Ah, Lucilla, che fai piangere come la cipolla
In amore esistono ‘schemi’ vecchi quanto il mondo. Uno dei più classici prevede che un uomo innamorato di una donna sia da questa respinto a beneficio d’un secondo uomo. Le cose si colorano d’una tinta più carica se lei è il tipo della femme fatale, una figura vagamente vampiresca, personaggio sfuggente, beffardo e imprevedibile, se lui è incline al lirismo e se l’altro è un incorreggibile tamarro. La conclusione è che lei si concede ciecamente al buzzurro, il quale ne gode con la stessa sciatteria con cui solo l’uomo rozzo sa consumare una spider o un camicia firmata. E il poeta respinto? Ci pare chiaro, invece di fare chiassate o di dar vita ad una qualche scena madre, ricorre all’arma dell’elegia per cantare un dolore profondo e anche per difendere una ‘categoria’(che diamine, un po’ di rispetto per il poeta, caro al Cielo per il fatto di vivere “in presa diretta col Mistero”!). In ‘Elegie per Lucilla” (edizioni Arsamandi) il solito elegante e sottile Enrico Bagnato se la piglia con una tipa dagli occhi così belli da ‘catapultare nell’empireo chi la guarda’ ma inappellabilmente rea di portare in canzone il Nostro (innamoratissimo) preferendogli un innominato ‘zagno’. Il libro abbraccia cinquanta elegie di cui le prime dodici, discorsive e affatto poetiche, hanno il sapore della pagina di diario, della mail rimasta nella memoria del pc senza mai prendere destinazione. Nelle restanti trentotto composizioni, l’amara e gustosa ironia iniziale si fa da parte e la poesia insorge prepotentemente. Che schianto dev’essere ‘sta Lucilla paragonata ad un fiore “bello sì, ma velenoso, il cui odore toglie il sonno”, un fiore dove bellezza e profumo celano “una mortifera essenza”. Con la fantasia (ah, soltanto quella!) l’amante deluso la spoglia quasi fosse una cipolla, sfilando una ad una “le tuniche carnose” fino a giungere nell’intimo del cuore, “ma anch’esso come il cuore di lei fa lacrimare”. Che farci, ci vuol pazienza, le donne sono così, più belle e raffinate sono, più facilmente propendono per il bruto, magari lamentandosene, senza però per questo negargli quei favori invece preclusi al povero poeta, tenuto sempre in caldo ed oggetto d’una stima e un’attenzione al massimo fraterne (“mai indossa una gonna la coerenza”). Il poeta innamorato è in trappola, aver conosciuto Lucilla gli ha spalancato le porte del Paradiso, il doversi arrestare su quella soglia equivale al precipitare nell’inferno. Ma la pazienza del Poeta è agli sgoccioli : “Quando diventerai una vecchia…. ti pentirai allora dell’amore negato ad un poeta che avrebbe /… consegnato ai secoli /una splendente immagine di te”. Perciò “sappi Lucilla che non v’è redenzione / per la tua malefatta. Per te / si spalanca l’Inferno!”
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Pubblicato il 18 Settembre 2011