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Alla fame gli operatori dello spettacolo, non pagati da due anni

L’allarme è di quelli che metterebbe a soqquadro qualunque azienda che opera nel mondo dorato dello spettacolo, allertando chi rischia di chiudere per sempre -o quasi- bottega con baracca e burattini. E invece nella Regione Puglia dei capiarea strapagati e dei lavoratori precari assunti a migliaia senza sapere bene cosa fanno continuano a fingere di non vedere e sentire, approfittando del ruolo dominante nei confronti di chi, per questo, è costretto a lamentarsi sottovoce. Per paura, ca va sans dire, di perdere chi dà ordini, riempie cartelloni, distribuisce soldi e commesse e perciò ha sempre ragione. Al sodo: in questi ultimi anni la Regione Puglia ha operato per ribaltare quella visione della cultura come Cenerentola, sorella povera e bistrattata di tutti gli altri settori considerati da sempre con maggiore rispetto, diventando per questo Governo Regionale una realtà su cui si giocava e misurava la differenza di questa Amministrazione con tutte le altre. E questo messaggio è passato al resto dell´Italia, i cui operatori culturali e dello spettacolo guardano con ammirazione e attenzione al “miracolo pugliese”: ci invitano, ci studiano, ci copiano, ci invidiano. Ma ora gli operatori della Sezione spettacolo dal vivo dell’Agis di Puglia e Basilicata hanno deciso di dire basta. E di uscire allo scoperto. Cominciando a dirsi -…e a dire- che si è trattato di una dolce illusione, perché le buone leggi, i migliori regolamenti, gli innovativi progetti e gli interventi illuminati crollano alla prova di una gestione amministrativa condizionata pesantemente dal “patto di stabilità”, nonostante il lavoro svolto con scrupolosità e costanza dall´Assessore Silvia Godelli. Gli operatori pugliesi dello spettacolo, tutti – grandi e piccoli, paludati e non – sono ancora oggi in attesa della liquidazione dei contributi concessi per gli anni 2010 e 2011 (qualcuno anche per il 2009), ed ancor peggio delle relative anticipazioni. Un ritardo non più sopportabile da parte delle tantissime microaziende dello spettacolo in Puglia, sempre più strette da crediti erogati con sempre maggiore difficoltà. Vittime anche loro, anzi soprattutto loro, della crisi economica, in quanto è noto che i governi nazionali e le amministrazioni locali stringono la cinghia eliminando, tagliando, offendendo di fatto il diritto dei cittadini alla cultura. E così, disperati e con le tasche sfondate, come cantava un grande poeta-cantautore negli Anni Sessanta –era un certo Piero Ciampi e non Nicola Vendola, of course…- gli operatori hanno deciso di uscire allo scoperto, ormai strozzati dagli anticipi richiesti alle banche e dai nuovi debiti contratti per anticipare e affrontare i costi delle attività degli anni 2011 e 2012. Chiedendo direttamente al Presidente Vendola di operare nei confronti del Governo centrale perorando un allentamento dei vincoli determinati dal Patto di Stabilità, così da consentire la liquidazione dei contributi dovuti, unica condizione per evitare il tracollo del tanto osannato sistema culturale pugliese. Chiedendo che alcuna strada rimanga intentata anche sul piano regionale e che si operi insieme per individuare e definire adeguate strategie e tempi di uscita da questa crisi. “E´ in gioco il lavoro di centinaia di addetti e la vita delle loro famiglie”, il messaggio chiaro e forte lanciato ad assessore a dirigenti che come unica via d’uscita hanno la chiusura rapida di procedimenti burocratici e amministrativi in piedi da anni. Solo così si potrebbe, forse, continuare a credere alla terra del miracolo, dove la cultura è considerata alla pari con gli altri settori che compongono il variegato mosaico delle attività produttive, senza essere costretti ad agire, magari anche in sede legale, affinché sia riconosciuto il diritto alla vita ed alla cultura dei cittadini pugliesi tutti.

Francesco De Martino


Pubblicato il 31 Maggio 2012

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