agrari d’Italia), in base alla rilevazione settimanale della Borsa Merci di Bologna, punto di riferimento in Italia per le contrattazioni fisiche dei prodotti agricoli, con una nota hanno evidenziato che il grano tenero in una settimana è aumentato di 60 euro a tonnellata, toccando un tetto tra 402 e 411 euro a tonnellata, con punte di 435 euro per il frumento più proteico. Il mais, invece, tocca quota 405 euro a tonnellata con un rialzo di 75 euro rispetto alla scorsa settimana. Invece, il prezzo del grano duro sembra essersi fermato tra 510 e 515 euro a tonnellata. Rispetto alle rilevazioni effettuate a prima dell’inizio della guerra in Ucraina, finora il grano tenero ha subito un’impennata del 31,4%, il mais del 41%, sorgo e orzo del 38%, la soia del 9,5%. Però, anche per i Cai a preoccupare maggiormente sono i rincari dei costi energetici, poiché il costo dei prodotti agricoli incide all’incirca il 10% del prezzo del prodotto finale al consumatore, per cui gli aumenti nel breve periodo dei prodotti derivanti dal grano tenero, quali pane, farine e biscotti sarebbero dovuti principalmente al caro energia e ai rincari di trasporti, imballaggi e carburante. Pertanto il comparto agricolo, che in Puglia è trainante per l’intera economia regionale, da quando è scoppiato il conflitto Russo-Ucraino è letteralmente in ginocchio a causa non solo dei vertiginosi aumenti delle materie prime, ma soprattutto per l’incremento del prezzo del carburante e dell’energia elettrica. Il capogruppo dell’opposizione di centrodestra che alla Regione Puglia fa capo al partito di Giorgia Meloni, Ignazio Zullo, dopo aver rilevato che lo scorso anno un quintale di soia costava 36 euro ed oggi invece costa 78, per cui il prezzo del mais è più che raddoppiato, il gasolio e i concimi azotati sono aumentati del 300%, le sementi del 100% e la ricambistica è aumentata del 40%, unitamente alla ciliegina sulla torta del caro energia, a causa della quale gli operatori dell’agro-zootecnia hanno visto raddoppiare le bollette, ha reso noto di aver chiesto al Presidente della IV Commissione consigliare, Francesco Paolicelli (Pd), di chiamare in audizione gli assessori Pentassuglia (Agricoltura) e Delli Noci (Sviluppo economico) per conoscere quali provvedimenti può mettere in campo la Regione per lenire le gravi sofferenze economiche degli operatoti pugliesi del settore agro-alimentare. “Quello che gli operatori chiedono – ha spiegato Zullo in una nota – è poter aggiornare il prezzo del latte, che è fermo al 1980, per garantire una remunerazione in termini di ricavi anche minimali per poter provvedere al sostentamento delle famiglie”. Infatti, ha precisato il Capogruppo di Fdi alla Regione, “oggi produrre un litro di latte costa agli operatori 45/46 centesimi, ma viene pagato 40/41 centesimi”. Ed in tale situazione “numerose sono le aziende che hanno già chiuso e tante altre ne chiuderanno nelle prossime settimane, se non si allenterà il cappio che le sta strozzando”. Comunque, ha sottolineato ancora Zullo: “La questione riguarda altresì le aziende agricole che operano nella filiera del grano, della verdura e della frutta” ed “analogamente, i pescherecci non riescono più a uscire in mare per la pesca a causa del caro-carburante e ciò determina anche un problema di approvvigionamento di un alimento importante nella nostra dieta come il latte”. Quindi, in Puglia, ad invocare interventi mirati e misure urgenti per settore agro-alimentare, sono principalmente le Organizzazioni di categoria, ma anche qualche politico che, sia pur dai banchi dell’opposizione, si fa portavoce del grido d’allarme del settore, dando maggior forza alle proteste in atto degli operatori agricoli pugliesi. Peccato, però, che le risposte a produttori e consumatori tardano ad arrivare, mentre gli aumenti di materie prime ed energetici viaggiano praticamente alla stessa velocità delle bombe russe che da 16 giorni stanno colpendo l’Ucraina.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 12 Marzo 2022