Cultura e Spettacoli

Al grande viaggiatore spiacque l’ “angelica metropoli”

Tra il 1907 e il 1911, lo scrittore inglese Norman Douglas visitò il Mezzogiorno d’Italia. Al suo ritorno in Inghilterra raccolse sotto il titolo di ‘Old Calabria’ gli appunti presi durante il viaggio. Il suo percorso, destinato a chiudersi a Crotone, partì dal foggiano. Particolarmente gustose sono le pagine che Douglas dedica alla sua escursione a Monte S. Angelo. Giunto a Manfredonia, Douglas fece convocare per mezzo dell’albergatore un vetturino. L’uomo chiedeva 65 franchi, giustificando la richiesta con l’essere quello “il prezzo pagato da un inglese l’anno precedente per una visita di un giorno”. Al che l’altro gli ricordò che c’era un servizio di diligenza che faceva andata e ritorno per un franco e mezzo, per cui…  Elegantemente l’inglese volle offrire un sigaro per ricompensare l’altro del disturbo. “Con rapidità stupefacente le sue pretese scesero a otto franchi”. Raggiunto l’accordo, Douglas, già  mortificato da una “detestabile parvenza di prima colazione”, si mise in carrozza tra “raffiche di vento e di nevischio”. Arrivò a Monte S. Angelo dopo tre ore. Nella grotta, dove “un caldo umido da serra” rendeva l’aria ancora più greve, il nostro viaggiatore  fu  colpito dall’aspetto “pittorescamente pagano” dei fedeli. Ma i pellegrini “sudici e cenciosi”, “sporchi e sudati”, questi “straccioni devoti e maleodoranti” che dondolavano “estatici, biascicando e salmodiando” presto gli procurarono il disgusto “dell’angelica metropoli”. Douglas si lasciò alle spalle quella “torma strisciante” per arrampicarsi verso il paese. Girando per le strade intravide “la figura famigliare” del vetturino seduto con aria sconsolata sotto un portico. L’uomo aveva cercato il suo cliente per tutta la città “nella tema” gli fosse capitato qualche guaio. Intenerito, l’inglese gli depose un franco “nel palmo riluttante della sua mano” perché andasse a comprarsi qualcosa da mangiare. Dopo che si fu di nuovo separato dal vetturino, il viaggiatore si lasciò tentare da una taverna. Ne uscì barcollante per colpa di un vino “di montagna di nobile pedigree”. All’aperto, “aggrappato allo stipite della porta” stava il vetturino che aveva indovinato dove fosse andato a cacciarsi il viaggiatore “per un oscuro intuito massonico di solidarietà”. “Il suo volto si aprì a un sorriso vacuo”. Era evidente  che il tipo “invece di rafforzare la propria costituzione con sano cibo aveva sperimentato il metodo alcolico per difendersi dall’inclemenza del tempo”. Quanto aveva bevuto, eh? lo rimproverò Douglas. “Solo un bicchiere di vino, ma il cavallo non è assolutamente ubriaco”. A quella brava bestia l’inglese dedica le ultime parole per dire che nella difficile discesa verso Manfredonia, andando via da “ quella città di montagna riprovevole”, il quadrupede si mostrò “pari all’eccezionalità dell’impresa”. E dopo tanto maltempo “un accogliente scoppio di sole salutò il nostro arrivo in pianura”.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 29 Giugno 2013

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