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Al “Libertà” anche i parroci si ammutinano, a rischio la Messa della vigilia di Natale

Non c’è solo il comitato civico “Giustizia al Libertà” a denunciare la situazione di profondo degrado in cui versa l’omonimo e storico quartiere barese a ridosso della parte nord del centrale quartiere Murat. Infatti, ora anche i parroci delle comunità ecclesiali facenti capo alle Chiese del Redentore, San Carlo Borromeo, Santa Cecilia, Santa Maria del monte Carmelo e del Preziosissimo sangue in San Rocco, presenti in questo storico quartiere barese, da sempre protagonista della vita religiosa e tradizionale del capoluogo, cominciano ad essere preoccupati del degrado urbano e dei conseguenti rischi per la sicurezza pubblica che stanno interessando quel pezzo di comunità cittadina, a pochi passi dal centro. Quindi, una comunità, qual è per l’appunto quella del “Libertà”, che per storia e tradizioni da sempre rappresenta non solo demograficamente, ma anche sociologicamente, una fetta significativa e pulsante della città di Bari, che negli ultimi tempi, però, sta attraversando uno dei momenti più bui della propria storia. Circostanza, questa, che addirittura mette a rischio la tradizionale celebrazione natalizia della Santa Messa notturna che si celebra a cavallo tra il 24 ed il 25 dicembre di ogni anno in tutte le parrocchie. L’allarme è stato lanciato, attraverso un intervento sul dorso locale di un noto quotidiano nazionale, da don Giovanni Lorusso, vicario parrocchiale della storica chiesa di Santa Cecilia, in via Dante Alighieri, che è stata la prima parrocchia eretta nel quartiere Libertà. Parrocchia, quest’ultima, che tra l’altro è stata sempre un centro vivace di promozione delle più antiche ed autentiche tradizioni natalizie baresi. Infatti, don Lorusso, collaboratore del parroco don Vincenzo Auciello, ha preannunciato che la comunità parrocchiale nella quale presta servizio ha deciso di non celebrare quest’anno la tradizionale veglia notturna natalizia, poiché nel quartiere dopo una certa ora scatta una sorta di coprifuoco, a causa della persistente presenza di episodi criminosi nella zona. Come a dire che non ci sono le necessarie ed indispensabili condizioni di sicurezza per la partecipazione dei fedeli che, intimoriti dalle denunciate circostanze, quasi sicuramente diserterebbero il sacro rito. E ciò è a dir poco paradossale per un quartiere, come il Libertà, fulcro ed origine delle tradizioni del “moderno” Natale barese.  Ma il Libertà non è solo un luogo importante per Bari dal versante “folcloristico”, perché – come è noto – è la zona nella quale da circa un cinquantennio hanno sede i principali Uffici giudiziari baresi. In primis, l’importante Palazzo di Giustizia di piazza Enrico De Nicola ed, a seguire, gli Uffici della Procura ed il Tribunale penale nel plesso di via Nazariantz  e, da ultimo, la sede del Tribunale dei minorenni di via Tommaso Fiore. Intorno a codesti Uffici giudiziari, nel coso degli anni, si è sviluppato una sorta di indotto costituito da attività di carattere legale e forense che, essendo a servizio delle attività giudiziarie, continua ha garantire una certa vivacità sociale, oltre che culturale ed economica del quartiere. Però, nonostante l’importanza dei presidi giudiziari ivi presenti e la connessa attività di prevenzione e sicurezza ad essi legata, il quartiere è da tempo finito in un degrado socio-urbanistico, oltre che in preda a frequenti fenomeni di micro e macro criminalità che stanno interessando financo le comunità religiose del quartiere, come dimostrano sia l’appello di don Lorusso che il recente episodio criminoso a danno delle strutture pastorali della Parrocchia di San Carlo Borromeo, che non a caso la sera prima aveva ospitato nei suoi locali un incontro pubblico tra il sindaco, Antonio Decaro (Pd), e la locale cittadinanza interessata alle sorti future del proprio quartiere. Sorti che il sindaco Decaro pensa di risollevare con un “master-plan”  di opere e nuovi insediamenti pubblici, come ad esempio una caserma dei Carabinieri nella ex manifattura tabacchi ed un distaccamento del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) già in via di allestimento nello stesso complesso immobiliare. Però, paradossalmente, le attività giudiziarie che rappresentano il vero “cuore” della vita del quartiere, secondo le recenti decisioni dell’amministrazione Decaro condivise con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando (Pd), dovrebbero nei prossimi anni essere trasferite al quartiere Carrassi, nell’area delle ex casermette. Scelta, questa, – come è noto – molto contestata non solo da tanti cittadini, associazioni e comitati civici del quartiere Libertà che  attualmente ospita le sedi giudiziarie, ma financo dagli stessi residenti del quartiere Carrassi, che in futuro dovrebbe ospitarle qualora andassero in porto gli intercorsi accordi tra Comune di Bari e ministero della Giustizia. Infatti, molti residenti di Carrassi sostengono che un polo giudiziario sull’area delle ex casermette sarebbe un peso insostenibile per il quartiere, che già ora è oberato di traffico ed altri uffici e strutture pubbliche (Agenzia delle Entrate, Commissioni tributarie, Registri della conservatoria immobiliare, Ospedale pediatrico Giovanni XXIII, Uffici ecclesiastici della Curia metropolitana) e private, ma comunque di interesse pubblico, qual è ad esempio la clinica “Mater Dei”. Allora, si chiedono in tanti nel capoluogo, “se è vero, come è vero, che il ‘Libertà’ è un quartiere in stato precario ed a forte rischio di decadenza, come mai il Comune, con il sindaco in testa, è orientato a svuotarlo della più importante attività pubblica e professionale ivi presente e conseguentemente dell’indotto ad essa strettamente collegato?” Di certo, in tale vicenda, qualcosa non quadra o non è ancora nota ai cittadini, che dal sindaco Decaro e dalla sua Amministrazione si aspettano verosimilmente risposte chiare e, possibilmente, convincenti ed esaustive. Diversamente le perplessità ed i dubbi sarebbero copiosi e di “varia” natura. E prenderebbero il sopravvento.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 29 Novembre 2017

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