Cultura e Spettacoli

Alla Defensola i minatori del neolitico

Oggi impiegata per pavimentare strade, la selce è una roccia sedimentaria molto dura e resistente, composta quasi esclusivamente da silice, usata nella preistoria per fabbricare strumenti taglienti (raschiatoi, coltelli) e armi come lame per asce, punte di freccia e di lancia. Ciò ne ha fatto il materiale preferito dai primi uomini per costruire armi e utensili. La selce, poi, ha il potere, quando colpita in un certo modo di sprigionare scintille. I nostri progenitori sfruttavano questa peculiarità per accendere il fuoco. Tanto basta a comprendere l’importanza che questa roccia ebbe nelle economie primitive. Non esiste sito ricco di selce che non mostri tracce di insediamenti preistorici. Per esempio, l’entroterra viestano presenta in superficie numerose ed ampie aree ricche di avanzi di lavorazione della selce. Ciò significa che lì, per millenni, alcune comunità hanno ricavato punte di freccia, coltelli, lame e punteruoli utilizzando un materiale abbondante e a portata di mano. Alcuni studiosi parlano in proposito di uno dei più antichi distretti estrattivi della Storia, una rete di miniere attiva dal primo Neolitico alla fine dell’età del Rame. Ben quindici le miniere neolitiche del Viestano : Defensola, Arciprete, S. Marco, Caprarezza, Tagliacantoni, Valle Guariglia, Mastro Tonno, Martinetti, Cruci, Coppa di Rischio, Scarcafarina, Carmine, Guariglia, Finizia, Bosco della Risega. Un così alto numero autorizza a ipotizzare un ben panificato sfruttamento della risorsa-selce. Lo studio, poi, dell’unica miniera visitata con criterio scientifico (la Defensola) sembra indicare un modulo estrattivo standard. Scoperta nel 1981 e oggetto di ricerche sistematiche a partire dal 1986, la Defensola ha un’estensione pari a mezzo ettaro. Si tratta di uno scavo ‘a camere e pilastri’ che affonda orizzontalmente lungo due piani sovrapposti.  Divisi in squadre, i ‘minatori’ si facevano strada nel banco siliceo con l’uso di rudimentali picconi. A intervalli regolari risparmiavano porzioni di roccia perché la volta si mantenesse. A causa dello spazio risicato (c’erano solo cinquanta centimetri tra la volta e il fondo del cunicolo), l’attività estrattiva doveva essere faticosissima, anche considerando che l’uomo primitivo non superava il metro e mezzo d’altezza. Molta curiosità destano alcuni cunicoli delimitati da muretti a secco. Una misura cautelativa contro i rischi statici? E’ possibile. Lungo qualche corridoio sono stati rinvenuti picconi, mazzuole, lucerne in pietra e vasi anche interi e con avanzi di cibo. Forse la miniera fu precipitosamente abbandonata in seguito ad un evento sismico, responsabile in seguito di aver definitivamente ostruito gli ingressi.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 4 Aprile 2015

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