Cultura e Spettacoli

Al Sacrario soldati e operai

Il Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari, uno tra i più grandi d’Italia, custodisce le spoglie di circa 75.000 militari italiani caduti in terra straniera negli anni che vanno dal 1940 al 1945. Tali spoglie furono riportate in patria a seguito della dismissione dei cimiteri di guerra, costruiti a suo tempo nei territori stranieri. Uno di questi cimiteri però non è mai stato dismesso. Al contrario, da provvisorio che era, esso evolse tra il 1954 e il 1958 in Sacrario. Stiamo parlando del Sacrario Militare Italiano di El Alamein,  località del deserto egiziano non distante dalla foce del Nilo,  dove nel 1942 le forze dell’Asse si opposero a quelle britanniche nel corso di due distinte e sanguinosissime battaglie, l’ultima delle quali segnò la nostra definitiva sconfitta in Africa. E’ noto che ad El Alamein riposano 4634 nostri soldati (2187 dei quali ignoti). Il progetto di quest’opera – che reca la firma di Paolo Caccia Dominioni, già comandante del 31° battaglione Guastatori del Genio, impiegato proprio sul fronte di El Alamein nel 1942 – contempla un vasto porticato d’ingresso. E’ affatto noto che un sacello (cappelletta) che trova posto sotto il detto porticato accoglie anche le spoglie di cento fra tecnici e operai italiani morti durante la costruzione delle dighe di Assuan, Edfina ed Esna (fonte : Ministero Difesa – Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra). E’ sepolto a El Alamein anche qualche operaio pugliese? E’ molto probabile. Alla costruzione della diga di Assuan prese parte anche Salvatore Matarrese, capostipite di quella dinastia di signori del mattone, allora giovane caposquadra. Chiunque abbia pratica di edilizia sa bene che la conoscenza personale degli operai è determinante per chi deve coordinarne il lavoro. Per cui, tenendo presente lo storico attaccamento della famiglia andriese al proprio territorio, non si può escludere che Matarrese senior si sia presentato in Egitto con una squadra di conterranei di propria fiducia. Perché i resti di quei poveri manovali vennero traslati ad El Alamein e non in Italia? La verità può essere arida : Con quel gesto estremamente enfatico un’Italia riemergente voleva significare al mondo d’essere in grado di ‘gettare’ sul tavolo delle grandi trattative commerciali un centinaio di caduti del Lavoro, Certe cose fanno immagine, danno più credito di “qualche migliaio di morti da buttare sul tavolo della pace”, parole con cui Mussolini giustificò nella cerchia dei fedelissimi l’urgenza di entrare in guerra… Per i Potenti (di guerra o di pace) non fa differenza tra fra carne da cannone e carne da pala, da zappa, da piccone. – Nell’immagine, uno scorcio del padiglione est del Sacrario di El Alamein.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Settembre 2019

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