Cultura e Spettacoli

Ahi, serva Italia

L’apocalisse, come definì tavecchio, il presidente della “FIGC”, l’eventuale, poi diventata realtà, eliminazione della nazionale di calcio italiettina, ad opera della nazionale svedese, dai prossimi campionati del mondo in russia, è stata una tragedia che ha riguardato il “sistema calcio” (si parla di un centinaio di milioni in perdita per mancate sponsorizzazioni, diritti televisivi, ecc.,ecc., ecc.) e gli idioti e i loro miti ultramilionari, sia allenatori di gomitate, fallacci tattici, sia pedatori, che ad ogni gesto di piede, che vada o non vada a buon fine, pretendono con i loro mèntori barcate di euro. Invero, non avrebbe (codesta è la vera tragedia) la “debacle” calcistica, subita dall’italietta di tatuati in mutande grazie ai catenacciari svedesi, dovuto riguardare, soprattutto, coloro che, “cotidie”, si levano all’alba, per recarsi al lavoro di 8 ore defatiganti; non i milioni di disoccupati; non i milioni di giovani che non studiano e, rassegnati, più non cercano un posto di lavoro. Purtroppo, così non è stato! Se una sconfitta pallonara getta nella costernazione, disperazione la maggioranza di vegetanti di una nazione, a tutti i ceti sociali appartenente, trasversalmente, vuol dire che il “palazzo” di essa, utilizzando i ”media” al suo servizio, è stato capace di lavare le cervici dei suoi sudditi, condòmini, non Cittadini, distogliendole dai problemi reali, incapace di dirimerli, e dal marcio, della corruzione, delle sue collusioni con le organizzazioni dell’”antistato”, che un tormentone, un “mantra”, tratto dall’”Amleto” di Shakespeare, situa in Danimarca, mentre è “ubiquo”, nell’italietta in particolare. Il giorno prima della partita: ”Italia – Svezia”, allo stadio di “San Siro”, poi, giocata, ho visto due foto, postate su ”facebook”, che, in sequenza, ritraevano lo stesso operaio piegato verso terra a posare mattoni. Postura faticosa, specie se mantenuta per  8 ore. Ecco, le didascalie, semplici, icastiche, imposte alle due foto: nella prima foto: ”Tu così domani, se l’Italia vince”; nella seconda foto: ”Tu così domani, se l’Italia perde”. Quindi, sia la vittoria, sia la sconfitta dell’italietta nella partita di calcio contro la Svezia, non avrebbe, assolutamente, cambiato la vita dell’operaio ritratto nella foto e con lui la vita dei 60 milioni di italiettini e con essi la forbice, sempre più larga, dei  pochi ricchissimi, anche con mezzi, procedure illeciti, e dei poverissimi, sempre più poverissimi e non migliorata la sopravvivenza della classe media in via, ormai, di accelerata pauperizzazione.  Il paradosso, per il quale è dubitabile se sia lecito sganasciarsi di risate o versare non illacrimate urla, sta nel fatto che, mentre i cinici ricchissimi  mostreranno, come sempre d’altronde, il loro volto di pietra, a mo’ di mascheroni di fontana, quali che siano le alee dei mondani avvenimenti, a meno che non siano messi in discussione gli euro rivenienti dai loro affari, sono stati proprio i poverissimi, gli operai sternati dalle quotidiane fatiche, i disoccupati, specie i giovani disoccupati, i “pauperizzandi” a lacrimare, perché  il bruttissimo inno di mameli, in questi giorni diventato “inno nazionale dell’italietta”, non sarà suonato e cantato negli stadi russi. E, magari, sono stati i servi “media” a persuaderli che la sconfitta dell’italietta è stata, è la loro sconfitta, infondendo in essi un non peregrino senso di colpa per non avere essi, sufficientemente, incitato le pippe azzurre in campo in una partita che avrebbe condizionato i “destini della patria”. Quando si tratta di mandare in guerra,”pugnata” sia con cannonate, sia con pallonate, gli italiettini “sine ratione”, un po’ di insano nazionalismo non può non condire l’ ”andiamo e partite”, ripetutamente, tirato fuori dal cassettone “Historiarum” per la  bisogna guerrafondaia, cruenta o paracruenta. In ogni caso, la delusione degli idioti, ripeto, la umiliazione pedatoria milanese nei riguardi degli idioti ha solo anticipato le medesime che, con gli abatini sultanati, di cui nazionale di calcio italiettina dispone nell’immediato, avrebbero, certamente, provato in russia. Inoltre, perché, quale il senso di quelle lacrime di buffon e dei suoi sodali al termine della partita: italietta – Svezia? IO MI sono vergognato per loro. Piangere, tal bambini, davanti a milioni di spettatori! Il vero Atleta, il vero Sportivo sa che a  Lui Arrideranno Giorni di Gloria, di immensa Felicità per la leale conquista della Vittoria (non sempre il poco contestato portiere della juventus s’è mostrato un leale sportivo: in una partita di serie ”A” tirò fuori dalla sua porta un pallone che  aveva, ampiamente, superato la fatidica linea bianca.  Egli non si scusò, mai, del “vulnus” che aveva arrecato alla regolarità della partita e, quindi, del campionato, immortalato dalle riprese televisive), ma che  non gli mancheranno ore di sportiva tristezza, da, virilmente, Sopportare, per  essere stato sconfitto da avversari, forse, più talentuosi o a causa della “Fortuna” che, non di rado, fa la differenza nelle umane competizioni. La verità bisogna dirLa tutta: ai mercenari della pelota, quali sono i buffon “et similia”, quando perdono una partita di calcio o mancano una qualificazione a una competizione importante o non vincono un trofeo, non molce loro il cuore per non aver con Dedizione, Diligenza Onorato la Maglia che Indossano o la Bandiera della Terra Natia, sebbene per una infinita serie di “profit”, di guadagni, che non entreranno nella loro saccoccia, come da contratto entrerebbero, se si dovessero raggiungere gli obiettivi prefissati dal/ nel medesimo. Altrimenti, non si spiegherebbero i gravi infortuni, in cui essi incorrono, per gesti o giocate al limite dell’irresponsabilità criminale. Per la “pecunia”, non per la Maglia, non per la “Patria” sarebbero disposti pure a morire, per Parafrasare il brutto “inno di mameli”. E, in comunione con i suoi “pelotari”, il “sistema calcio” italiettino è “in gramaglie” ché, per aver esso smarrito il  biglietto per mosca, molti milioni di euro si sono volatilizzati dai suoi bilanci. Da un po’ di giorni il verbo più in voga sulla bocca di tutti gli italiettini, ”tifanti” la ”pelota”, è “rifondare”. Invece, gli italiettini dovrebbero, onestamente, essere consapevoli, ma non lo sono, che sarebbe meglio che sprofondassero nel mare mediterraneo con tutta la penisola, su/in cui abitano. Inquinate le menti, le coscienze e, a macchia di leopardo, da nord a sud, inquinato, con annesso il grave dissesto idrogeologico, il “Paradiso” che ebbero in sorte. Corruzione, criminalità di cani sciolti e organizzata in mafie, microcriminalità, politica esercitata da grassatori, incapaci, ignoranti, senza avere, giammai, Elaborato l’Idea del ”Bene Comune”, collusa con i malfattori della peggiore specie. Se il “sistema calcio” germoglia in un contesto siffatto, cosa ci sarebbe da rifondare di esso, se non augurare ad esso lo sfaldamento del contesto in cui si copre di vergogna? Comunque, se Sognando, volessimo Auspicare di esso una Utopica Rigenerazione, dovremmo intimare a coloro che in esso agiscono di considerare il “calcio” uno “sport” (praticando il quale ”importante non è vincere, ma partecipare”, praticando il quale ”la cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene”), non un mestiere, non una professione, non un modo, come un altro, di fare “business”. I condòmini italiettini sbagliano bersaglio nell’indirizzare con rancore il loro vieto moralismo, come al solito, dai “media” disinformati, diseducati: se la prendono con lo spirito santo, perfino, se un politico, un burocrate di prestigio, un boiardo di stato riesce a lucrare, meritatamente o immeritatamente, duecento o trecentomila euro, annualmente; mentre, stupidamente, si mettono in coda ai botteghini degli stadi, per acquistare salati abbonamenti  o biglietti, perché i dirigenti delle squadre del loro cuore, diciamo, possano pagare  lautissimi ingaggi, stipendi milionari  a una cricca di corpi, ai quali la testa è stata, è surrogata dai piedi. Pertanto, prioritario, per un tentativo minimo di “rifondazione” del “sistema calcio” italiettino, dovrebbe essere lo stabilire un tetto equo agli stipendi dei tecnici e dei calciatori che, come ho altra volta lamentato, requisiscono la gran parte della massa di denaro che arriva in/ad esso, per destinarlo alla costruzione di strutture sportive in cui  gli adolescenti, i giovani possano formarsi nella pratica delle discipline sportive di loro elezione. Inoltre, tutte le vecchie troie del calcio italiettino: dirigenti federali, dirigenti delle società calcistiche, tecnici, calciatori italiettini, comunitari, extracomunitari, oltre i trenta anni, compreso il diciottenne donnarumma dei sei o sette milioni l’anno, dovrebbero essere costretti a muovere le loro braccia in lavori agricoli, finalmente, per aver trasformato i campionati di calcio italiettini, dalla serie “A” a quelli dilettantistici, in una “torre di babele”, tanto che se un pedatore non si chiama ”dichité, “kutè”, bulumà” o “skic”, “sakic”o zanzarenu”o suarez, joao roberto non trova neanche posto tra i raccattapalle. O napoletani, ad esempio, vi sembra giusto che nella vostra squadra, per la quale dareste, anche, il vostro lato “b”, giochi un solo “scugnizzo”? Ma  custodite nel Vesuvio quella specie di omino da avanspettacolo, nomato de laurentis e quella clonazione dell’orso bruno, nomato sarri. E, se proprio vorrete, una buona volta, Rivolgervi al Bene, chiudete lo stadio e Frequentate le Librerie che in napoli non mancano, nonostante tutto il degrado inimmaginabile in cui avete tuffato la Città che Ospitò il Grande Giacomo, da Vivo, che NE Ospita le Venerande Spoglie, Poste, si dice, accanto a Quelle di Virgilio.

La dirigente del liceo classico”Virgilio” in roma si è, poco virilmente, lamentata che  nel suo liceo spadroneggia una minoranza di figli di papà con atteggiamenti e minacce di spessore mafioso. Domande: Quali timori hanno frenato, frenano codesta femminuccia nel convocare il consiglio di disciplina, perché i componenti del branco mafioso siano cacciati dalla sua scuola e, se possibile, da tutte le scuolette dell’italietta? E i senza maroni dei docentucoli, tra cui la femminuccia è la ”prima inter pares”, si sono fatti, anche loro, intimorire da una ciurma di mocciosetti? Poiché il liceo”Virgilio” in roma non è la sola scuoletta italiettina in cui, tra un cavolo e l’altro, non si fa più Scuola e a fine anno scolastico i lazzaroni pur vengono premiati con false grasse votazioni e promozioni; poiché, ora sono anni, che il primo quadrimestre in tutte le scuolette italiettine, tra ammutinamenti e rituali occupazioni di edifici scolastici, viene, irrimediabilmente, prosciugato di Lezioni, è d’uopo chiedere alle procure della repubblichetta italiettina: ”Come mai non si prendono provvedimenti nei riguardi dei dirigenti scolastici ove i misfatti, sopra ricordati, evidenziati,, vengono, sistematicamente, compiuti, senza che i sopra menzionati capi d’istituto si muovano, si decidano a sanzionarli? Non sono costoro responsabili del reato di “omissione di atti d’ufficio”? E le procure che , a loro volta,, non sanzionano gli attori e autori dei reati “omissivi”, non sono esse attrici, autrici del medesimo reato? E i genitori, che giustificano i loro mocciosetti, derubricando a “ragazzate” i gravissimi reati dei loro figli non meritano di perdere la ‘patria potestà’?”. Quindi, una delittuosa filiera di “personaggetti” che, dai loro posti di indifferente o incapace “non comando”, stanno allevando le disumane generazioni dell’altrettanto indifferente, incapace “non comando” di domani, prone ad ogni forma di familismo egoistico, di grassazione, di corruzione, senza Concezione alcuna del “Bene Comune”, dei Diritti e Doveri del Cittadino o della Cittadinanza Attiva e Vigilante e, costruttivamente, Proponente. Cosa dire, infine, dell’atteggiamento serafico, francescano dell’ex on., dell’ex ministro, dell’ex sindaco di roma, nomato rutelli, il quale ha dichiarato di avere una figlia, ex scolara del “Virgilio” in roma, stanca di frequentare un liceo, ove era tollerata la “stanza della canna”. I “figli di papà” (professionisti di riguardo, politici, non di seconda scelta, magistrati, militari, poliziotti d’alto bordo), infatti, stazionavano in essa, durante le ore curricolari, per/a “farsi le canne”. O rutelli, nemmeno una interrogazione parlamentare o, terra, terra, da buon padre di famiglia, nemmeno un grido dirompente l’aere? Il mio caro amico, Franco Sorrentino, Avrebbe Querimoniato:”Ma s pout fa sta vit? Si può, si può, si può, ma iej nu schif!”

Pietro Aretino. Già detto Avena Gaetano


Pubblicato il 23 Novembre 2017

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