Aldo Moro: tragedia all’italiana
Daniele Timpano aveva meno di quattro anni quando Aldo Moro cadeva sotto i colpi delle Brigate Rosse. Di quella tragedia divenne consapevole solo nel 1986, quando l’indimenticato Gian Maria Volontè prestò il suo volto allo statista scomparso in un film diretto da Giuseppe Ferrara. Oggi il trentanovenne teatrante romano s’interroga su dove fosse quel 9 maggio 1978, cosa facesse, cosa pensasse. Una cosa importante e al contempo senza significato, dice, allo stesso modo che la morte del leader dc (“Oh mio Dio! hanno ammazzato Moro! Brutti bastardi. E vabbè, pazienza, niente di importante”). ‘Aldo Morto_tragedia’, andato in scena al Kismet sabato scorso è espressione dello sgomento dell’uomo contemporaneo dinanzi alla vastità e alla forza inesorabile della Storia. Timpano scorge nel dramma di Moro lo stesso irresistibile spunto di riflessione che avrebbe potuto trovare nella fine di un Luigi Tenco o di un Gigi Meroni (il grande calciatore del Torino degli anni sessanta), per citare altri personaggi di massima notorietà le cui tragiche scomparse turbarono i giorni della prima Repubblica. Per raccontare questo sgomento da grande Storia innescato dall’affaire Moro, Timpano sceglie di raccontare il colore (plumbeo) di quegli anni con gli occhi disincantati e al contempo stupiti di un giovane classe ’74. Solo in scena col suo corpo e pochissimi oggetti, egli affonda “fino al collo” nella storia di via Fani e dintorni. Per tutto il tempo della performance racconta, si affanna, si tormenta, si smarrisce, ritrova il bandolo e rilancia interrogativi. Il suo non è teatro di narrazione, non è cronaca né J’Accuse. E’ spettacolo sui generis. L’interprete veste i panni dell’uomo della strada, un po’ bislacco e dinoccolato, verboso ma senza scilinguagnolo. L’uomo della fermata del bus, del viaggio in treno, della sala d’attesa attacca bottone alla platea e, alla buona, le tiene una non lezione. Non vuole catturare, eppure proprio per questo cattura e induce alla riflessione : D’accordo, i brigatisti la fecero grossa, ma dal loro punto di vista non potevano fare diversamente. Volendo colpire un sistema di cose, mirarono alla sua parte più esposta. Moro era la classica punta del’iceberg, espressione vistosa dell’Italia, sporchissima, degli Andreotti, degli Zaccagnini, dei Fanfani, rappresentanti del potere non meno lerci e rovinosi dei grandi pupari oggi all’opera ; forse che un Berlusconi non meriterebbe almeno una torta in faccia?… Ampio il consenso del pubblico, ben meritati gli applausi. ‘Aldo Morto_una tragedia’ appassiona. Forse appassionerebbe di più con qualche alleggerimento ; 95’ minuti sono veramente tanti.
Italo Interesse
Pubblicato il 11 Aprile 2013