Primo Piano

Agricoltura: assessori vecchi, dirigenti quasi nuovi e la rivoluzione non arriva mai

Agricoltura malata con la stramaledetta “Xylella” che adesso avanza a pieno regime e si prende tutto il Salento, mentre ad arretrare sono tutti quei settori vanto d’una Regione che, fino a non molti anni or sono, occupava le copertine dei manifesti e riviste specializzate con le sue olive belle e affusolate. Per una Regione capofila di tutti i partenariati possibili e immaginabili (italiani ed esteri sempre nel campo dell’agroalimentare), il povero assessore all’Agricoltura Lello Di Gioia si starà chiedendo quale frutto avariato e nauseabondo gli hanno messo in mano, tanto che se lo sta ancora rigirando tra le mani. Proprio quel Di Gioia che con Vendola II, giubilato in campi e materie asettiche (e quasi del tutto inattaccabili) che erano Finanze, Ragioneria e Bilancio potendo prendere da maestri come Monti e Padoan riusciti a mantenere sempre le mani nette, si ritrova adesso a rappresentare l’agricoltura dove, invece, le mani bisogna immergerle in pasta. E a ogni piè sospinto, senza stare a pensarci troppo, in fondo in fondo. E come potrebbe essere diversamente, in un settore tra i più chiacchierati e trapassati dai mass/media dell’intera giunta negli ultimi tempi, tra un PSR 2007-2013 tuttora in fase di chiusura di conti e, nel silenzio più tombale, di certificazione da parte degli ispettori dell’Unione Europea, con quasi tre anni di ritardo. E un nuovo PSR 2014-2020 che, bisogna dirlo senza tema di smentite, in questi ultimi mesi del 2016 sta muovendo i suoi primi, stentatissimi passi. Per cui emerge non da adesso e in tutta sua criticità, il colpo di quella “Xylella Fastidiosa” e dell’ancora più fastidioso rischio di un contagio che qualcuno dovrà prima o poi spiegare, dati i suoi tanti aspetti misteriosi. Peggio di un romanzaccio giallo da B-movie dietro al quale, però, potrebbero celarsi interessi nemmeno tanto nascosti, se verranno scoperchiate le intricate reti che collegano esperti, docenti, studiosi e consulenti coi loro bei colletti inamidati. Ma non divaghiamo e soprattutto non andiamo a scomodare dibattiti e dietrologie sulle quali l’assessore regionale all’Agricoltura sarà ormai diventato fin troppo esperto, da quando ha abbracciato anche la causa dell’ex magistrato barese successore di Vendola, visto che in tutto questo ‘bailamme’ sta spianando il campo –consapevole o inconsapevole – al dottor Gabriele Papa Pagliardini, commercialista leccese e altro campione agricolo per aver guidato il settore quando assessore era un altro salentino, pure lui fedelissimo di Vendola, assurto ai vertici romani. E proprio Papa Pagliardini, rimasto in queste lande prima come dirigente all’Agricoltura e dopo perfino capoarea, da un po’ colleziona incarichi come fossero ciliegie. Anche da supercommissario straordinario che lascia e prende, guidando organismi finanziari del Ministero dell’Agricoltura. Nel frattempo a dirigere il dipartimento regionale delle politiche Agrarie (ex area) è arrivato in suo aiuto un altro nome che non è proprio nuovo e cioè quel professor Gianluca Nardone, già rappresentante ufficiale del distretto agroalimentare di Puglia. Ecco, dunque, un altro organismo consortile in cui sono rappresentate le forze politico/sindacali e di categoria più influenti della intera regione. Insomma, tanto per fermarci qua in una girandola di organi, organismi e organetti diretti però più o meno sempre dagli stessi direttori d’orchestra disposti a scambiarsi il podio su cui agitare la bacchetta. Senza, però, che poi la musica nel settore-agroalimentare muti, seppure di una nota. E a dimostrazione che la musica è sempre la stessa, peraltro stonatissima, basterebbe porsi una semplice, anzi semplicissima e quasi banale domanda: da quanti anni si blatera di rilancio dei marchi dop, del settore oleario, casereccio e caseario tra convegni, sagre e fiere che vengono tirate su senza alcuna difficoltà e senza risparmio di denari pubblici (non chiamateli investimenti, per favore) dei contribuenti pugliesi su tutto il territorio nazionale? Tutto, sia ben chiaro, senza disdegnare allegre e ben tornite comitive formate dai più preparati esperti e rappresentanti di settore e politici che emigrano a Berlino, Belluno o Verona per far conoscere i nostri prodotti, giusto, ma senza che sia mai aumentato di un solo etto la nostra produzione? O senza aver dimostrato che negli ultimi vent’anni i vari consorzi dai nomi e sigle più strane e astruse sono servite quasi sempre a ingoiare fondi e finanziamenti più disparati, senza cavarne un minimo per chi, davvero, campa di agricoltura. Un enorme pastrocchio infarcito di enti, agenzie, nomine e stipendi  che ruotano – qualche volta – attorno a studi professionali dai doppi e tripli interessi, coperti da chi ben conosce i delicati equilibri del potere. Per cui alla fine, non si capisce mai chi è controllore e controllato, che si tratti di agroalimentare, comunicazione, cultura, sociale o tutto ciò che richiama impegni di spesa e liquidazioni su fondi Ue, regionali o statali che siano….

 

Francesco De Martino 


Pubblicato il 25 Ottobre 2016

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio